La 'Laudato sì' indica la strada da seguire per rispondere al 'grido di dolore della Terra' nostra casa comune' e di una Umanità sofferente per gli effetti di una globalizzazione deregolata generatrice di disuguaglianze intollerabili tra pochissimi sempre più ricchi e quasi tutti sempre più poveri e pone a rischio di estinzione la nostra specie a causa di un Cambiamento Climatico irreversibile.
La politica 'fossile' di Trump, definito da molti ed autorevoli circoli statunitensi 'an ambassador from the abyss', ora si spinge fino a voler 'silenziare' l'EPA, obiettivo da anni perseguito dagli interessi finanziari retrivi che quelle sofferenze hanno generato e perciò supportano il nuovo 'vecchio corso', infastiditi da chi ha per missione lavorare a controllo e conoscenza dell'ambiente a tutela dell'interesse generale ai beni comuni che abbia per priorità salute e benessere delle persone.
E in Italia?
A Gennaio 2013 pubblicai su questo Blog l'’'Agenda Ganapini per il governo dell’ambiente' in cui registravo come in Italia gli effetti della gravissima crisi ambientale e finanziaria globale in atto richiedessero un ‘Crash-programme’ per governare la transizione allo sviluppo sostenibile (l'unico possibile, non certo la ‘crescita’), avviando un radicale ridisegno normativo basato su approcci partecipativi, armonizzando la legislazione a quella europea, snellendo le procedure burocratiche, eliminando discrezionalità prodromiche a corruzione e concussione, creando funzioni di controllo e monitoraggio a garanzia di ‘enforcement’ e ‘fact-checking’, a maggior ragione constatando come le agende politiche ed istituzionali certo non avessero come priorità la sostenibilità.
Al paragrafo 'Manutenzione istituzionale' di quella 'Agenda', proponevo la fusione tra Ministero Ambiente, Territorio, Tutela del Mare (MATTM) e Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) per dare vita al nuovo Ministero dello Sviluppo Sostenibile. La preesistente struttura MATTM, già anni fa carente in termini di risorse umane e competenze, si sarebbe dovuta ri-articolare, nel nuovo Ministero, in due Direzioni Generali:
– Direzione Generale per la Valutazione Ambientale Strategica dell'impatto di piani e progetti
– Direzione Generale per la Valutazione d’Efficacia delle politiche per la sostenibilità
mentre la Difesa del suolo e delle acque sarebbe diventata competenza delle Autorità di Distretto Idrografico, abolendo gli Enti (AIPO, ecc) confusamente costituitisi negli ultimi anni.
Il neo-Ministero dello Sviluppo Sostenibile si sarebbe avvalso dell'Agenzia Italiana per l’Ambiente, organo tecnico di valutazione terza e indipendente, per il controllo ambientale, la verifica dello stato di attuazione della normativa, la base conoscitiva di supporto a decisioni sia a scala nazionale che a quella decentrata, quest'ultima di competenza delle Agenzie Regionali per l’Ambiente (ARPA). I Ministeri di spesa avrebbero poi dovuto dotarsi, trasferendo loro adeguato personale dal Ministero per lo Sviluppo Sostenibile, di una 'Direzione Sostenibilità’ che istruisse e formalizzasse pareri preventivi vincolanti sui programmi strategici di quei Ministeri.
Oggi in Italia, mentre la UE continua ad irrogarci messe in mora e procedure di infrazione (e relative sanzioni) per persistenti inadempimenti in campo ambientale, il Ministro dell'Ambiente parla ai giornali di un suo personale orientamento all'abolizione del proprio Ministero, di cui nel frattempo ha delegato alla società Sogesid molte competenze, mentre poteri specifici in tema di rifiuti paiono attribuiti, con risultati sin qui non percepibili, all'Autorità per l'Energia…
Contestualmente il neo-Presidente di ISPRA denuncia difficoltà finanziarie tali sia da rallentare l'operatività della struttura che da aprire il varco a gravi problemi occupazionali a carico del personale precario in dotazione.
Molti nodi colpevolmente ed insipientemente intrecciati dal 2001 ad oggi stanno venendo al pettine: allora si perseguì la 'estinzione' dell'ANPA, apprezzata in Europa e riconosciuta dai principali attori sociali ed economici nazionali, divenuta prima APAT (commissariata da fidati nuclearisti vocati a fungere da 'facilitatori' del disegno retrivo di rilancio del comparto nucleare che alla fine si dissolse con Fukushima) e poi ISPRA, in cui confluirono strutture con identità e storie variegate, cui si volle attribuire, forse per capziosamente stimolare consensi, l'appartenenza al comparto contrattuale 'ricerca', considerato economicamente più favorevole.
Coordinare le ARPA che 'enti di ricerca' non sono divenne così competenza di un 'ente di ricerca' (non ad un'Agenzia statale o federale,come nel resto del mondo), premessa di contraddizioni d'ogni tipo poi verificatesi e sin qui mai risolte.
Al contempo AssoArpa,nata con l'ANPA (che completò la rete delle Arpa:erano 8 nel '98) come organismo datoriale che avrebbe dovuto perseguire l'obiettivo di uno strumento contrattuale ad hoc per le migliaia di addetti delle Agenzie ambientali,è stata mutata in costosa persona giuridica di rappresentanza lobbistica non efficace, visti i risultati conseguiti, che vedono oggi addirittura elevarsi ulteriori steccati contrattuali tra persone che lavorano gomito a gomito nella stessa Arpa.
Occorre essere consapevoli che tali contraddizioni minano nel profondo la credibilità del sistema agenziale già sul versante delle basi giuridiche e ne mettono a rischio l'essenziale contributo alla attuazione delle nuove norme, dagli Ecoreati al SNPA.
