Cultura

Servizio civile, vademecum per non sbagliare pi

Il bando 2007/ Ecco tutte le novità cui gli enti devono prestare attenzione

di Redazione

Nel 2005 il bando per il servizio civile era stato esca per infinite polemiche: tantissimi enti erano rimasti esclusi per errori nella compilazione delle domande o per inadeguatezza sui criteri. Gli enti si sono visti superati dai cosiddetti service che spesso avevano presentato progetti per conto di enti pubblici. Come evitare che quest?anno si ricada nella stessa logica? L?Ufficio nazionale del servizio civile ha messo a punto nuove regole che danno maggiori garanzie alle associazioni. Pensando di rendere un utile servizio ai nostri lettori, abbiamo chiesto al neo direttore dell?ufficio, Diego Cipriani di illustrare le novità più importanti. Il punto Il nuovo sistema Nel 2007 cambieranno i criteri di valutazione dei progetti di servizio civile. Così ha voluto il nuovo ministero della Solidarietà sociale. Due le novità più rilevanti: l?ingresso nella gestione del Scn delle Regioni e degli enti locali e il maggior peso della formazione nella valutazione dei progetti da parte dell?Ufficio nazionale. Che, a differenza degli anni scorsi, non affiderà più la l?esame dei progetti a imprese esterne.

