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Senza atomica, una mostra per riflettere

Ultimo giorno a Brescia prima di un tour italiano per “Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, una mostra realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. La mostra propone cinque snodi che dovrebbero generare consapevolezza.  Uno su tutti: la simulazione del lancio di una bomba nucleare su Brescia.

di Marco Dotti

Una stanza della mostra “Senza atomica

Alla domanda «che cosa è l’uomo?» si possono dare infinite risposte. Tutte parziali. Tutte, di conseguenza, paradossali. Ma, quando ci si trova in situazione-limite, quando sfumano i confini tra rischio e pericolo, ciò che conta è la domanda. Non le risposte, se le risposte rimangono, per l’appunto… parziali. Una situazione-limite è ciò che scuote nel profondo, annichilendo del tutto o ridestando energie spirituali che si credevano irrimediabilmente perse. Una situazione-limite radicale è certamente rappresentata dall’irruzione nella vita quotidiana del pericolo atomico. Un pericolo che pensavamo di aver relegato nell’immaginario del secolo passato. Invece…
«La situazione-limite creata dall’esistenza della bomba atomica non è che l’esasperazione della situazione drammatica in cui costantemente vive l’uomo, quando sappia chiarificare il significato della sua esistenza» – scriveva Remo Cantoni, introducendo così il poderoso lavoro che nel 1958 il filosofo Karl Jaspers dedicò alla Bomba atomica e al destino dell’uomo (tradotto nel 1960 per i tipi de il Saggiatore).

«Trascurare e abbandonare l’essere umano sarebbe per noi come un sommergerci nel nulla», aveva già rimarcato altrove Jaspers. Aggiungendo: «“Che cosa è l’uomo?” Ecco la questione capitale. Ma l’uomo non è un essere sufficiente a se stesso e chiuso in se stesso. Invece, l’uomo è quello che è mediante ciò che fa suo.  In ogni aspetto del suo essere l’uomo è in relazione con qualcosa di altro. In quanto si trova nelle situazioni concrete ed effettive della vita, in quanto esserci è in relazione col suo mondo. In quanto coscienza in generale, si trova in relazione con gli oggetti del suo conoscere. In quanto spirito, si trova in relazione con l’idea del tutto secondo che gli si determina e gli si presenta volta per volta. In quanto esistenza, è in relazione con la Trascendenza. L’uomo diventa uomo sempre in quanto si offre e si dà a ciò che è altro. Solo tuffandosi nel mondo degli oggetti, nelle idee, nella Trascendenza, egli diventa realmente se stesso».

In sintesi, per l’uomo l’esistenza è possibilità attraverso la scelta. Una scelta che lo fa avanzare verso il suo essere o retrocedere verso il nulla. Chiamavamo tutto questo etica, prima che il moralismo svuotasse da dentro anche questa bella e nobile questa parola.

Negli stessi anni in cui Jaspers scriveva queste parole, Oskar Morgenstern, economista matematico, scopritore con John von Neumann della teoria matematica dei giochi, nel suo The question of national defence avvertiva: «Un giorno un’arma nucleare esploderà in modo puramente accidentale, senza alcuna connessione con piani militari. La mente umana non può costruire qualcosa che sia infallibile». Il rischio, secondo le analisi pionieristiche di Morgenstern, non sarebbe legato a guerre nucleari deliberatamente innescate da individui perversi o folli, ma a malfunzionamenti tecnici casuali o errori umani. Questo rischio, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale di nuova generazione e con livelli di decisione finale sempre più delegati a processi algoritmici, è diventato terribilmente concreto: con arsenali nucleari sempre più interconnessi ad apparati di secondo livello, fatto che rende la gestione dei sistemi tecnologici di monitoraggio, controllo e comando molto complessa. Una situazione sempre al limite che, nel linguaggio militare, viene definita della “freccia spezzata” (broken arrow) per riferirsi a incidenti che coinvolgono armi nucleari e possono, date certe condizioni, innescare un conflitto.

La mostra

Difficile non correre a rileggere le pagine di Jaspers o Morgenstern – e non pensare all’egomania prima sedotta, poi abbandonata da funzionari e aggregati di interesse messa in scena da Christopher Nolan nel suo Oppenheimer – dopo aver visto “Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, mostra realizzata grazie ai fondi dell’8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, che si chiude oggi a Brescia: prima di numerose tappe dove il piano dell’esperienza della catastrofe atomica viene ricordata, rievocata e, per quanto possibile, rivissuta in un contesto immersivo nei luoghi delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki attraverso  le esperienze dei sopravvissuti – gli hibakusha.

Senzatomica è anche una campagna per generare consapevolezza sulla minaccia delle armi nucleari che ha lo scopo di creare un movimento di opinione per la ratifica da parte dello Stato italiano del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW) approvato all’ONU il 7 luglio 2017 ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021.

Il percorso della mostra – la cui direzione artistica è di Massimo Pitis che si è avvalso di un team d’eccezione, tra cui Anna Barbara, delDipartimento di Design del Politecnico di Milanoche hacurato gli allestimenti insieme a un team di collaboratori con il supporto delLaboratorio Allestimenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano – si sviluppa dai principi iniziali del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) che fanno da file rouge guidando il visitatore. Il Trattato, come frutto di maturazione politica globale e consapevolezza civica, è considerato elemento di speranza e salvezza per l’umanità: primo strumento giuridicamente vincolante che va a colmare una lacuna sull’abolizione delle armi nucleari, il Trattato non è stato ancora ratificato dall’Italia, nonostante l’approvazione dell’Assemblea Generale dell’Onu il 7 luglio 2017.

La mostra propone cinque snodi che dovrebbero – si spera – generare consapevolezza.  Uno su tutti: la simulazione del lancio di una bomba nucleare su Brescia. Lo scorso 19 ottobre, quando l’allarme è suonato nella base Nato di Ghedi (25 km dalla Capitale italiana della cultura 2023) non si è trattato della solita esercitazione, ma di un salto di livello. Non è un caso, dunque, che la mostra inizi il suo tour partendo da Brescia, nel cui hinterland sono presenti tra le 15 e le 30 testate nucleari di potenza massima stimata di 340 chilotoni.

Una situazione-limite con cui continuare a convivere? Questa mostra invita a porsi la domanda giusta.  A noi, ovviamente, la responsabilità delle risposte e delle scelte.

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