Mondo
Serbia e Bosnia, esempio di coraggio oltre la catastrofe
Dopo il nubifragio, a colpire è l'attivismo di decine di migliaia di volontari senza divisa, donne e bambini compresi, che si stanno muovendo per portare aiuto e mettere in sicurezza il territorio
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Dieci milioni di dollari sono arrivati ieri dallo sceicco Sheikh Mansour Bin Zayed Al Nahya, principe ereditario di Abu Dhabi. Cinquecentocinquantamila euro, l'intero premio del torneo internazionale di Roma, è invece quanto donato dal fresco vincitore, il tennista Novak Djokovic. Sono due esempi, spettacolari ma concreti, di quanto sta accadendo attorno ai Balcani.
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Uno striscione esposto al Foro italico (lo vedete qui accanto) inneggiava al tennista serbo: "Ferma Rafa e la pioggia". La risposta del serbo, numero 2 al mondo, non si è fatta attendere e il punteggio di 4-6, 6-3, 6-3,in 2 ore e 19' di gioco ha liquidato il numero 1, lo spagnolo Rafa Nadal. Alla domanda di un giornalista che gli chiedeva dove fosse la Serbia, Novak Djokovic si è messo una mano sul cuore, dichiarando: “è proprio qui”.
Cuore e coraggio sono parole che circolano in queste ore, senza l’enfasi che solitamente le contraddistingue: a colpire chiunque abbia un occhio attento è soprattutto la solidarietà interna, che ha le mani, i volti e i cuori di decine di migliaia di volontari.
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“I serbi”, dichiarano fonti ufficiali russe, “ci hanno colpito per il loro coraggio e il loro orgoglio”. Proprio da Mosca sono giunti ieri aerei cargo con ingegneri, ufficiali del genio civile e materiale tecnico, necessario per mettere in sicurezza le centrali a carbone. In queste ore il fiume Sava è tornato a fare paura. L’allerta – come si vede nella cartina qui sotto, tratta dall’European Floods Portal – è alta e sta toccando anche la Croazia.
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Al disastro nelle città e nelle campagne serbe e bosniache, interamente sommerse dall’acqua, rischia di aggiungersi una nuova catastrofe. Per ora sono quaranta i morti accertati, ma il Ministero degli Interni serbo correttamente non vuole fare il conto delle vittime, per non alimentare la paura e perché, oggettivamente, non serve. Ciò che conta, in questo momento, è agire e reagire e le popolazioni dei Balcani, nessuno escluso, lo stanno facendo.
@oilforbook