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Sergio Segio: se il cinismo della politica si nutre di valori

Per contrastare questa tendenza servono gesti simbolici, ma anche una distanza dai partiti politici.

di Riccardo Bonacina

Il veto posto dai vertici del Pd nei confronti della candidatura di Sergio D?Elia, oltre a negare ogni valore etico al cambiamento, costituisce uno strappo alle stesse regole di quel neonato partito e cozza contro ogni regola giuridica e principio costituzionale. Vale a dire con la legge suprema di quella democrazia che, oltre due decenni fa, per fortuna ha sconfitto la violenza armata. Sergio D?Elia, dopo aver scontato per intero la condanna ricevuta per la militanza in Prima Linea negli anni 70, tempo addietro ha ottenuto la cosiddetta ?riabilitazione?, istituto che, ai sensi dell?art. 178 del Codice penale, estingue ogni pena accessoria ed effetto penale della condanna ricevuta. Peraltro, è uno dei pochissimi a trovarsi nello stato del ?riabilitato?, dato che questa misura viene quasi sempre negata agli ?ex terroristi?. D?Elia, nonostante sia persona che ha pagato per intero i propri errori di 30 anni fa, nonostante sia appunto giuridicamente ?riabilitato?, nonostante sia da decenni quotidianamente impegnato per promuovere una cultura della nonviolenza, non potrà dunque candidarsi. Lui stesso, peraltro, in questi giorni è parso disponibile a un passo indietro, memore della precedente esperienza: dopo che nelle ultime consultazioni era stato eletto è stato letteralmente e pubblicamente linciato per mesi sui media. Un linciaggio che è toccato e tocca a chiunque altro degli ?ex terroristi? abbia la sventura di essere oggetto di articoli di stampa. Sono recenti i casi di Susanna Ronconi, che si vorrebbe impossibilitare a lavorare nel terzo settore; di Renato Curcio, cui si vorrebbe impedire ogni apparizione pubblica; di Vittorio Antonini, ora impegnato sui temi carcerari; o dell?ex ordinovista nero Pierluigi Concutelli e – mi si consenta – del sottoscritto, frequentemente oggetto di inviti alla gogna e alla costrizione al silenzio da salotti televisivi o dalle colonne di autorevoli quotidiani.Per contrastare questa tendenza alla gogna perenne servono anche gesti simbolici e controcorrente. Si apra dunque la porta che il Pd ha chiuso, si rendano ospitali le liste a ex terroristi, ex detenuti, tossici, immigrati, operai, precari, ai tanti paria e invisibili che questa ?politica dei valori? e delle apparenze, verticale e autoritaria, sta producendo. Come ha scritto Gustavo Zagrebelsky, «non si parla mai tanto di valori, quanto nei tempi di cinismo».

Sergio Segio, Milano

Caro Sergio, concordo su tutto. Un solo dubbio: va bene il gesto simbolico, ma anche una certa distanza dalla politica e dai partiti. C?è così tanto lavoro sociale da fare…


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