Welfare

Sesso in carcere, vacilla un tab

Un argomento vietato viene alla ribalta grazie a un libro coraggioso. E il dibattito si riapre. Perchè non permettere la sessualità anche dietro le sbarre?

di Redazione

Il problema c?è. Ma non si vede. Il sesso, quello fra un uomo e una donna consenzienti, in carcere non riesce proprio ad entrare. Il perché non è dato sapersi, chiarissime invece sono le conseguenze di questo divieto. Il ventaglio è ampio, e il salto dal piccante al tragico è davvero breve. Ad Opera, carcere della periferia sud di Milano, per citare uno dei pochi casi apparso sui giornali poche settimane fa, un?avvocata è stata sorpresa e denunciata per aver scambiato effusioni con il suo assistito durante un colloquio. Vallanzasca, bandito e pluriergastolano, da Voghera ha recentemente spiegato a Vita che lui dal 1987 non fa l?amore, aggiungendo: «Vi pare normale che da 17 anni mi tocca fare tutto da solo come un ragazzino?». Gocce di visibilità in un mare di silenzi. Troppo spesso, infatti, su questo tipo di ?questioni? cala un pesantissimo sipario. «Nella mia memoria conservo tante confidenze di giovani detenuti costretti a rapporti omosessuali dai loro compagni di cella più anziani, senza che nessuno muovesse un dito. E senza che la vittima trovasse il coraggio di denunciare i soprusi», rivela Livio Ferrari, presidente della conferenza nazionale Volontariato e giustizia. Il problema c?è, ma non si vede, dunque. Questo fino a ieri. Perché oggi un libro originale e coraggioso ha spazzato via tutti gli alibi. Nessuno potrà più girarsi dall?altra parte. Il testo si intitola L?amore a tempo di galera e lo pubblica l?associazione il Granello di senape in collaborazione con la rivista Ristretti orizzonti. Si tratta di un collage di testimonianze sull?affettività negata dietro le sbarre e prende di petto anche l?argomento più indigesto e nascosto al grande pubblico: la sessualità dei detenuti. Una voce per tutte: Paola, dal carcere della Giudecca di Venezia si chiede: «Se io volessi vedere un mio amico solo perché scopa bene, perché non posso vederlo, perché non posso vedermi riconosciuto il diritto di avere una relazione basata sul sesso?». Del resto, nessuna pena prevede l?astinenza. Edoardo Albinati, scrittore, insegnante nel carcere romano di Rebibbia e autore della prefazione, saluta il libro come un vero e proprio avvenimento: «Mai letto niente di simile, era venuto il momento di scalfire questo tabù». Operazione, fra l?altro, non priva di rischi. Quanto sia sdrucciolevole questo terreno lo spiega Alessandro Margara, padre nobile della legge Gozzini, ex direttore generale delle carceri italiane ed ex presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze. Attualmente occupa la poltrona di presidente della Fondazione Michelucci. Un esperto sufficientemente al di fuori dai giochi per poter parlare senza reticenze. «Fino ad ora l?ambiente ha tenuto la bocca tappata per due ragioni. Una è la resistenza dimostrata dai funzionari della polizia penitenziaria che ritengono che certe questioni non vadano affrontate al di fuori del contesto familiare. Retaggio di un?errata interpretazione del cattolicesimo. Poi torna a farsi largo ai piani più alti l?idea che la pena debba tagliare quanto più possibile i legami con la vita normale». Eppure la soluzione ci sarebbe e non comporterebbe alcuna controindicazione: «La costituzione all?interno delle mura carcerarie di un ambiente delle dimensioni di un bilocale. Dove il detenuto possa trascorrere fino a 24 ore con i suoi cari, siano l?amante, il coniuge, i figli, i fratelli o i genitori, senza essere sottoposto a controlli visivi o auditivi», spiega Margara. Una sfida alla sicurezza? «Solo se consideriamo temerari la Spagna, la Germania, la Svizzera, l?Olanda e i Paesi scandinavi, visto che quelle legislazioni prevedono la possibilità di colloqui intimi», risponde ancora il giudice toscano. In Italia invece siamo ancora all?anno zero, anche se il sasso gettato nello stagno dal libro di Ristretti ha smosso le acque. Da Bollate (periferia nord di Milano), il direttore Lucia Castellano raccoglie la sfida e annuncia a Vita «l?avvio di un progetto per la costruzione di bungalow ad hoc». Ma la vera svolta potrebbe arrivare dall?alto. Il cavallo su cui puntare è la proposta di legge n.3020 che giace in un cassetto alla Camera dei deputati, sebbene abbia raccolto consensi bipartisan. «La sua approvazione porterebbe notevoli vantaggi senza comportare nessuna controindicazione; e allora, perché non procedere?», osserva Margara. Già, perché? Perché il sesso non può entrare in carcere? Info: Il libro L?amore a tempo di galera si può ordinare via internet su: www.ristretti.it


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