Welfare

Servono ancora le carceri minorili?

Secondo il VI Rapporto sulla giustizia minorile in Italia di Antigone, sono sempre meno i minori nelle carceri italiane. In 5 anni calo del 24% per i reati commessi da minori. Ma nel 2020 triplicate segnalazioni per pedopornografia online

di Luca Cereda

«Che senso ha punire un minore per il delitto di oltraggio? Un minore va educato fuori dalle galere. Il rispetto degli altri non si insegna chiudendo un ragazzo dietro le sbarre. Così lo si incattivisce. La sottrazione del minore alla giustizia penale risponde pertanto alla necessità di educare, anziché punire». Questo è quanto sostiene Antigone, l'associazione che si occupa dei diritti dei detenuti in Italia, ragionando sulle prospettive future della giustizia minorile in Italia e offrendo una serie di proposte raccolte nel VI Rapporto sulla giustizia minorile in Italia, intitolato quest'anno 'Keep it trill'.

Negli ultimi 5 anni un calo dei reati commessi dai minorenni

A oggi sono 316, il minimo dal 2007, i giovani detenuti in carcere, di cui 140 stranieri e 8 ragazze, a fronte di 13.611 ragazzi complessivamente in carico al servizi della Giustizia minorile. Una cifra che si avvicina al 2,3 per cento degli oltre 54.300 detenuti nelle carceri per adulti. Il dato è aggiornato al 15 gennaio scorso.

Secondo i dati di Antigone, «se si guarda al numero totale dei minorenni arrestati o fermati dalle forze di polizia, si è passati dalle 34.366 segnalazioni del 2016 alle 26.271 del 2020, con un calo del 24 per cento».

Al 15 gennaio 2020, subito prima dell'arrivo in Italia della pandemia da coronavirus, i ragazzi negli Istituti penali minorili (Ipm) erano 375, il 19 per cento in più di ora. I 316 minori e giovani adulti detenuti sono distribuiti in 17 istituti, da Caltanissetta a Treviso, in strutture con caratteristiche e dimensioni molto diverse. Quello con più presenze è l'Ipm di Torino, con 38 detenuti, mentre a Pontremoli, ovvero unico istituto esclusivamente femminile in Italia, ospitava solo 3 ragazze al 15 gennaio.

Gli altri dati sulla giustizia minorile: aumentano le segnalazioni per pedopornografia online

Nello stesso periodo considerato dall’analisi di Antigone, gli omicidi volontari compiuti da minorenni si sono ridotti del 66 per cento: erano stati 33 nel 2016 e sono scesi a 11 nel 2020, di cui due commessi da ragazze. E non è tutto "merito" della pandemia. Il calo, infatti, era già riscontrabile nel 2019 che faceva segnare un calo rispetto al 2016 del 15 per cento.

In controtendenza invece le segnalazioni per pedo pornografia online, triplicate nel 2020, anno in cui siamo rimasti tutti chiusi in casa. «Nel 54 per cento dei casi i ragazzi sono entrati in Istituto per avere commesso delitti contro il patrimonio. Questa percentuale sale al 60 per cento per gli stranieri e al 73 per cento per le ragazze. I reati contro il patrimonio sono seguiti da quelli contro la persona, che sono in media all'origine del 20% degli ingressi, percentuale che in questo caso scende al 18% per gli stranieri e all'8% per le donne», aggiunge il rapporto dell’associazione Antigone.

Antigone: «Perché un codice penale per i minori»?

«Il sistema dei reati e delle pene per gli adulti, a maggior ragione vigente il codice Rocco, non soddisfa minimamente il principio, sancito nella Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia del 1989, del superiore interesse del minore – spiega il report diAntigone -. L'articolo 27 della Costituzione assegna alla pena una funzione rieducativa e pone limiti all'esercizio del potere di punire allo scopo di evitare trattamenti contrari al senso di umanità. Alla luce dell'evoluzione giurisprudenziale costituzionale, significa che le pene devono essere dirette a favorire la reintegrazione sociale della persona condannata, la cui dignità umana non deve essere mai messa in discussione. Questi principi, per essere adattati a ragazzi e ragazze, richiedono una diversa elencazione di reati e un ben più vario pluralismo sanzionatorio».

Carceri minorili, servono davvero ancora?

Per questo secondo Antigone «sarebbe il caso di pensare ad un definitivo superamento del ricorso al carcere per i minori di 16 anni, o per i minorenni in generale. È evidente che il ricorso agli Istituti di pena per i minori in Italia sta diventando sempre più marginale, il che è confortante, ma questo significa anche che i più giovani sono sempre meno, e la costruzione di percorsi e spazi riservati a loro in Istituti di pena per minori, diventa sempre più difficile. Forse è tempo di fare un ulteriore passo avanti verso la residualizzazione del carcere escludendo del tutto i minori di una certa età, seppure imputabili, indipendentemente dal reato».

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