Cultura

Sette milioni di italiani hanno un tatuaggio

L'Istituto Superiore di Sanità scatta la prima fotografia del "popolo dei tatuati". Hanno un tatuaggio 13 italiani su 100, fra cui anche molti minori. 13 su 100 lo hanno fatto in centri senza autorizzazione, 17 su 100 lo vogliono togliere. «Una fotografia necessaria per la formulazione di una normativa specifica sulla sicurezza dei tatuaggi», dice Walter Ricciardi, Presidente dell'Iss

di Redazione

Tredici italiani su cento hanno un tatuaggio, quasi sette milioni di persone. Piace più alle donne che agli uomini, ma non mancano i minorenni: tra i minori intervistati, se n’è fatto fare uno ben l’8%. Il primo tatuaggio si fa a 25 anni, ma ormai il popolo dei tatuati ha in larga parte tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Gli uomini preferiscono decorare braccia, spalla e gambe; le donne soprattutto schiena, piedi e caviglie. Solo il 30,7% dei tatuati ha una laurea, mentre il 63,1% lavora. Il 76,1% si è rivolto a un centro specializzato di tatuaggi e il 9,1% ad un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati. Il 17,2% di chi ha un tatuaggio ha dichiarato di volerlo rimuovere e di questi il 4,3% l’ha già fatto.

La fotografia dei tatuati italiani viene dall’ISS, effettuata in collaborazione con l’IPR marketing su un campione di quasi 8.000 persone dai dodici anni in su. «Si tratta di un fenomeno in crescita che va osservato con attenzione per le sue ricadute sanitarie – afferma Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – è importante studiare il fenomeno nel suo complesso cercando di comprendere anche chi è la popolazione che si rivolge ai tatuatori per contribuire più efficacemente alla formulazione di una normativa specifica sulla sicurezza dei tatuaggi».

«Capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza, tracciare una sorta di demografia del tatuaggio significa comprendere meglio le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza – afferma Alberto Renzoni, esperto dell’Istituto Superiore di Sanità che ha coordinato l’indagine – Il 22% di chi si è rivolto a un centro non ha firmato il consenso informato. E’ invece necessario non solo firmarlo ma che nel farlo ci sia un reale consenso e una reale informazione, considerato inoltre che una fetta consistente delle persone tatuate è rappresentato da minori che potrebbero farlo solo con il consenso dei genitori».

Secondo i dati dell’indagine, il 3,3% dei tatuati dichiara di aver avuto complicanze o reazioni: dolore, granulomi, ispessimento della pelle, reazioni allergiche, infezioni e pus. In tutti questi casi, solo il 12,1% si è rivolto a un dermatologo o al medico di famiglia (il 9,2%) e il 27,4% si è rivolto al proprio tatuatore, ma più della metà (il 51,3%) non ha consultato nessuno. In generale, comunque, solo il 58,2% degli intervistati è informato sui rischi.

Photo by Getty Images


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