Volontariato

Servizio civile, una proposta innovativa. Quattro mesi… civili

Il presidente di Legambiente, appoggiato da Luigi Bobba, propone una corvée in settori di pubblica utilità per tutti i ragazzi e le ragazze.

di Benedetta Verrini

Ci sarà un perché se il Capo dello Stato continua a richiamarlo in ogni discorso. Se il ministro Giovanardi vuole rilanciarlo in grande stile, in una prospettiva quasi paramilitare, quella di un ?esercito? degno di sfilare, il 2 giugno, a fianco delle Forze armate. Cosa preoccupa del servizio civile volontario? La sua ?tenuta? nel dopo naja, certamente. Nel 2005, tra due anni appena, quando la leva obbligatoria passerà e, con essa, anche i grandi numeri di obiettori (60mila all?anno) che tengono in piedi gangli vitali dei servizi sociali a costo zero. Ma non solo. E se fosse obbligatorio? La temperatura del dibattito sulla ?nuova pelle? del servizio civile, sulla sua volontarietà, sta salendo per ragioni ben più profonde: le giovani generazioni andranno incontro alla perdita del senso di appartenenza a una collettività, smarriranno l?importanza di valori fondanti come la solidarietà. Questo era l?avvertimento lanciato da una parte della società civile, Caritas in testa, all?indomani dell?abolizione della leva. E oggi c?è chi rilancia con una proposta decisamente invasiva e sfidante: “L?istituzione di una corvée obbligatoria per ragazze e ragazzi, di breve durata, appena quattro mesi, organizzata come un?esperienza di servizio in settori di pubblica utilità, come la tutela del patrimonio naturale e ambientale, la tutela della salute, la protezione civile, l?assistenza sociale, la cooperazione allo sviluppo”, dice Ermete Realacci, presidente di Legambiente e ?padre? di una bozza di proposta di legge in fase di studio nel mondo dell?associazionismo, che è stata accolta favorevolmente dal presidente Acli, Luigi Bobba. Solidarietà vs individualismo Servizio civile obbligatorio, insomma? “No, non è una proposta sostitutiva al servizio civile volontario” avverte Realacci. “Si tratta invece di un percorso formativo, per tutti i cittadini, con precisi obiettivi di utilità generale e con un forte radicamento nel territorio. Se ci fosse una cultura più diffusa, ad esempio, nell?ambito della protezione civile, sarebbe possibile prevenire molti disastri”. La proposta Realacci può rappresentare un modo per contrastare quella linea “populistica e individualista che ha prevalso quando il Parlamento ha votato l?abolizione della naja”, commenta Bobba, che ricorda come invece sia fondamentale non perdere quel concetto costituzionale di difesa della Patria che oggi si “dovrebbe esprimere anche come difesa dai pericoli interni, insiti nell?emarginazione sociale e in tanti altri problemi. Quindi, sarei favorevole a proporre questo servizio obbligatorio come successivo al percorso scolastico, per approfondire i temi della cittadinanza”. Favorevole (“ma per favore, non chiamatela corvée”) anche Luigi Bulleri, recentemente riconfermato alla presidenza nazionale Anpas: “L?obbligatorietà di un servizio alla comunità è una questione fondamentale, che noi abbiamo sempre sostenuto” dice. “E chi dà tanta importanza al diritto dei giovani di essere liberi nella scelta, viene già oggi ridimensionato dai buoni risultati dei primi progetti di servizio civile sperimentati dalle ragazze: attualmente, nelle pubbliche assistenze, abbiamo in corso 120 progetti con 543 partecipanti. Non sono dati da sottovalutare, anche perché chi sperimenta il servizio civile ne esce cambiato, e spessissimo resta nell?organizzazione come volontario”. Tutti i no che pesano Ma nel dibattito c?è anche chi si dice del tutto contrario, come il presidente Aon, Massimo Paolicelli, secondo cui “a parte la sua fattibilità sul piano giuridico, l?obbligatorietà rischia di essere devastante sul piano motivazionale. La scelta di un servizio civile deve maturare nelle persone, non essere imposta dall?alto. E poi, sui grandi numeri, quanto potrebbe essere qualificata questa corvée?”