Cultura
Sergio Givone. Ragioni globali sì, guerra globale no
Il professore di estetica e romanziere, vuole discutere di globalizzazione con tutti: "e Firenze non abbia paura", dice
Sergio Givone, professore ordinario di Estetica alla facoltà di Filosofia dell?Università di Firenze, è uno studioso eclettico, oltre che un interlocutore di grande gentilezza. Prova ne è il suo ultimo romanzo, Nel nome di un dio barbaro (Einaudi), dove parla di Eros come nei libri di filosofia parla di Ethos. È anche impegnato in prima linea nell?analisi critica dei processi di globalizzazione assieme alla sua università, che ha organizzato un ciclo di seminari ad hoc, entrando nel vivo dei temi del Forum.
Vita: La spinta del movimento no global si è esaurita?
Sergio Givone: Non credo affatto che la spinta del movimento di critica alla globalizzazione sia esaurita, anche se vi sono tante forze, al suo interno, che spingono in direzioni diverse, alcune delle quali negative. Chiunque ha studenti o figli, però, sa benissimo che il movimento no global continua ad affascinare.
Vita: Quali le armi teoriche di un movimento che critica la globalizzazione?
Givone: Sono molte le discipline che devono essere coinvolte, da quelle scientifiche (senza studiare i dati non si va da nessuna parte) a quelle umanistiche, sulle quali insisto di più: sociologia e filosofia, ovvio, in particolare filosofia della storia. è in crisi l?idea stessa (illuministica) di progresso assieme all?ottimismo nelle sorti future della globalizzazione. Come ha detto bene Baumann, sembriamo tanti passeggeri di un aereo dalla rotta tracciata, ma che viaggia senza pilota. Troviamolo. Vivere tutti nello stesso mondo non fa scomparire l?altro, lo straniero, e nemmeno le conflittualità che questi porta con sé. Ma si tratta di scegliere una via che non escluda nessuno dall?orizzonte futuro.
Vita: Scelte gravide di conseguenze anche sullo scenario politico internazionale?
Givone: Certamente. Cadono le barriere, viene meno la sovranità nazionale, ma questa va ceduta a chi? A organismi sovranazionali privi di forza e poteri reali? Oppure al solo Stato che si arroga la decisione di gestire un uso imperiale della forza e del deterrente militar-nucleare, e cioè gli Stati Uniti? Spero proprio di no.
Vita: Serve ancora la dicotomia destra-sinistra o è meglio il trasversalismo?
Givone: Il movimento no global o new global, a seconda di come lo si voglia chiamare, è per sua fortuna una realtà più complessa, più sfaccettata e anche più sfumata dei partiti politici di tutti gli schieramenti. Ma una cosa è certa: le istituzioni non partitiche sanno dialogare con loro molto meglio. Penso alla Chiesa cattolica con il suo insistere sul principio dell?umano e della solidarietà. Salvaguardare le fedi e le identità sociali ha a che fare con il primato dell?umano sull?economico, per fortuna oggi non più invincibile.
Vita: Lei, personalmente, parteciperà al Forum mondiale a Firenze? O teme i vandali?
Givone: Sarò sincero, un po? di paura ce l?ho, ma credo che quella di offrire una città come Firenze a sede e anche come palcoscenico al movimento sia stata una scelta importante, coraggiosa e opportuna. Cosa si voleva, altrimenti? Ridurre un movimento di tale portata alla difesa dagli spaccatutto o confinarlo in una riserva indiana? Firenze rischia se stessa e i suoi gioielli ogni giorno, con i turisti. Può a buon diritto, dunque, diventare teatro di discussioni che coinvolgono tanta gente e riguardano il futuro e la vita di tutti.
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