Non profit

Servizio civile, la questione è innanzitutto educativa

di Redazione

Carissimo Bonacina, mi riferisco alla proposta per il servizio civile di Michele Ferrazzano, Opera don Orione, apparsa su Vita del 24 luglio 2009 pag. 38, e ci terrei a fare alcune precisazioni.
La prima, il servizio civile non può e non deve essere il «servizio dell’assistenza degli ultimi della società»; il servizio civile è un’altra cosa.
È un anno di formazione alla difesa non violenta della patria, alla cittadinanza attiva, alla solidarietà e alla pace rivolto ai giovani; così come dettato dai principi e fini della legge 64 e come condiviso dalla maggior parte degli enti non profit che da anni si occupano di servizio civile. Gli enti assumono questo impegno nei confronti dei giovani, utilizzando anche la propria attività, per gli scopi formativi. Sono i giovani quindi l’oggetto del servizio civile e non l’ambiente, non la cultura, non lo sport e neppure “i deboli”.
Un eventuale  meccanismo premiante dovrebbe essere quindi rivolto a quegli enti che hanno maggior attenzione alla formazione del giovane relativamente a questi principi,  e non potrebbe certo basarsi su un’ipotetica, quanto discrezionale, scala di valori volta a misurare la “nobiltà” della mission associativa.
Nonostante ciò, ci tengo a precisare che già da anni i progetti di servizio civile finanziati sono più del 50% nel settore assistenziale, anche se i settori previsti sono sei. Siamo sicuramente tutti d’accordo che occorra investire nell’assistenza alle fasce deboli, ma la risposta a questo problema non può e non deve essere il servizio civile. 
Il servizio civile ha come centro il giovane e tale deve restare; una proposta e augurio è che questo giovane possa un giorno essere anche straniero.
Grazie dell’attenzione.

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