Formazione
Servizio civile Tutto da rifare
In anteprima tutte le novità del progetto di riforma
La legge del 6 marzo 2001 compie otto anni. E si accinge ad andare in pensione. Il governo infatti si appresta a varare una riforma che cambierà, in alcuni passaggi anche radicalmente, i connotati del sistema. A partire
da un più attento bilanciamento geografico
e da un nuovo meccanismo di finanziamento
Al servizio civile nazionale, per il suo ottavo anniversario sarebbero davvero da inviare «vivi e sentiti auguri». Mai infatti nella sua ancora breve storia un compleanno è stato così carico di incognite. Di certo c’è che in appena otto anni si è chiusa un’epoca. Quella inaugurata dalla legge istitutiva, la n. 64 del 6 marzo 2001. Una norma che oggi appare spuntata di fronte all’evoluzione di un sistema che in pochi anni è arrivato a coinvolgere migliaia di ragazzi e di enti (nel momento in cui scriviamo, 17 febbraio alle ore 12, il contatore ufficiale dell’Ufficio nazionale registra 3.798 enti e 31.783 volontari in attività, 12.370 dei quali avviati all’inizio del 2009).
LE RISORSE
Dopo la stagione d’oro 2005/2006 la tendenza è quindi in picchiata. Come risalire la china? Il jolly che il governo si appresta a giocare è una legge delega sul servizio civile, che di fatto manderà in pensione la “costituzione” del 2001. Un documento che il gruppo tecnico per la revisione della normativa consegnerà nelle mani di Carlo Giovanardi entro la fine del mese. Su questo specifico punto i tecnici del sottosegretario prevedono che i progetti presentati da enti che operano esclusivamente in ambito regionale e provinciale siano interamente finanziati con risorse messe a disposizione dalle Regioni e dalle Province autonome. Una vera e propria svolta. Ammesso, naturalmente, che le Regioni diano disco verde alla riforma.
Proprio in questi giorni sul tema è in corso un fitto scambio di vedute fra l’assessore veneto alle Politiche sociali Stefano Valdegamberi (in qualità di portavoce per le Regioni in materia di servizio civile) e lo stesso Giovanardi. Al centro lo spazio che nella nuova impalcatura dovranno avere gli enti locali. Che secondo Valdegamberi dovrà essere un ruolo definito e non accessorio nella gestione del sistema complessivo. Insomma, le Regioni vogliono stare a pieno titolo nella cabina di comando.
La bozza Giovanardi mira a recuperare un maggiore equilibrio attraverso una rimodulazione dell’orario di servizio. Si suppone, in altri termini, che un impegno meno gravoso delle 30 ore settimanali possa diventare maggiormente appetibile per i giovani del Centro-Nord. Una soluzione che verrebbe incontro anche alle esigenze delle Regioni.
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