Formazione
Senza stress, la maturità riesce meglio
Al liceo scientifico Morgagni di Roma è attiva, fin dal 2016, una sezione che si chiama "Scuola delle relazioni e della responsabilità", in cui i ragazzi partecipano attivamente alla vita scolastica, ma senza stress. I voti, a parte quelli in pagella, sono aboliti e ciascuno può trovare un apprendimento personalizzato, anche grazie al sostegno dei pari. Una delle storie che trovate su VITA di settembre
La qualità delle relazioni all’interno del contesto scolastico – sia tra pari che tra studenti e docenti – è fondamentale quando si parla di educazione e di apprendimento ed è uno dei principali antidoti alla dispersione scolastica. È da questa idea, insieme alla convinzione che le buone pratiche didattiche possano essere decisive per il futuro dei ragazzi, che ad alcuni professori del liceo scientifico Morgagni di Roma è nata l’idea di una Scuola delle relazioni e delle responsabilità, una delle esperienze di istruzione partecipativa inserite nel numero di settembre di Vita. Si tratta di un’intera sezione, inaugurata nel 2016, all’interno della quale si applicano metodi di insegnamento sperimentali. “Una volta, la famosa psicologa dell’apprendimento Daniela Lucangeli è venuta a tenere una formazione da noi”, racconta Vincenzo Arte, uno dei docenti promotori del progetto, “e ci ha fatto vedere dei grafici, che dimostravano che in Italia la scuola, in generale, è molto ansiogena. C’è poi un altro episodio che mi ha fatto molto pensare: una volta siamo andati con gli studenti in gita al Museo della Scienza e della Tecnica di Monaco e ho comunicato agli alunni che, tornati a casa, avrebbero dovuto fare una relazione. Al che una ragazza mi ha detto che le avevo rovinato una gita che aspettava da sei mesi”. Da questi episodi nasce una riflessione. Perché non lasciare che ognuno affronti le esperienze educative con la propria sensibilità, rispettando i tempi di ciascuno e promuovendo il benessere in classe?
Uno degli elementi fondamentali della Scuola delle relazioni e delle responsabilità è che, nel corso dell’anno scolastico, non ci sono voti numerici, ma solo valutazioni discorsive da parte dei docenti. “Ci veniva consegnato un resoconto, che sottolineava i nostri punti di forza e i nostri punti di debolezza”, racconta Irene Giampaolo, studentessa fresca di diploma col massimo dei voti, cento su cento, “che non ci sminuiva, ma puntava l’attenzione sulle nostre caratteristiche su cui avremmo potuto puntare e sugli aspetti che invece dovevamo potenziare”. Negli ultimi tempi gli studenti hanno concordato anche di poter chiedere un corrispettivo numerico della valutazione – ricorda la giovane – in modo da evitare sorprese in pagella. Altro elemento di crescita per gli adolescenti è l’autovalutazione, una competenza utile anche per l’ingresso nel mondo del lavoro dopo la scuola. Spesso, infatti, molti studenti tendono ad avere una bassa autostima, che li porta a pensare di aver svolto prove peggiori di quelle effettivamente realizzate.
“Cerchiamo di rendere efficace il tempo in cui i ragazzi stanno a scuola”, continua il professor Arte, “in modo da lasciare meno lavoro possibile da fare a casa; li teniamo più attivi possibile, così che facciano sempre qualcosa, perché si ricorda meglio quello su cui si è lavorato in prima persona”. Spesso, all’interno della classe, ci sono diverse “stazioni”, in cui ogni alunno può trovare esercizi differenti. Molte volte sono gli studenti stessi che si sostengono, si aiutano, secondo le loro predisposizioni e capacità; così i ragazzi si sentono più coinvolti, ascoltati e compresi. E, per questo, le percentuali di abbandono del percorso scolastico sono più basse rispetto alle altre sezioni. Ma non bisogna pensare che sia un indirizzo che sacrifichi la preparazione. Alla prova dell’esame di maturità, la Scuola delle relazioni e delle responsabilità ha retto più che bene: nell’ultimo anno, tra gli alunni che l’hanno frequentata, ci sono stati due cento e lode e tre cento. A contribuire a questi successi, la riduzione dell’ansia e dello stress.
“Ci organizzavamo coi professori per compiti e interrogazioni programmati “, dice la studentessa, “e questo mi ha aiutato tantissimo: ho fatto per tanti anni pattinaggio artistico a livello agonistico e coniugare vita scolastica e vita sportiva sarebbe stato molto difficile in un altro tipo di indirizzo”. Coi docenti, raccontano gli alunni, il rapporto non era verticale, di imposizione degli uni sugli altri. “Abbiamo stabilito una relazione serena coi prof”, ricorda la ragazza. “Anche chi non andava tanto bene a scuola o aveva delle difficoltà riusciva a trovare un punto di incontro con gli insegnanti, era una stretta di mano comune, una condivisione di un percorso; in classe lavoravamo molto, ma senza stress eccessivo”.
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