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Servizio civile: la riforma compie un anno

Il bilancio e le considerazioni di Caritas

di Redazione

La legge 64/01 sulla “Istituzione del servizio civile nazionale volontario” compie oggi un anno. La sua approvazione ha dato un futuro al servizio civile nel momento in cui, caduti gli obblighi della leva, si rischiava di perdere un patrimonio di servizi alla persona, alla pace, alla difesa non violenta, alla cultura del Paese. In questo primo anno di vita, crescente è stato l’interesse nel mondo della scuola e della vita sociale al servizio civile, come concreta occasione di educazione alla pace e alla solidarietà dei giovani. Al tempo stesso sono maturate due nuove prospettive di ‘servizio’ che chiedono l’attenzione della comunità cristiana e, in essa, delle Caritas: il servizio civile all’estero e il servizio civile femminile. Il servizio civile all’estero di giovani, dopo un’adeguata preparazione, è una testimonianza concreta di pace, d’incontro tra giovani di diverse culture, di non violenza e di riconciliazione in paesi colpiti da guerre o conflitti interni. Questa esperienza, avviata dalla Caritas Italiana e denominata ‘Caschi bianchi’, ha già visto la partenza di 27 giovani in diverse aree geografiche del mondo (Honduras, Rwanda, Kenya, Bosnia, Kosovo e Macedonia), anche grazie al finanziamento dell’8 per mille della CEI. Il servizio civile femminile, pure avviato sperimentalmente dalla Caritas Italiana in collaborazione con 15 Caritas diocesane, eredita l’esperienza dell’Anno di volontariato femminile (AVS) e allarga a tutte le ragazze la possibilità di un servizio alla persona, alla pace e alla non violenza. Il primo anno della legge 64 non è stato facile, per vari motivi. Per le difficoltà di gestione dell’ Ufficio nazionale del servizio civile, nel passaggio delle competenze prima affidate al Ministero della Difesa; per la riorganizzazione del servizio civile in Caritas Italiana; per il calo del numero delle domande di servizio, con i conseguenti disagi in molti centri; per la necessità di un coinvolgimento e un accompagnamento dei giovani alla nuova legge da parte delle Caritas diocesane, in collaborazione con il mondo della scuola e la Pastorale giovanile. Sul piano organizzativo e gestionale importante risulterà l’approvazione del decreto legislativo, che ha avuto la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, con le disposizioni che individuano i soggetti ammessi a prestare volontariamente servizio civile, la definizione delle modalità di accesso, la durata del servizio, il trattamento. Il decreto in approvazione stabilisce la possibilità di svolgere il servizio civile volontario di 12 mesi ai giovani, anche stranieri residenti in Italia almeno da tre anni, che hanno un’età compresa tra i 18 e i 28 anni, in Italia, in ambito interregionale e all’estero, per le associazioni e gli enti iscritti a un apposito registro e con un ben definito progetto d’impiego. Il decreto prevede anche la possibilità di aspettativa a dipendenti pubblici e di imprese private che desiderano svolgere il servizio civile, come anche punteggi per pubblici impieghi e il 10% di posti in alcuni concorsi pubblici, il riconoscimento di crediti formativi nelle Scuole e nelle Università. Un aspetto importante, anche se si auspica una precisazione sul ruolo degli Enti e associazioni nazionali, è la formazione di un mese per chi svolgerà il servizio civile volontario, che potrà fornire alcuni elementi di base sugli interventi di protezione civile e un quadro di riferimento per una cittadinanza attiva. Il nostro Paese, le nostre comunità cristiane, i giovani, in questo momento di ‘ritorno alle armi’, di paure, di tensioni a livello internazionale potranno trovare nel nuovo servizio civile uno strumento importante di educazione alla pace, di concreta solidarietà, di responsabilità civile.


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