Cultura

Servizio civile: Giovanardi, servono più giovani e più fondi

Al convegno di sabato organizzato da Ispro anche un dibattito sul ruolo dei volontari nella protezione civile

di Gabriella Meroni

Dal 2005, quando la leva non sarà più obbligatoria, il servizio civile assumerà un ruolo sempre più importante per il Paese, soprattutto nel campo della protezione civile, e quindi occorre sin da ora potenziarlo sia come numero di persone che come finanziamenti. E’ il messaggio principale scaturito dal convegno organizzato oggi a Roma dall’ Ispro (Istituto studi e ricerche sulla protezione e difesa civile), in collaborazione con l’ Unsc (Ufficio nazionale per il servizio civile) e con il Dipartimento della Protezione civile. “Occorre creare una lobby per ottenere maggiori fondi” ha detto il ministro per i rapporti con il Parlamento e con delega al servizio civile, Carlo Giovanardi, il quale ritiene che un giovane volontario debba essere pagato quasi quanto un suo equivalente militare. Quest’ anno i giovani che hanno scelto il servizio civile – ha riferito il direttore dell’ Unsc, Massimo Palombi – sono più di 20 mila, per il 2004 se ne prevedono 35 mila. Ma, di questi, solo il 5% è utilizzato in compiti di protezione civile. Una percentuale che “si può incrementare” e per questo Palombi chiede un tavolo tra Stato, Regioni ed enti del terzo settore, per “mettere a punto una strategia che faccia nascere una cultura locale della protezione civile”. Sul compito affidato ai giovani volontari nel campo della protezione civile, però, i punti di vista non sono omogenei. Per il presidente dell’ Ispro, Giuseppe Zamberletti, “grande vecchio” della protezione civile, è inaudito che l’ Italia abbia solo un corpo nazionale dei vigili del fuoco, composto tra l’ altro da poche decine di migliaia di persone (27 mila uomini più i 5 mila del servizio di leva che optano per questo lavoro), altamente professionali ma indiscutibilmente poche. “Siamo l’ unico Paese ad avere un corpo nazionale di pompieri professionali – ha spiegato Zamberletti – mentre in Germania, ad esempio, c’ è un milione e mezzo di vigili del fuoco volontari, e in Francia quasi mezzo milione”. Quindi, la ricetta – secondo Zamberletti – è quella di istituire corpi comunali di vigili del fuoco volontari, che possano gestire le emergenze: “a un esercito di elite come sarà quello prossimo venturo – ha detto – non si può affiancare un corpo di pompieri di elite”. Di diverso parere il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, per il quale “ai volontari non può e non deve essere affidato il compito di gestire l’ emergenza, bensì quello della prevenzione e previsione”. Un compito, ha precisato, importantissimo in un Paese come l’ Italia ad alto rischio ambientale, sismico, idrogeologico, boschivo. Il lavoro dei giovani del servizio civile quindi deve essere finalizzato alla tutela del territorio, devono essere “le sentinelle del territorio”. L’ emergenza, invece – ha ribadito – “deve essere lasciata ai professionisti, anche alle forze armate, che sono assolutamente indispensabili”. Il problema, secondo Bertolaso, é quello dei fondi, e il capo della Protezione civile ha caldeggiato il provvedimento – all’ esame del Parlamento nell’ ambito della Finanziaria – che introduce polizze assicurative contro gli incendi per i fabbricati: “perché sull’ auto sì e sugli edifici no?” si è chiesto. Il ministro Giovanardi ha raccolto sia lo spunto di Zamberletti che quello di Bertolaso: “si possono mettere insieme – ha detto – impiegando i volontari per le situazioni ordinarie, e poi creando una rete che sia in grado di garantire una presenza costante sul territorio”. Più difficile, a parere del ministro, è gestire le emergenze, laddove “ci vuole la professionalità ma servono anche i numeri”.


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