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Servizio civile, gli enti: «Le priorità siano continuità e universalità»

Licio Palazzini, presidente della Cnesc, replica all'intervista di Vita.it alla capa dell’Ufficio per il Servizio civile universale, Titti Postiglione, che aveva chiarito come difficilmente il Governo troverà i fondi per pareggiare la capienza di 300 milioni dell'anno scorso. «Significa 12mila posti in meno. L'importante ora è che si introducano le nuove norme nella programmazione triennale e si arrivi a settembre 2020 con il bando per i volontari», aggiunge Palazzini

di Lorenzo Maria Alvaro

Il primo a commentare le novità che Titti Postiglioni, capo dell’Ufficio per il Servizio civile universale, aveva raccontato in un'intervista a Vita.it è Licio Palazzini, presidente della Conferenza Nazionale degli Enti di Servizio Civile, che sempre sul nostro sito, aveva sottolineato i tre nodi su cui da mesi cercava una risposta dal sottosegratario con delega alle Pari opportunità e ai Giovani, Vincenzo Spadafora. Le tre voci erano: la programmazione triennale, la dotazione finanziaria e l’adeguamento del Dipartimento.


Partiamo dal dato saliente. Molto difficilmente non si arriverà alla quota di 300 milioni dell’anno scorso. Per la prima volta dal 2013 molto probabilmente ci sarà una copertura più bassa rispetto alle annualità recedenti…
Titti Postiglione, correttamente dice come stanno le cose. E le cose stanno che ci saranno 12mila posti in servizio civile in meno rispetto al 2018. Questo accade mentre diversi politici, anche del Governo, giudicano così importante il Servizio civile addirittura da volerlo rendere obbligatorio. C’è una contraddizione stridente. C’è però un altro aspetto che ci ha colpito delle dichiarazioni della capo dell’Ufficio per il Servizio civile universale sempre in riferimento ai fondi

Quale?
Il servizio civile universale per definizione è rivolto a tutti quelli che intendono farlo. Dire che è inimmaginabile che ci possano essere fondi per 700 milioni non vorrei che significasse mettere in discussione l’universalità. Ora magari è una battuta e allora non ci sono problemi. Anche perché conosco le idee e la tenacia con cui Titti Postiglione persegue gli obiettivi che le vengono affidati.

La Postiglione però in realtà si riferiva più che altro al fatto che anche avendo i fondi oggi non ci sarebbero progetti di alta qualità che garantiscano tutti quei posti…
È certamente vero, ad oggi, anche se erano 66.000 le opportunità proposte dagli enti nel 2018. I numeri dicono che ha ragione la dott.ssa Postiglione. Ma bisogna parlare delle cause. Organizzazioni di terzo settore ed enti locali vengono da anni, 2011, 2012, 2013 e 2014 in cui non c’era quasi più il servizio civile. Non si può pensare di avere alle spalle una gelata e immaginare che fioriscano 100mila posizione di servizio civile di qualità. Da un certo punto di vista è una dimostrazione di serietà delle organizzazioni. Ci vuole tempo per costruire opportunità formative per i giovani. E la frenata nel 2019 se non arrivano ulteriori fondi, sommata al passaggio all’Albo del SCU, potrebbe riprodurre lo stesso fenomeno. Quello che voglio dire è: mettiamoci il tempo che serve, diamo alle organizzazioni il tempo e gli strumenti e un po’ di stabilità economica e si arriverà a progetti di qualità con un’offerta molto più ampia rispetto a quella di oggi.

Un’altra vostra preoccupazione era riguardo alla programmazione triennale. Essendo seduti al tavolo con il Governo non dovreste avere sorprese. È così?
È vero che c’è il tavolo ed è una prassi importante, così come con le Regioni. Ma a quel tavolo c’è una rappresentanza qualificata ma ridotta delle organizzazioni e dei giovani. Passare da un progetto che vedeva ognuno lavorare per sé ad un sistema in cui tutti collaborano ci vuole tempo. Mi auguro che l’obiettivo venga perseguito con gradualità introducendo lentamente le novità rispetto alla modalità ordinaria. C’è però una questione che ha detto Titti Postiglione che richiede una spiegazione

Quale?
Quando dice che «entro l’anno possa essere pubblicato l’ avviso agli enti per la presentazione di programmi di intervento e progetti sulla base del Piano triennale». Per la Cnesc l’essenziale è che a settembre 2020 ci sia il Bando per raccogliere le domande dei giovani. In modo tale che a gennaio 2021 nuovi giovani entrino in Servizio. Dopo di che siamo disponibili a ragionare di tutto. Lo abbiamo anche formalizzato con tre opzioni temporali comprensive dei provvedimenti collegati, a seconda dello scenario politico. Quindi che ci siano già tutte le norme o un quadro normativo ancora manchevole dei provvedimenti. Non ci fossilizziamo sulle scadenze intermedie. L’importante è che i giovani, quando è il momento, possano fare domanda per il servizio. Ne va da una parte della continuità delle attività delle organizzazioni e degli enti locali e dall’altra dell’opportunità per i giovani.

Avete avuto modo di sentire il sottosegretario Spadafora?
Come ho già avuto modo di sottolineare abbiamo chiesto al sottosegretario la possibilità di interloquire diverse volte. He non sono andate a buon fine. Ne prendiamo atto e ognuno va per la propria strada.

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