La cooperazione sociale è nata ed ha operato per molto tempo in uno scenario che vedeva una autonomia prossima alla netta separazione tra i mondi della sanità e del sociale, quanto a sistemi di pensiero e linguaggi, a culture organizzative, a prassi operative, a sistemi di governance. Basta pensare a quanto due espressioni quali “cura” e “stare bene” hanno assunto nel tempo senso e declinazione diversi, nel sociale e in sanità.
In quella cornice, si è ritenuto a lungo che nella sua stessa denominazione la cooperazione sociale vedesse definiti i confini invalicabili del proprio agire. La proposizione di un suo possibile ruolo in Sanità è stato non di rado considerato alla stregua di un ossimoro, che esprimeva, insieme, una soggettiva ed interessante volontà di sviluppo ed una meno credibile autoreferenzialità nell’approccio alla realtà effettiva.
Sarebbe difficile, anche se lo si volesse, non avere la palpabile percezione che quello scenario e queste valutazioni descrivono più il passato che il presente, e a fatica sembrano in grado di declinarsi al futuro. È cambiato lo scenario, ed in evoluzione è il ruolo concreto della cooperazione sociale.
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