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Servizio civile, ore decisive per centomila giovani

L'Ufficio nazionale al lavoro contro il tempo per trovare una rapida soluzione dopo la sentenza del Tribunale che obbliga ad ammettere al bando 2013 i giovani stranieri residenti in Italia. La Cnesc: "E' giusto farli partecipare, spiace che ci sia arrivati per via giudiziaria"

di Daniele Biella

Sono davvero momenti decisivi. Per centomila giovani d'Italia (al bando 2013 da 15.466 posti più 450 per l'estero, secondo le prime stime, si sono candidati il sestuplo delle persone richieste), quello che in queste ore deciderà l'Unsc, Ufficio nazionale servizio civile, organo della Presidenza del Consiglio dei ministri, sarà fondamentale per sapere che cosa ne sarà del loro prossimo anno di vita. Anche per questo, al più presto, presumibilmente entro domani, l'Ufficio incontrerà l'avvocatura di Stato e il ministro di competenza, Cécile Kyenge (titolare dell'Integrazione), per trovare una soluzione alla tanto discussa 'questione stranieri'.

Sì, perché la recente sentenza del Tribunale di Milano (la seconda sul tema e nella stessa direzione, dopo quella del 2011) ha accolto il ricorso di quattro stranieri da anni residenti in Italia che non hanno potuto partecipare al bando non avendo i requisiti di cittadinanza, giudicando "discriminatoria" tale esclusione. E ha concesso dieci giorni di tempo da lunedì scorso (quindi sette da oggi) all'Unsc per cancellare tale pratica discriminatoria. Come? E' quella su cui si stanno arrovellando i funzionari dell'Ufficio nazionale in queste ore. Una riapertura del bando scaduto lo scorso 4 novembre? Un nuovo bando ad hoc?

"La soluzione più auspicabile è la riapertura del bando, che finalmente faccia partecipare questi giovani", risponde Primo Di Blasio, presidente della Cnesc, Conferenza nazionale enti di servizio civile. "Dispiace che per garantire un diritto si sia dovuti arrivare a vie giudiziarie. Il problema è noto da tempo e la politica avrebbe dovuto trovare una soluzione, soprattutto il ministro Kyenge che aveva dimostrato di avere a cuore il tema. Ma così non è stato". Lo stesso ministro, una volta saputa la sentenza, ha commentato: "E' un bel passo per me, si riconosce l'importanza di un certo percorso. Al di là della riforma del servizio civile, un tribunale si è pronunciato e questo verrà sicuramente guardato con attenzione dal mio ministero". Si poteva fare qualcosa prima? "Si doveva", ribadisce Di Blasio.

Nel frattempo, in queste ore d'attesa, tutto bloccato: finite le selezioni, nessuno mette mano alle graduatorie e a chi chiede informazioni viene chiesto di pazientare. "Solo stamattina ho ricevuto almeno dieci telefonate di responsabili di enti legati alla cnesc che mi chiedevano cosa fare. Naturalmente ho detto loro di rimanere fermi fino alla decisione dell'Unsc: pubblicare le graduatorie in questa situazione d'incertezza sarebbe controproducente", spiega Di Blasio, "anche perché se poi il bando venisse riaperto, un cambiamento di graduatoria  in corso d'opera sarebbe un grosso danno, soprattutto pensando a chi in un primo momento sarebbe considerato idoneo e selezionato mentre in un secondo momento, alla luce delle nuove candidature, si trovasse invece non selezionato".

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