Giovani

Servizio civile, oltre 600 volontari in azione per il Giubileo

Affiancheranno gli operatori nell'accoglienza dei pellegrini, con un'attenzione particolare ad anziani e fragili. I ragazzi hanno risposto a due progetti: "Bellezza e Speranza" e "A baccia aperte". Per Simone Romagnoli (Acli) il Servizio civile universale «è motore di non violenza. Soprattutto in questo momento storico, dobbiamo raccontarlo bene»

di Chiara Ludovisi

Entreranno in azione a dicembre quasi 6.500 giovani del Servizio Civile Universale: tanti i posti previsti nell’ultimo bando, che si è chiuso lo scorso 3 ottobre. Un bando “straordinario”, questo pubblicato a luglio, che ha aperto le candidature in tre aree specifiche: digitale, ambientale e “Giubileo 2025”.
I progetti ricompresi in questo bando sono in tutto 371. Come tutti i progetti di Servizio civile universale, anche questi hanno una durata di 12 mesi, con un orario di servizio pari a 25 ore settimanali, oppure con un monte ore annuo di 1.145 ore, articolato su cinque o sei giorni a settimana. A ciascun volontario spetta un assegno mensile pari a 507,30 euro.

I progetti del Bando straordinario

La maggioranza dei volontari (3.400 circa) saranno inseriti in programmi d’intervento in ambito digitale, quasi 2.500 in ambito ambientale. 632, invece, andranno a sostenere e accompagnare le attività – di accoglienza e non solo – collegate con l’anno giubilare, durante il quale è previsto l’arrivo, a Roma, di almeno 20mila persone, alcune delle quali anziane o fragili.

Alla loro accoglienza si dedicheranno alcuni dei giovani volontari che hanno richiesto di partecipare ai due progetti proposti e gestiti da Acli nazionali, all’interno del Servizio civile per il Giubileo. Ce ne parla Simone Romagnoli, coordinatore Giovani e responsabile del Scu.

Innanzitutto, che vuol dire “bando straordinario”?

Il bando straordinario prevede progetti che non rientrano nello stanziamento dei fondi del bando ordinario: sono fondi aggiuntivi, che derivano da altre istituzioni e riguardano ambiti specifici. 

Com’è stata la risposta da parte dei giovani?

Come sempre, molto positiva. Credo che, dal punto di vista logistico, questo bando abbia un vantaggio, rispetto a quello ordinario: le attività che partono a dicembre – anziché a maggio, nell’imminenza dell’estate, come accade per il bando ordinario – permette ai ragazzi e alle ragazze di organizzarsi più facilmente. Solo come Acli, abbiamo ricevuto circa un migliaio di candidature su 140 posti disponibili. Le stiamo analizzando e nelle prossime avvieremo i colloqui per le selezioni. Un momento a cui dedichiamo molta importanza, dedicandogli un incontro in presenza, per aiutare ogni candidato a capire se sia davvero un’esperienza adatta a lui, o a lei. 

Le attività del Servizio “Giubileo 2025” sono particolari e circoscritte alla città di Roma. Avete ricevuto comunque un buon numero di richieste? E quali saranno le attività?

Sì, tante. Su 19 posti disponibili, circa 60 candidature, distribuite sui due progetti che come Acli abbiamo presentato per il Giubileo. Tutte le attività previste sono legate all’accoglienza dei fedeli, alcune sono centrate sui pellegrini più anziani, che arriveranno numerosi. I due progetti di Acli si chiamano, rispettivamente “Bellezza e Speranza” e “A braccia aperte”. Gli obiettivi e le attività previste sono molto simili: entrambi hanno lo scopo di garantire ai pellegrini la fruizione non solo dei luoghi di culto e degli appuntamenti religiosi, ma anche del patrimonio artistico e culturale della città. Dopo un primo periodo di formazione generale e specifica – previsto in ogni programma di Servizio civile universale – affiancheranno gli operatori nelle attività di accoglienza, assistenza e orientamento di pellegrini e turisti. Opereranno per lo più all’interno delle Chiese coinvolte nel progetto: forniranno informazioni e indicazioni, ma parteciperanno anche alla produzione e la distribuzione di materiale informativo, come il “Vademecum” in cui saranno inseriti tutti gli eventi ufficiali e le informazioni di servizio. I volontari dedicheranno un’attenzione particolare ai soggetti svantaggiati, soprattutto anziani, o con disabilità, che si prevede arriveranno numerosi. Per esempio, verificheranno l’accessibilità dei luoghi e degli eventi e realizzeranno una mappatura dei servizi di assistenza alle persone in difficoltà presenti nella parrocchia o attivi nel territorio.

Non c’è il rischio che i volontari vadano ad occupare quelli che sarebbero potuti essere dei “posti di lavoro”, divenendo di fatto manovalanza a basso costo?

Questa è una critica che frequentemente viene rivolta al servizio civile in genere. Ed è la dimostrazione di quanto questo sia poco conosciuto e mal raccontato. Il Servizio Civile non è un posto di lavoro né potrebbe esserlo: è invece uno spazio in cui si prova a costruire la persona, in ottica di servizio. Questo deve essere chiaro anche ai ragazzi e alle ragazze, che a volte fraintendono: spetta soprattutto agli enti, in particolare durante le fasi di selezione, il compito di far comprendere la differenza tra servizio civile e lavoro. Il servizio civile è un’esperienza di vita, di comunità, di crescita. Per evitare che sia invece frainteso e raccontato come un “volontariato retribuito”, serve anche una narrazione istituzionale più adeguata. Sul Servizio Civile Agricolo, per esempio, c’è stata molta confusione e tanto clamore, che hanno dimostrato quanto poco sia conosciuta la storia del Servizio Civile stesso. È proprio questa storia che va recuperata e raccontata, a partire dalla sua origine e radice: l’obiezione di coscienza. Soprattutto in questo momento storico, dilaniato dalle guerre, è importante valorizzare il servizio civile proprio come motore di non violenza. E sarà importante, per tutto l’anno, dar voce a questi ragazzi, permettendo loro di raccontare la loro esperienza di formazione e crescita nei valori della solidarietà e della pace.

Nelle immagini alcuni giovani impegnati nel Servizio civile universale con le Acli

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