Formazione

servizio civile, paghe ridotte ai volontari?

le due facce della stessa medaglia

di Stefano Arduini

Nella premessa del documento presentato alle Camere si prospetta per la prima volta l’ipotesi di un taglio della diaria. Gli abbandoni? Più nel non profit che negli enti pubblici È stata depositata in Parlamento lo scorso 30 giugno la relazione 2008 «sulla organizzazione, sulla gestione e sullo svolgimento del servizio civile». Quasi 250 pagine che, numeri alla mano, fotografano lo stato di salute di un settore che sta vivendo un momento di forte crisi finanziaria. Tanto che lo stesso sottosegretario Carlo Giovanardi (nella foto) nelle premesse al documento per la prima volta svela la prospettiva «di intervenire riducendo l’entità dell’assegno di servizio, al fine di selezionare giovani sempre più motivati e “scartare” quelli in cerca solo di un reddito». In altre parole, ai volontari prossimi venturi potrebbe presto venir corrisposta una diaria inferiore ai 433,80 euro previsti oggi. Sarebbe questo una strada per – usando ancora le parole della relazione – «integrare adeguatamente il fondo nazionale per il servizio civile e porre rimedio a una situazione finanziaria gravemente compromessa, che comporterebbe altrimenti una contrazione assai significativa del numero dei giovani avviabili al servizio nei prossimi anni». Al taglio dei compensi, ma questa non è una novità, Giovanardi vorrebbe affiancare la sgravio dell’Irap (che pesa per l’8,5% sul costo-progetto), una partecipazione finanziaria più cospicua da parte delle Regioni e la possibilità di ridurre l’orario di servizio adeguando, verso il basso ovviamente, il relativo trattamento economico.
Ma veniamo ai numeri della relazione, ricordando che della gestione 2008 il capo dell’Ufficio nazionale, Leonzio Borea è responsabile solo a partire dal 23 giugno. Data in cui la direzione è passata nelle sue mani da quelle di Diego Cipriani.

DOMANDA&OFFERTA
A fronte di un’offerta in costante declino la voglia di servizio civile è in forte aumento. Sia da parte degli enti sia sul versante dei volontari. È bastato infatti riaprire i termini di accreditamento per un solo mese (dal 14 marzo al 15 aprile) per veder crescere il numero degli enti iscritti da 2.799 a 3.780. Il risultato è stato che nel 2008 sono stati approvati 6.557 progetti per 88.025 volontari richiesti. Di questi ne sono stati finanziati solo il 37,5% e per la prima volta le risorse sono state indirizzate in maggioranza al non profit (60,1%) rispetto agli enti pubblici (38,99%). Venendo ai volontari, vengono confermate le dinamiche registrate nel 2007, con un’eccedenza di domande presentate rispetto ai posti disponibili. «C’è uno squilibrio strutturale», conferma il documento governativo, «fra domanda e offerta di servizio civile che non accenna a diminuire nel corso degli anni». In particolare nel Mezzogiorno, dove «il numero delle domande presentate risulta essere triplo rispetto ai posti disponibili»: 39.119 domande per 13.587 posti.

NORD&SUD
Non stupisce quindi che sia la Sicilia la regione in testa alla classifica dei volontari, con 5.702 giovani in servizio pari al 18,78% del totale nazionale, con «un significativo incremento percentuale, l’1,76 rispetto al 2007». Dietro si posiziona la Campania con 4.243 volontari (15,71%, meno 4,13%). Seguono a distanza Calabria (5,41%) e Puglia (5,26%). Nel complesso il Sud e le Isole valgono il 48,38% del sistema, il Nord il 28,3% e il Centro il 21,65%. L’incremento più significativo, rispetto ai 12 mesi precedenti, spetta però al Piemonte che, passando da 2.081 a 2.137 posizioni, guadagna oltre 3 punti percentuali. Ma è tutto il Settentrione ad essersi guadagnato più spazio (+ 5,35%). Per il servizio civile un’inversione di tendenza non di poco conto.

CHI RESTA&CHI VA
D’altro canto scende la percentuale di copertura dei posti: -3,33% fra il 2008 e il 2007. Viene così confermato il trend inaugurato nel 2006, quando per la prima volta si è invertita la tendenza di crescita della copertura dei posti. L’anno scorso gli avviati al servizio civile nazionale sono stati 27.011. Gli abbandoni hanno riguardato 4.384 persone, pari al 16,23% degli avviati. Il dato complessivo si compone di 2.529 volontari che non hanno preso servizio (pari al 9,39% degli avviati) e di chi, invece, ha interrotto l’anno durante il servizio: 1.855 volontari (6,87% degli avviati). Interessante l’analisi degli abbandoni per singole regioni: la quota più bassa si rileva in Puglia, dove solo l’8,66% degli avviati abbandona il servizio, mentre la quota maggiore si riscontra in Liguria, dove il 27,61% non prende servizio o lo lascia una volta iniziato. Non stupisce quindi che l’area con il minor tasso di abbandono sia il Sud con appena l’11,5%, segue il Centro con il 19,20%, ultimo il Nord con il 22,33%. Ma perché i giovani gettano la spugna? «Le percentuali inducono a ritenere che vi sia una stretta relazione tra opportunità di occupazione e abbandono». Significativa anche la tempistica: per un terzo dei casi le interruzioni avvengono nei primi due mesi di servizio e circa un quarto fra il terzo e il quarto mese. Da segnalare anche che il 72,74% degli abbandoni riguarda il privato non profit, mentre solo il 27,26% attiene agli enti pubblici (che pure nel sistema – come detto – “pesano” meno).

UOMINI&DONNE
Ma chi sono i volontari del servizio civile? Le donne sopravanzano gli uomini, ma la forbice si è ristretta. Il 67,64% dei volontari nel 2008 apparteneva al gentil sesso (la percentuale più bassa dalla nascita del Scn). A livello regionale vanno però registrate presenze maschili ancora estremamente ridotte in Valle d’Aosta (-8,98% rispetto al 2007), Molise, Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Basilicata, tutte con meno di 100 uomini in servizio. Le presenze maggiori invece si rilevano in Calabria (37%), Marche (36,97%), Toscana (31,66%), Campania (35,07%), Sicilia (32,99%) e Lazio (30,88%).


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