Dati
Servizio civile universale, nel 2022 oltre il 27% ha abbandonato
Non accenna a diminuire l’emorragia di giovani che abbandonano il Scu. Negli ultimi cinque anni si è passati dal 23,28% del 2018 al 27,75% del 2022. È stata pubblicata la relazione predisposta dal dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale. Il documento traccia il bilancio del lavoro svolto e l’andamento delle domande nel 2022
Nel corso del 2022 i giovani avviati al servizio civile universale sono stati 50.972, ma gli abbandoni hanno riguardato ben 14.149 persone, cioè il 27,75% di quelli avviati. Sono dati che arrivano dalla Relazione sull’organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile universale relativa all’anno 2022 (predisposta per la presentazione al Parlamento ai sensi dell’articolo 23 del Decreto legislativo del 6 marzo 2017, n. 40).
Che più di un giovane su quattro molli è un dato che colpisce, soprattutto se si considerano altri due fattori, che emergono sempre dai numerosi dati riportati nella relazione. Poco più della metà dei volontari idonei selezionati non hapreso servizio alla data prevista, mentre sono circa 6.344 (12,45% degli avviati) quelli che hanno interrotto l’esperienza.
Le motivazioni degli abbandoni
Andando a vedere le motivazioni riportate vi sono da una parte l’impossibilità di conciliare studio/lavoro con il Servizio civile, motivi familiari/personali e infine, l’inizio di un percorso lavorativo. La relazione segnala anche che il minor tasso di abbandono riguarda il sud e le isole (21,46% di abbandoni) mentre il maggiore (38,37%) è al Nord. Ci si dovrà forse interrogare per comprendere quali rimedi porre a questo fenomeno che pare in crescita da anni.
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Ma queste percentuali non possono essere definite una novità. Basti pensare che cinque anni fa (ne avevamo scritto qui ) il dato era al 23,28% degli avvii, l’anno successivo, il 2019 a fronte di 42.050 avvii gli abbandoni erano arrivati al 27,14%. Percentuale scesa nel corso del 2020 che su solo 31.807 avvii si è toccato il 25,63%. Il boom si è registrato nel corso del 2021 quando su 49.984 avvii erano stati in quasi 16mila a mollare, ben il 31,90%.
Più domande che posti
Per quanto riguarda gli altri dati contenuti nella relazione (in allegato) anche nel 2022 si conferma “la prevalenza, addirittura in crescita, di domande presentate al Sud e Isole. Più in generale, si conferma lo squilibrio strutturale tra domanda e offerta di posti con un’eccedenza di domande presentate rispetto ai posti disponibili, specialmente dove maggiore è stato il numero di candidature (vd. grafico).
Tra gli altri dati in linea con le precedenti annualità il maggior numero di progetti presentati è relativo ai settori assistenza ed educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, del turismo sostenibile e sociale e dello sport che complessivamente coprono oltre il 75% dei progetti presentati. Gli altri settori hanno registrato percentuali di preferenza inferiori rispetto agli anni passati.
Componente femminile sempre sopra il 60%
Un altro dato costante negli anni è la prevalenza delle donne. «Sin dalla sua istituzione, il Servizio civile ha riguardato principalmente le ragazze, considerando che prima della sospensione della leva obbligatoria (2005) e con l’entrata in vigore del decreto legislativo 77/2002 la partecipazione dei cittadini maschi era consentita solo a coloro che avevano lo status di riformato al servizio militare», ricorda la relazione. Nel 2022, le donne avviate al servizio sono state 32.067, pari al 62,91% del totale dei giovani coinvolti nel Servizio civile universale.
Dalla sospensione della leva obbligatoria la componente maschile è progressivamente aumentata passando dal 6,08% del 2004 al 24,24% del 2005 (anno successivo alla sospensione), per passare con un continuo crescendo negli anni, al 37,60% del 2017 e all’evidente 39,18% del 2018 (risultato più alto mai raggiunto). Il risultato del 2022 rispecchia quasi fedelmente quello del 2021, attestandosi al 37,09%
La partecipazione femminile del resto non è mai scesa, negli anni, al di sotto del 60 punti percentuali.
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