Un tale contesto critico è aggravato dalle crescenti difficoltà strutturali della finanza pubblica del Paese e, purtroppo, dalla costante sottovalutazione politica della priorità da attribuire a strumenti come le Agenzie,necessarie per dare concretezza al percorso verso la sostenibilità dello sviluppo. È l'ora di disegnare, in modo resiliente e coerente con i vincoli di disponibilità decrescente di risorse finanziarie ed umane, un nuovo modello di ARPA, che corrisponda alla domanda costante di ambiente pulito e di tutela della salute da parte dei cittadini attivi e responsabili e delle imprese che vivono come centrale la sfida competitiva che nel mercato globale si combatte su qualità ambientale di processi produttivi, prodotti e territori.
È d'obbligo darci un progetto resiliente: galleggiando in logica 'business as usual' si arriverebbe al collasso di un sistema agenziale percepito da istituzioni e stakeholders come non 'performing' a fronte dei costi a carico del Fondo Sanitario,di fatto autoreferenziale,poco sensibile alla 'spending review',con gravi difetti giuridici di base a partire dalla 'unicità' di imperniarsi su un 'ente di ricerca'. Il futuro delle Agenzie va costruito ravvivando radici e loro valori fondativi:ovunque nel mondo le Agenzie sono strutture tecniche competenti, trasparenti e 'accountable', in quanto tali 'validatore terzo indipendente' per la valutazione ex-ante ed ex-post di politiche e piani strategici fino alla prevenzione e gestione di conflitti tra gli attori sociali,economici ed istituzionali della sostenibilità. Decisivo è il rapporto con territori e persone al cui servizio si opera:quantità e qualità di prestazioni da erogare (LEPTA) debbono definirsi e programmarsi dando attuazione all'approccio partecipativo postulato dalla UE, con la attivazione immediata del Forum degli Stakeholders di ogni Agenzia.
Nello scenario di risorse finanziarie ed umane decrescenti più volte menzionato,le priorità dovranno essere definite a partire dal cruciale interfaccia Ambiente/Salute,in un confronto limpido e costante con epidemiologi e medici,strettamente correlato all'altrettanto cruciale nesso Ambiente/Economia Circolare-Produzione 4.0 ,in altrettanto limpido confronto con imprese e ricerca scientifica.
Le vere opportunità decisive per rendere vitale il disegno del nuovo sistema agenziale resiliente ci vengono oggi offerte dagli scenari di innovazione associati al percorso verso la 'Sostenibilità 4.0.
In un contesto che non può che essere di ripensamento radicale di modelli economici, istituzionali e relazionali oggi gravemente in crisi, la rivoluzione digitale ci offre tecnologie straordinarie e forte potenziale di creazione di nuovo lavoro che dobbiamo valorizzare, consapevoli che non c'è 'smart future' in assenza di 'smart citizenship', alla cui base sta la 'citizen science', componente decisiva per il futuro resiliente delle Agenzie è allora investire su crescita culturale e scientifica del proprio capitale umano affinchè divenga protagonista dell'applicazione sul territorio di quanto l'innovazione propone, da sensori miniaturizzati a 'black boxes', da droni a satelliti, da nanotecnologie ad Information Technology, per conoscere in tempo reale lo stato dei fenomeni ambientali e seguirne con capacità predittiva l'evoluzione.
Parte integrante del nuovo 'core' agenziale diviene così il rapporto costante con Università e Centri di ricerca, proponendo le agenzie come laboratorio 'in vivo' che ne coinvolga sempre più gli 'spin off' : nei limiti delle risorse finanziarie date (e cercando di massimizzare l'accesso a quelle UE sin qui spesso sottoutilizzate), gli 'spin off' possono contribuire a garantire le prestazioni che la voluta incapacità assunzionale delle Agenzie metterà sempre più a rischio (dalle analisi alla modellistica). Al contempo, questo rapporto può favorire la crescita degli 'spin off' a 'start up' capaci di affrontare nuovi mercati e sfide,anzitutto a favore della innovazione sostenibile per imprese del territorio.
Il sistema può così generare una rete di servizi incentrata su un'agenzia radicata nella propria realtà, riconoscibile e riconosciuta grazie al suo lavoro ispettivo,analitico,di monitoraggio,di creazione di un sistema informativo che sappia diffondere la conoscenza ed anche supportare semplificazione e quindi accelerazione dei processi burocratici delle Amministrazioni Pubbliche.
Carattere ulteriore del nuovo modello agenziale resiliente deve essere la capacità di aumentare in ogni modo, dal citato Forum degli Stakeholders ai social media, la comunicazione interattiva con gli attori sociali che sempre più si propongono come 'custodi' del territorio.
Parte integrante di questa comunicazione biunivoca,in epoca 'big data', deve essere il condividere con cittadini, comunità, associazioni e imprese apparati e soluzioni tecniche via via sperimentate e validate dalle Arpa, dai sensori portatili alle App di aggiornamento della conoscenza sullo stato delle matrici ambientali.
L'esperienza indica come fattore essenziale di successo dell'approccio 'Citizen Science' sin qui tratteggiato sia il coinvolgimento, dall'inizio, di operatori della salute,dai medici di base ai pediatri e agli epidemiologi,e di Ordini Professionali,confermando altresì priorità all'educazione ambientale nelle istituzioni formative fino ad arrivare alla promozione diffusa di 'good practices' e stili di vita, produzione e consumo amichi dell'ambiente.
Lo scenario prospettato è complesso,ma l'esperienza di questi anni di Arpa Umbria dice che, tra ovvie difficoltà e resistenze e perfezionamenti da perseguire, la strada prospettata è quella giusta.
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