  • Sino al 31 ottobre 2006 gli enti di servizio civile potranno presentare i progetti da realizzare nell?anno 2007. Quali indicazioni in proposito si sente di fornire agli enti? Diego Cipriani: Vorrei premettere che questo colloquio non esaurisce tutte le problematiche legate alla progettazione nell?ambito del servizio civile nazionale. Ma se in seguito a questo colloquio riusciremo a fare in modo che gli enti evitino gli errori più grossolani, soprattutto di forma, avremo raggiunto il nostro scopo. Sotto questo profilo un primo elemento che vorrei evidenziare riguarda proprio le date di presentazione dei progetti. Il prontuario allegato al decreto ministeriale precisa che ai fini della presentazione dei progetti. rispetto ai termini previsti vale la data di ricezione del progetto da parte degli uffici competenti (Unsc, Regioni e Province autonome) e non la data di spedizione. Attenzione, quindi: non fa fede il timbro dell?ufficio postale accettante. Un progetto spedito prima del 31 ottobre, ma ricevuto successivamente a tale data dagli uffici competenti è fuori termine e non sarà esaminato. Sulla questione si è pronunciato anche il Consiglio di Stato, per cui invito tutti gli enti a prestare attenzione a questo aspetto importante.
  • Quali sono le novità rispetto agli anni scorsi? Cipriani: La novità in assoluto è rappresentata dall?ingresso a pieno titolo nel sistema del Servizio civile nazionale delle Regioni e delle Province autonome, che valuteranno i progetti degli enti iscritti nei propri albi. E ciò ha forti riflessi sul piano operativo per gli enti. Innanzitutto, diversamente dal passato, dove i progetti venivano inviati tutti a Roma, gli enti dovranno inviare i progetti nei tempi stabiliti – uguali per tutti – alle Regioni e alle Province autonome nel cui albo risultano iscritti. A questa regola generale vi è un?eccezione che interessa i soli enti iscritti negli albi regionale o provinciali che hanno sedi di attuazione in altre regioni (massimo altre tre). In questo caso occorre che l?ente rediga un progetto apposito per quelle sedi di attuazione, progetto che va presentato alla Regione ove sono ubicate quelle sedi e non a quella nell?albo della quale l?ente risulta iscritto. Quindi, occorre prestare attenzione a dove si presentano i progetti ed evitare progetti a rete che coinvolgano sedi di attuazione progetto ubicate in regioni diverse. Chiaramente questo non si applica agli enti iscritti all?Albo nazionale che presentano i progetti presso l?Ufficio nazionale.
  • Questo è l?unico impatto sui progetti derivante dall?ingresso delle Regioni e Province autonome nel sistema del Servizio civile nazionale? Cipriani: No. Dagli accordi presi nella Conferenza Stato-Regioni, il cui contenuto è stato riversato nel Prontuario allegato al decreto ministeriale, esistono delle significative differenziazioni tra i progetti da presentare all?Unsc e quelli da presentare alle Regioni e Province autonome e tra le stesse Regioni e Province. Anzitutto, il numero minimo dei volontari per progetto è di quattro unità per i progetti che gli enti a carattere nazionale presentano all?Unsc e scende a due per gli enti iscritti negli albi regionali o provinciali di quelle Regioni o province che hanno deliberato in tal senso. Per quelle che non hanno deliberato il limite minimo resta di quattro.
  • Per gli enti iscritti negli albi regionale e provinciali è possibile la coprogettazione. Di che cosa si tratta? Cipriani: è opportuno ribadire che la coprogettazione è consentita solo su sedi di attuazione di progetto ubicate nel territorio della stessa Regione o Provincia autonoma. Infine, ogni Regione o Provincia autonoma può integrare la griglia di valutazione dei progetti allegata al decreto con propri criteri per un massimo di 20 punti. Ciò significa che gli enti di carattere regionale e provinciale nel redigere i progetti devono tener presente queste differenziazioni che possono essere diverse da regione a regione. Criteri che valgono in una regione possono non valere in un?altra, oppure essere gli stessi ma con una diversa valutazione. Questo complica di molto il lavoro di quegli enti regionali che hanno sedi di attuazione di progetto anche in regioni diverse da quella dove sono iscritti all?albo. Per esempio, un ente che ha sedi di attuazione in due regioni oltre quella nel cui albo è iscritto potrebbe dover effettuare progetti che in parte rispondono a tre diversi criteri di valutazione. Tutto questo ci dice che siamo davanti ad un quadro molto complesso e articolato dove alcune regole valevoli in certi contesti non sono validi per altri. Bisogna prestare molta attenzione alle regole per non vedere vanificato il lavoro di progettazione svolto.
  • Questa complessità rispetto al passato potrebbe mettere in difficoltà gli enti minori, i più deboli del sistema? Cipriani: Sulla complessità introdotta dall?entrata delle Regioni e Province autonome nel sistema in realtà non possiamo farci nulla. L?ingresso delle Regioni non deve però essere visto come un elemento negativo che introduce ulteriore complessità nel sistema, ma come arricchimento per un sistema che si vuole sempre più legato al territorio. è innegabile che le Regioni siano maggiormente sensibili ed attente alle necessità e urgenze del loro territorio rispetto a una struttura centralizzata come può essere l?Ufficio nazionale e siccome queste variano da regione a regione è giusto che ognuna si doti di un differente sistema di valutazione dei progetti, calibrato sulle proprie realtà. Le urgenze della Calabria non sono identiche a quelle del Piemonte o del Friuli Venezia Giulia o della Toscana. E poi non è vero che è cambiato tutto.
  • Quali sono i principali cambiamenti? Cipriani: Salvo qualche cambiamento, la scheda progetto che l?ente è chiamato a compilare è rimasta quasi identica a quella dello scorso anno, anche perché la scheda contiene tutti gli elementi ritenuti necessari affinché si possa parlare di progetto. Il cambiamento è stato indirizzato più a stabilire rapporti diversi tra le varie dimensioni del progetto con riferimento ai criteri di valutazione, e quindi ai punteggi attribuiti ai diversi indicatori. La soppressione di alcune voci e l?introduzione di nuove voci è stata del tutto marginale, non ha toccato gli elementi fondamentali del progetto e comunque non è stata tale da alterare l?intero impianto della progettazione.
  • Quali novità per quel che riguarda i volontari? Cipriani: Sono stati previsti meccanismi che premiano le maggiori ore di formazione dedicate ai volontari con un punteggio maggiore per gli enti che prevedono più ore di formazione sia generale sia specifica. Ricordo che sono obbligatorie almeno 30 ore di formazione generale e 50 ore di quella specifica in modo che la formazione complessiva non può essere inferiore alle 80 ore. Il meccanismo messo in piedi premia chi va oltre questo limite minimo, ma fissa anche un massimo a 150 ore, altrimenti ciò andrebbe a discapito delle attività previste dal progetto. Inoltre, sono entrate in vigore le linee guida della formazione generale – concordate con gli enti – a cui tutti devono ispirarsi, che prevedono anche l?intervento di personale specializzato, oltre ai formatori accreditati per la formazione generale. Non è possibile presentare un progetto senza dare ai volontari una formazione sul servizio civile a partire dalle sue origini. Questo è un errore in cui l?anno scorso sono incappati tanti enti.
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