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Servizio civile 2017, boom dei posti ma complicato incrocio tra domanda e offerta

Primi dati sul numero di richieste presentate a fronte delle 47.529 possibilità (numero record per un singolo bando): "Gli enti della Cnesc hanno avuto 30mila domande per 15mila posti", illustra Licio Palazzini, presidente della Conferenza nazionale enti di servizio civile. Il numero nazionale dovrebbe attestarsi sulla stessa linea - due richieste per ogni posto - ma "sulla scia del pollo di Trilussa: alcuni posti rimasti senza richieste, altri anche con dieci domande per una singola posizione"

di Daniele Biella

Servizio civile, nessuna disaffezione: il bando ordinario 2017 da 47.529 posti – un numero mai così alto dal 2006 a oggi, che conferma il pieno rilancio dell’azione di politiche giovanili più efficace d’Italia dopo parecchi anni bui a cavallo dell’ultimo passaggio di decennio – troverà una copertura quasi totale. “Gli enti della Cnesc hanno avuto 30mila domande per i 15mila posti messi a disposizione. La stima totale è che si rimanga sulle 80-90 mila domande”, ovvero due richieste per ogni posto disponibile, spiega Licio Palazzini, presidente di Arci servizio civile e della stessa Cnesc, Conferenza nazionale enti servizio civile, che coinvolge una platea capace di rappresentare il 70 per cento degli enti iscritti all’albo nazionale e, in particolare, il 35 per cento dei posti dell’ultimo bando. “C’è un problema, però, che rappresenta anche una novità da monitorare: l’incrocio complicato tra domanda e offerta”, sottolinea Palazzini, “perché ci sono progetti che hanno avuto anche dieci richieste per un posto solo, mentre altri sono rimasti a secco di candidature o al massimo una sola”.

Un problema su cui, peraltro, hanno deciso di gettare luce il sottosegretario al Servizio civile Luigi Bobba e il Dipartimento Gioventù della Presidenza del Consiglio: è stato avviato un monitoraggio telematico che scade proprio oggi lunedì 10 luglio 2017 in virtù del quale si potrà sapere l’effettivo matching tra posti e richieste, perché ogni singolo ente deve fornire il numero di candidature idonee ricevute per il bando, scaduto lo scorso 20 giugno. “E’ un’ottima iniziativa perché punta a capire l’andamento delle domande così da prendere eventuali decisioni future per ridurre gli sprechi”, analizza Palazzini, che però ricorda “la tempistica infelice del bando, uscito a ridosso della fine della scuola e dell’estate, con parecchi giovani che hanno fatto domanda all’ultimo perché proprio in quel periodo impegnati con la maturità”.

Tornando all’incrocio tra domanda e offerta, se la ripartizione geografica ha comunque il suo peso – tendenzialmente arrivano più domande al Sud che al Nord, e così andrà anche questa volta – la differenza fondamentale sta nel forte aumento delle domande: “prima, con 80mila richieste su un bando di 15mila posti, l’universo era più piccolo, ora invece con i posti triplicati e l’aumento di alcune centinaia del numero totale degli enti promotori da una parte, ma con un numero costante di domande dall’altra, la differenza si vede”, continua il presidente della Cnesc, “e soprattutto chi non ha un forte radicamento o capacità di comunicazione può rimanere a secco nonostante magari nella stessa zona decine di giovani aspiranti non vengano selezionati per un progetto a cui si erano candidati in massa”. Finora, infatti, a ogni persona è concessa la scelta di un unico progetto: se va male, se ne riparla come minimo l’anno successivo.

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