Cultura
Senza stipendio da sei mesi ma aspettiamo ad arrenderci
In periferia "Il millepiedi" continua a garantire assistenza ai tossicodipendenti
di Redazione
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“Il millepiedi” è nato 17 anni fa nella periferia orientale di Napoli. «Anzi, nella periferia delle periferie», si corregge sorridendo Pasquale Calemme (nella foto), presidente della cooperativa. In effetti, la vecchia masseria che la ospita si trova all’estremità di una serie di strade che fanno capo a quartieri diversi: Poggioreale, San Pietro a Patierno e Ponticelli, più il grosso comune di Casoria, 80mila abitanti. All’interno della masseria, oltre agli uffici, c’è una casa alloggio per malati di Aids che ospita otto persone e una bambina; chi vive qui viene curato, ma anche avviato a un percorso di reinserimento sociale e lavorativo. Oltre a lavorare con e per le persone sieropositive, gli operatori della cooperativa si occupano di un centro diurno per giovani tossicodipendenti e di servizi di educativa territoriale e tutoraggio per conto del Comune. Anche loro, come tutti quelli che a Napoli operano “nel settore”, sono in fermento.
«Nella nostra cooperativa», racconta Pasquale, «lavorano più di 40 persone, tra dipendenti e collaboratori. È chiaro che se la situazione non si risolve, senza liquidità, con gli stipendi arretrati e con i soldi da restituire alle banche, potremmo essere costretti a fare a meno di qualcuno. Sarebbe una sconfitta, dal momento che alcuni di loro hanno cominciato a lavorare qui poco più che ventenni e oggi hanno quasi cinquant’anni».
Pasquale di anni ne ha 45, è originario della zona e racconta, sempre con il sorriso sulle labbra, della nascita de “Il millepiedi”, che oggi fa parte del consorzio Core, nato nel 2001 che e riunisce le cooperative “Il grillo parlante”, “Bambù” e “Obiettivo Uomo”. «Niente di speciale, ma allo stesso tempo una bella storia: un gruppo di ragazzi vicini alla comunità parrocchiale, che si unisce ad altri ragazzi, sempre del quartiere, di estrazione sociale e culturale diversa, ma tutti con un forte senso di appartenenza al territorio e uniti dal desiderio di lavorare nel sociale, nell’assistenza agli anziani, ai disabili, ai tossicodipendenti, ai minori in difficoltà…».
Alla fine della mattinata gli operatori si riuniscono in cerchio, in riunione. Discutono, si confrontano; la professionalità e la passione con cui si dedicano alla loro attività è evidente. «Purtroppo c’è chi ha capito i rischi che corre e dice: “Io voglio lavorare nel sociale, e farlo bene, mentre in questa città, in questa regione non è più possibile. Ci toccherà andare via”». Gli operatori de “Il millepiedi”, come tantissimi altri loro colleghi, non ricevono stipendio da sei, sette mesi.
Le spettanze arretrate, l’impossibilità di ottenere ulteriori finanziamenti dalle banche, la situazione di stallo istituzionale, con lo spettacolo pietoso di Regione Campania e Comune di Napoli che mentre il sistema va a rotoli si rimpallano le responsabilità guardandosi in cagnesco, non fanno sperare un granché per il futuro. Il rischio di chiusura è concreto. Chi lavora, nel frattempo, va avanti come sempre, ma dice: «Non sappiamo per quanto». Senza che si riesca a capire se nei loro sguardi ci sia più delusione, sconforto o incredulità. [R.R.]
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