Non profit
Servizi pubblici locali L’Italia che non funziona più
La fotografia di Cittadinanzattiva, Auser, Bankitalia
di Redazione
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Scarsa soddisfazione degli utenti-cittadini, confusione normativa, servizi votati al risparmio e non alla qualità, disparità negli standard
di qualità delle prestazioni erogate, terzo settore tenuto fuori dalla programmazione. Un quadro desolante, di cui fanno le spese i cittadinisegue da pag. 33
Bassissimo anche il livello dei servizi locali, che in alcuni casi non sono stati proprio attivati o messi a disposizione dei cittadini e fanno registrare un’impennata del 171% di lamentele in più rispetto al 2007. Di qui la suddetta “violazione del diritto ai servizi” che, con quello all’informazione, risulta il più disatteso (18% ciascuno). L’Auser parla invece di servizi diseguali, in particolare di quelli socio-assistenziali, nel rapporto che prende in esame le caratteristiche dei bandi per l’affidamento dei servizi alla persona di un campione di Comuni con più di 30mila abitanti: si tratta di questioni che si intrecciano con le annose problematiche connesse al nuovo Codice degli appalti. Se da un lato è in crescita la percentuale della spesa comunale finalizzata all’assistenza (dal 46% del 2006 al 47,4 del 2007) impiegata per affidare a cooperative sociali e organizzazioni del terzo settore la gestione di interventi e servizi socio-assistenziali, dall’altro l’assenza di regole certe provoca esperienze di “gestione di serie B” dei servizi sociali, e non consente alle organizzazioni di svolgere ruoli importanti nella programmazione sociale o nell’effettiva applicazione del principio di “sussidiarietà orizzontale”.
Le principali criticità riguardano disparità nel trattamento del personale e negli standard di qualità delle prestazioni erogate, vistose carenze nella programmazione sociale e nei sistemi di controllo delle attività affidate all’esterno. Questo perché, pur essendo migliorata la qualità delle regole dei bandi (il 73% di loro disciplina in modo dettagliato le relazioni tra enti locali e soggetti affidatari), continuano a permanere numerose criticità nella gestione dei servizi sociali. Come quella che rileva che il 16% delle gare è indetto sulla base del criterio di aggiudicazione al prezzo più basso: una formula che ignora le componenti tecniche e qualitative delle offerte, e che è adottata ancora dai Comuni, nonostante sia la legge 328/2000 che le norme regionali di settore sollecitino da tempo le amministrazioni pubbliche ad abbandonarla. Disattesi risultano anche gli indirizzi della riforma dell’assistenza per la diffusione delle forme di aggiudicazione “negoziate”, volte a sviluppare – attraverso l’appalto concorso e la coprogettazione – le capacità progettuali dei concorrenti del terzo settore. I rapporti tra enti territoriali e imprese sociali si limitano all’affidamento della gestione di servizi sociali e non promuovono la partecipazione alla fase di programmazione territoriale. Infine, la breve durata degli incarichi – che al Mezzogiorno è spesso anche di pochi mesi – costituisce un ulteriore elemento di incertezza nelle prestazioni.
Molte criticità sono dovute a carenze del quadro normativo e alla mancata attuazione dei processi di riforma, con il permanere di una discrepanza tra l’assetto normativo nazionale e la frammentarietà delle interpretazioni a livello locale. Lo sottolinea l’indagine di Bankitalia che mostra l’elevato grado di instabilità che caratterizza l’assetto regolamentare. Alla frammentazione del quadro normativo e organizzativo hanno concorso le ripetute modifiche, la sovrapposizione tra norme generali e norme di settore, i nuovi assetti istituzionali e la distribuzione delle varie competenze tra Stato, Regioni e Comuni.
A fare le spese di questa confusione normativa e di una pubblica amministrazione votata al risparmio e non alla qualità, sono soprattutto i cittadini. Occorre allora definire regole certe e garantire imparzialità e trasparenza nelle procedure di selezione dei soggetti più affidabili a cui assegnare la progettazione e la gestione dei servizi. Concordo con Bankitalia sulla necessità di prevenire possibili conflitti d’interessi soprattutto quando alla gara concorra una società partecipata dall’ente locale e ritengo, infine, che non si debba perdere mai di vista il fine ultimo dell’affidamento dei servizi: garantire che essi siano gestiti con efficacia perché possano essere di reale utilità al cittadino.
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