Welfare

Servizio civile per gli anziani? L’Auser risponde: no, grazie

Il presidente Mangano: il nostro impegno è diverso da quello dei giovani

di Maurizio Regosa

L’associazione chiede un pacchetto che riconosca l’impegno dei “nonni”: «Non puntiamo a lavori sottopagati, ma ad incentivi sul modello dei buoni vacanza»
Un tempo era «risorsa da valorizzare». Oggi l’anziano è «energia rinnovabile», come sottolinea la campagna che l’Auser si accinge a varare. Talmente rinnovabile da poter essere canalizzata in una forma di impegno civile della terza età, che l’associazione vorrebbe riconosciuta in una normativa quadro. «Da tempo lavoriamo per ottenere il riconoscimento dell’impegno civile degli anziani nella società in cui vivono», spiega il presidente dell’Auser, Michele Mangano, «e lo chiamiamo “impegno”, non “servizio civile” come vorrebbero alcune proposte di legge. Non abbiamo molta simpatia per questa formula».
Vita: Perché?
Michele Mangano: Perché il servizio civile dei giovani ha natura completamente diversa, soprattutto formativa. Alcuni disegni di legge per il servizio degli anziani propongono un corrispettivo mensile e indicano che la quota degli anziani deve rimanere entro il 10% degli organici. Non vorremmo che si trattasse di lavoro sottopagato camuffato da servizio civile. Esiste oggettivamente il problema di tutelare il potere d’acquisto delle pensioni basse. Ma è un’altra questione. Noi vogliamo che sia riconosciuto veramente l’impegno civile degli anziani, che sia incoraggiata la loro autonomia progettuale e organizzativa, anche attraverso un sistema di incentivi e benefici.
Vita: In che modo?
Mangano: Possono essere crediti sociali, accessi alle attività culturali o di socializzazione. In questi giorni c’è il tema dei buoni vacanze. Perché, oltre che per le persone che non sono in condizione di andare in vacanza, non usarli come incoraggiamento per quei volontari che si distinguono con azioni meritorie riconosciute dagli enti locali?
Vita: Non passerebbe l’idea di un volontariato di Stato?
Mangano: No, non c’è nessuna dipendenza di nessun tipo. Meno che mai di carattere remunerativo. L’ente locale può riconoscere o meno un servizio svolto in maniera autorganizzata, ma quell’attività comunque continua. L’incentivo non rende subalterni. Se ci fosse una normativa di carattere nazionale che riconoscesse il ruolo sociale dell’anziano, qualche risorsa in più potrebbe arrivare da parte dello Stato. Ma questo non creerebbe comunque subalternità.
Vita: Avete già fatto una stima dei costi?
Mangano: Ora vogliamo affermare un principio. Sui costi si può ragionare in seguito. Vogliamo capire se c’è condivisione sulla proposta. Se troviamo un consenso andremo avanti cercando l’interlocuzione diretta con il governo, Tremonti e Sacconi in particolare, con le forze della maggioranza e l’opposizione.


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