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Sestini: «Chiedo a tutti buona volontà»

In 60 giorni di legislatura bisogna scrivere i decreti, sottoporli ad una Commissione nominata da cinque ministeri e chiedere l’ok di Parlamento e Regioni

di Antonietta Nembri

Bisogna fare in fretta, questo l?imperativo. Come è noto la legislatura finirà, se tutto va bene, nel febbraio 2006 e di mezzo c?è una legge Finanziaria delicatissima. Stiamo parlando dei decreti delegati previsti dalla legge delega sull?impresa sociale (n. 181/05) senza i quali la stessa delega verrebbe vanificata. Consapevoli del rischio, e dell?importanza epocale dei contenuti della delega (il fatto cioè che in Italia sia finalmente riconosciuta un?impresa senza fine di lucro), i protagonisti dell?economia non profit si stanno sottoponendo ad un vero tour de force di incontri e confronti per interloquire in maniera ?forte e chiara? con la politica. Così, Vilma Mazzocco, presidente di Federsolidarietà, Costanza Fanelli, responsabile delle coop sociali di Legacoop, Antonio Mandelli, presidente della Federazione Impresa sociale di Cdo, e altri come Felice Scalvini o Johnny Dotti, dopo un primo incontro al Meeting di Rimini promosso da Sviluppo Italia, si ritroveranno ad Arco il prossimo 15 settembre per un Woorkshop promosso da Issan, Università di Trento e Club Vita. L?obiettivo è invitare il ministero del Welfare (coadiuvato da 3 esperti indicati dal Forum del Terzo settore) a scrivere prestissimo (entro fine mese) una prima bozza di decreti. Una bozza, sottolinea preoccupata a Vita il sottosegretario al Welfare, Grazia Sestini, «che poi dovrà passare l?esame di una Commissione i cui esperti sono nominati dai cinque ministeri firmatari della legge delega (Attività produttive, Giustizia, Politiche comunitarie, Interno e, ovviamente, il Welfare). Fatto questo, e inviati i decreti in Parlamento, occorreranno gli ok di due Commissioni parlamentari, della Conferenza Stato – Regioni, e il via libera definitivo del Consiglio dei ministri. Insomma, siamo davvero a rischio e occorre la buona volontà da parte di tutti». La buona volontà per convenire su che punti? Chiediamo al sottosegretario. «Accettare », risponde, «la sfida culturale che la legge delega contiene: quella dell?impresa e della competizione. Categorie che mettono in crisi un certo modo di concepire l?economia e la socialità. In secondo luogo, accettare una visione larga dei settori, perché come ha giustamente detto Vilma Mazzocco, questa legge definisce ?sociale? un?impresa non più per ciò che fa (così è nella cooperazione), ma per come lo fa e perché lo fa. Infine, occorre trovare un sistema serio per l?accreditamento e per i controlli, un sistema che tuteli insieme chi fa l?impresa e il cittadino che usufruirà dei suoi servizi».


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