. Dello stesso avviso è don Giancarlo Perego, responsabile dell?area nazionale Caritas, secondo cui la discussione è ormai anacronistica: “La battaglia sull?obbligatorietà è stata già persa, benché la Caritas si sia battuta strenuamente per difenderla. Adesso è importante fare una campagna culturale, conservando la scelta dell?obiezione di coscienza e puntando con forza sull?esperienza educativa che il servizio volontario può offrire”. Un investimento politico e culturale che offre scorci ancora più ampi di quello che si potrebbe immaginare: “Con la modifica al titolo V della Costituzione, la gestione del servizio civile diventa sempre più un banco di prova per le politiche giovanili delle stesse Regioni”, continua don Perego.”Bisogna puntare sui giovani, senza considerarli come una nuova riserva di manodopera. Bisogna dare loro un?occasione, trasformando il servizio volontario in un momento di crescita anche per chi ha sbagliato. Potrebbe diventare persino un?alternativa alla pena per i minori che hanno commesso reati”. Al vaglio degli enti Il tema sull?obbligatorietà resta rovente. Il Cnesc, Coordinamento degli enti del servizio civile, ne parlerà alla sua assemblea entro la fine del mese. “Ci stiamo riflettendo” dice Cristina Nespoli, la presidente. “Certo, mi piacerebbe che si aprisse un dibattito parlamentare sull?argomento. In cui si ammettesse che sulla decisione presa a larghissima maggioranza nella precedente legislatura non c?è stato il necessario approfondimento. E che si arrivasse finalmente a dire che il servizio civile è importante e che va sostenuto, perché il dovere di solidarietà è un pilastro della nostra Costituzione”. Info: Occhio al bando Avranno tempo fino al 31 gennaio i giovani (soprattutto ragazze e ragazzi riformati dal servizio militare) interessati a sperimentare subito l?anno di servizio civile volontario. Prima delle festività natalizie è infatti stato pubblicato il quinto bando dell?Ufficio nazionale per il Servizio civile (in Gazzetta Ufficiale, serie speciale-concorsi n. 99 del 17 dicembre), per la selezione di 2.604 volontari da impiegare in 376 progetti di servizio civile nazionale, in Italia e all?estero, ai sensi della legge 6 marzo 2001, n. 64. Entro fine gennaio, dunque, gli aspiranti volontari dovranno far pervenire la domanda di partecipazione, indirizzata direttamente all?ente che realizza il progetto prescelto (si va da Acli a Manitese, a Legacoop, fino a molte altre organizzazioni ed enti locali. Sul sito dell?Ufficio nazionale del Servizio civile è possibile consultare l?elenco completo delle organizzazioni coinvolte e i rispettivi progetti). In Italia e all?estero Come è noto, possono partecipare alla selezione le cittadine italiane tra i 18 e i 26 anni, nonché i cittadini riformati per inabilità al servizio militare in sede di visita di leva (che alla data di scadenza del predetto bando non abbiano superato il ventiseiesimo anno di età). Ai volontari in servizio civile spetterà un trattamento economico di 433,80 euro mensili al lordo della ritenuta fiscale del 18%. Per i volontari impegnati all?estero, in aggiunta a questo compenso mensile, sono previsti un?indennità giornaliera di 15 euro per tutto il periodo di effettiva permanenza all?estero, più un?indennità giornaliera per il vitto e l?alloggio, eventuali vaccinazioni obbligatorie e il rimborso delle spese del solo viaggio di andata e ritorno dall?Italia al Paese estero di realizzazione del progetto. Gli enti pubblicheranno i nomi dei candidati prescelti in base a una graduatoria, che verrà trasmessa all?Ufficio nazionale per il Servizio civile entro i 20 giorni successivi alla scadenza del bando. Per informazioni e modulistica: call center Unsc, tel. 848.800715 su Internet: Servizio civile


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