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Serbia e Bosnia: è emergenza alluvione
Oltre trenta morti, migliaia di sfollati e abitazioni distrutte, un'agricoltura in ginocchio. Tutto questo mentre cresce il timore per i depositi di carbone e per le mine antiuomo che l'inondazione potrebbe riportare alla luce
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Sono oltre trenta, allo stato attuale, i morti causati dallo straripamento di fiumi e torrenti nella Serbia centro-occidentale e nel nordest della Bosnia. Le piogge di questi giorni hanno rapidamente ingrossato i corsi d'acqua – in particolare il fiume Sava, che ora sta minacciando anche la Croazia del sud, in particolare la regione della Slavonia.Sono centinaia di migliaia gli sfollati. 10.000 i senza tetto e circa 100.000 le abitazioni distrutte. Una catastrofe, dovuta a precipitazioni che ha fatto ingrossare fiumi e torrenti arrivati a livelli mai raggiunti.
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Il fiume Sava è un affluente del Danubio che si forma in Slovenia, al confine tra Italia e Austria e , con una lunghezza di 940 km e un bacino 95.719 km², segna il confine tra Croazia, Bosnia Erzegovina, Vojvodina (una regione autonoma) e Serbia, bagnando le città di Lubiana, Zagrabria e Belgrado. Questo fiume, radicato nella storia e nelle tragedie dei Balcani, ora desta non poche paure.
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Con l'acqua, infatti, rischiano di venire allo scoperto migliaia di mine antiuomo che giacciono nei terreni dal 1992. La stima è di 120mila mine, in 9,416 campi segnalati, ma l'acqua le può portare ovunque e il fango rendere impossibile o ardua la loro rilevazione. Le mine inesplose, disperse in prossimità dei centri abitati sarebbero una tragedia nella tragedia.
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Un'altra emergenza è quella delle centrali a carbone presenti in Serbia: sono migliaia i volontari e i soldati impegnati a costruire barriere con sacchi di sabbia attorno a Kostolac, dove si trova il cuore energetico del Paese. I 5 km di barriera basterann0? I depositi di carbone sono tra le principali preoccupazioni, assieme alle mine.
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L'energia elettrica è stata tagliata del 40% in tutto il Paese e un eventuale collasso della centrale – ci confermano alcuni dirigenti del gestore serbo dell'energia, potrebbero avere conseguenze catastrofiche anche dal punto di vista dei danni, stimati in 100 milioni di euro. In ogni caso, risultano difficilmente quantificabili i danni all'agricoltura, che rappresenta il 10% del Pil nazionale, ed esce completamente distrutta dall'alluvione.
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Molti aiuti stanno arrivando dall'estero, dalla Russia in particolare sono giunti aerei cargo con uomini e mezzi destinati alla regione circostante alla città di Obrenovac, dove il fiume Sava (che vedete nell'immagine qui sotto) desta maggior timore.
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Il governo della Serbia ha lanciato il suo Sos all'Europa, ma nel frattempo sono tantissimi i volontari serbi – studenti, operai, ma anche affiliati alle società sportive di canottaggio, rafting e sport estremi – si stanno muovendo.
Papa Francesco ha invitato alla preghiera e mosso la sua rete, mentre lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahj, di Abu Dhabi. ha donato un’ingente somma per l’emergenza. Dal Montenegro, i cittadini si stanno organizzando dando vita a una commovente mobilitazione.
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Nella piazza della capitale Skopje (come si vede dalla fotografia qui sopra) è stata organizzata una raccolta di abiti da inviare in Serbia. Nella speranza che sui serbi non ricominci a piovere e che l'Unione Europea tenda loro una mano.
@oilforbook