Sanità e Welfare

Servizi sanitari e sociosanitari, come giocarsi al meglio il rinvio delle nuove regole per la concorrenza

Sospese fino al 31 dicembre 2026 le nuove norme per l'accreditamento in ambito sanitario e sociosanitario. Un Tavolo ad hoc ora dovrà ridisegnare il sistema di accreditamento in una chiave più inclusiva, sostenibile e meno mercantile. Anffas: «Rivendichiamo che il Terzo settore ne faccia parte»

di Sara De Carli

In un dicembre che, parlando di norme approvate in Parlamento, è stato costellato da delusioni per il Terzo settore, non va trascurata la buona notizia della sospensione fino al 31 dicembre 2026 delle nuove regole per la concorrenza, che erano state introdotte dalla legge 118/22 e dal suo decreto attuativo.

Quella legge spingeva il sistema di affidamento dei servizi nel settore sanitario e sociosanitario verso una maggiore competitività e trasparenza, senza fare però alcuna distinzione tra gli enti profit e non profit. La riforma, oggi sospesa, prevede selezioni periodiche basate su criteri oggettivi per accreditare le strutture, promuovendo efficienza e qualità: una finalità positiva, rispetto a cui però in realtà c’erano moltissime preoccupazioni da parte degli enti di Terzo Settore per il fatto che sarebbero di fatto stati posti sullo stesso piano degli enti profit.

Ecco che «alla luce delle difficoltà da più parti manifestate, sia in termini applicativi che di impatto sugli enti di Terzo Settore, con l’articolo 36 della Legge n. 193/24, il legislatore ha opportunamente deciso la sospensione temporanea (fino al 31 dicembre 2026) di tali disposizioni», spiega Anffas in una nota. Questa sospensione, «fortemente voluta e sostenuta da Anffas», consente di “guadagnare tempo” per mettere mano ad una revisione normativa che sia maggiormente organica ce che tenga conto del particolare “status” degli enti di Terzo settore. Un apposito “Tavolo di lavoro per lo sviluppo e l’applicazione del sistema di accreditamento nazionale” dovrà trovare la nuova quadra.

Qui il documento di approfondimento elaborato dal Centro Studi Giuridici e Sociali di Anffas Nazionale.

Cosa succede nelle Regioni che hanno già avviato l’attuazione della legge 118/2022?

Per Anffas «l’auspicio rimane quello di un esonero degli enti del Terzo Settore dall’applicazione della norma», ma «nelle more di una nuova formulazione della stessa» sarà fondamentale «scongiurare il fatto che le procedure di accreditamento e contrattualizzazione già avviate possano subire un blocco temporaneo in attesa di ricevere nuove indicazioni da parte del Tavolo di lavoro istituzionale».

Toscana, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Umbria e Veneto infatti erano già partite con l’attuazione della legge 118/2022 e del decreto del ministero della salute del 19/12/2022. Il timore di Anffas, oggi, è quello che si mettano in stand by le procedure di accreditamento già avviate, cosa che «andrebbe a creare un clima di incertezza per gli operatori coinvolti in selezioni pubbliche o in avvisi di manifestazione di interesse. Una simile situazione potrebbe, tra l’altro, ingenerare contenziosi amministrativi e ritardi nell’erogazione dei servizi, con inevitabili ripercussioni sulla cittadinanza e sugli enti erogatori».

La richiesta in sostanza è che arrivi dal livello centrale un provvedimento chiarificatore: diversamente «si potrebbe rischiare di generare disparità tra territori, con alcune Regioni che potrebbero decidere di mantenere operativi i processi in corso e altre che potrebbero optare per un congelamento totale». Per le strutture già accreditate invece, la norma è chiara nel dire che l’accreditamento resta, pur in attesa dei criteri che verranno individuati dal Tavolo: è così garantita la continuità operativa. Anffas però nota «occorre porre la massima attenzione per evitare che l’assenza di nuove selezioni possa generare squilibri tra domanda e offerta, in particolare nelle aree con una carenza di strutture accreditate».  

A parere di Anffas, pertanto, «la soluzione ottimale sarebbe quella di garantire che le strutture già accreditate possano mantenere il loro “status” fino al termine del periodo di sospensione, a condizione che rispettino i requisiti di qualità e sicurezza stabiliti; fermo restando che le Regioni possono senz’altro continuare a rilasciare nuovi accreditamenti, facendo riferimento alla pregressa normativa».

In questo contesto complesso, la concertazione tra il livello nazionale e quello regionale, con il coinvolgimento del Terzo settore «appare cruciale per assicurare una transizione armonica e omogenea su tutto il territorio, evitando disparità e garantendo la continuità assistenziale ai cittadini e la qualità delle prestazioni rese».

Il ruolo del Terzo settore

Il documento di Anffas rivendica l’inclusione degli enti di Terzo settore al Tavolo di lavoro per lo sviluppo e l’applicazione del sistema di accreditamento nazionale, «non solo per rappresentare le specificità del Terzo Settore, ma anche per evitare che le logiche di mercato prevalgano a discapito della qualità, della trasparenza e dell’efficacia dei servizi sanitari e sociosanitari». Il Terzo Settore, infatti – si legge nel documento di Anffas – «non è un semplice operatore economico, ma un soggetto che contribuisce in modo sostanziale alla costruzione di un welfare che risponda alle esigenze della “società del bisogno”. Pertanto, escludere gli Ets dai processi decisionali o sottoporre lo stesso a mere logiche di mercato, equivarrebbe a ignorare il loro apporto fondamentale, compromettendo la possibilità di sviluppare soluzioni innovative e collaborative capaci di migliorare la vita delle comunità vulnerabili. In coerenza con i principi costituzionali e con il modello di amministrazione condivisa sostenuto dalla Corte Costituzionale, il Terzo Settore deve, quindi, essere riconosciuto come partner privilegiato in regime di corresponsabilità nel perseguimento di fini costituzionalmente rilevanti e nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale dell’amministrazione pubblica, contribuendo alla realizzazione di un sistema sanitario e sociosanitario più equo, inclusivo e orientato al bene comune e alla centralità della persona».

La sospensione della normativa è, in sintesi, «un’imperdibile occasione per ripensare, entro il 31 dicembre 2026, il sistema di accreditamento in una chiave più inclusiva, sostenibile e meno mercatile, almeno per quanto riguarda la specificità del Terzo settore. Tale periodo di sospensione, per il Terzo settore, non deve essere visto come un’interruzione, ma come una fase di transizione attiva verso un sistema sanitario e sociosanitario più prossimo ai bisogni delle persone con disabilità e con fragilità. Sarà questa una delle tante sfide del 2025 che attendono le organizzazioni di rappresentanza del Terzo Settore, tra le quali, Anffas».

In apertura, foto di Vince Paolo Gerace, LaPresse. Bambini di una scuola elementare milanese incontrano gli anziani della Rsa Santa Marta per uno scambio 

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