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Sentire (da sordi) un concerto

I Coldplay sono stati acclamati per aver portato sul palco interpreti della lingua dei segni italiana e in platea gli zainetti vibranti Sunpac. Partecipare a un evento musicale è per tutti un'esperienza multisensoriale, permettere anche a chi non sente bene di viverla, arricchendola con una stimolazione tattile, non fa che sfruttare un legame preferenziale tra i due sensi (tatto e vista) ben noto alla scienza

di Nicla Panciera

Si parla in queste ore dell’iniziativa dei Coldplay, in tour in Italia, che hanno messo a disposizione per gli spettatori con sordità degli interpreti della lingua dei segni Lis italiana e degli speciali zainetti con sensori che vibrano al suono della musica. Non è certo una novità e l’ascolto tattile tramite i dispositivi Sunpac è già noto e utilizzato anche in Italia, ad esempio al festival Oriente Occidente di Rovereto o al Locomotive Jazz Festival nel Salento.

Grazie alle stimolazioni sensoriali tattili e all’accesso ai testi delle canzoni tramite abili interpreti della lingua dei segni italiana Lis il concerto diventa accessibile anche alle persone sorde. Ne abbiamo parlato con Francesco Pavani, scienziato cognitivo dell’Università degli Studi di Trento, esperto di percezione multisensoriale (qui il suo laboratorio) e vicedirettore del Centro interuniversitario di ricerca "Cognizione, linguaggio e sordità" (CIRCLeS), dedicato ai vari aspetti della tematica, dallo studio di sordità, lingue dei segni e cognizione, alla creazione di standard di formazione universitaria delle varie figure professionali coinvolte nella sordità.

Tante sordità

«Spesso si pensa che se una persona vive la sordità non possa sentire alcun suono» spiega Pavani. «Si dimentica che le persone sorde hanno gradi e tipi di sordità molto diversi tra loro. Alcune persone sorde, attraverso la parziale amplificazione fornita dalle protesi acustiche, possono sentire alcune frequenze (non tutte) e vivere una parte dell’esperienza sonora tipica. Per non parlare di chi usa un impianto cocleare, che può avere un accesso anche molto ampio all’esperienza acustica». In sintesi, prosegue il ricercatore, «esistono tanti modi di essere una persona sorda, ma ciò che caratterizza la loro esperienza acustica è comunque quantitativamente e qualitativamente diverso da ciò che le persone udenti abitualmente associano al mondo dei suoni».

No ai pregiudizi verso una modalità sensoriale

Inoltre, «l’onda musicale regala un’esperienza vibrotattile di cui ha avuto esperienza anche chi si è trovato molto vicino alle casse amplificatrici. Il ritmo percepito sul torace grazie alle pressioni dello zainetto, infine, arricchisce le stimolazioni e stimola la voglia di ballare insieme agli altri. Ecco che il concerto musicale diventa un’esperienza ritmica e comunicativa molto ricca anche per una persona sorda». Gli interpreti fanno un fine lavoro, non solo traducendo il testo delle canzoni in Lis ma interpretandolo in modo tale da trasmettere con i segni e la gestualità non solo il significato ma anche l’aspetto emotivo della musica. Per quanto si continui a ritenere un concerto un’esperienza unicamente acustica, non lo è affatto, spiega Pavani: «È per tutti un’esperienza multisensoriale, fatta di stimolazione sonora, tattile e visiva, e anche un’esperienza sensorimotoria personale e sociale. Pensare alla partecipazione di una persona con sordità può amplificare le differenze esperienziali che comunque esistono sempre tra noi. Un esempio? Un paio di mesi fa, ho assistito a un concerto di Roger Waters con un amico che, in seguito, non ha mai menzionato la potenza delle vibrazioni nelle basse frequenze, capaci di spostare l’aria e di muovere il terreno, che è stata invece una delle cose che più aveva colpito me».

Quel legame tra udito e tatto

Questa esperienza collettiva inclusiva è la realizzazione concreta di quanto la scienza già sapeva e cioè che un'esperienza quasi esclusivamente acustica per una persona udente, come un concerto, può diventare un'esperienza profondamente vibrotattile per una persona sorda. «Da una prospettiva fisiologica, sia gli input uditivi che quelli tattili sono una forma di energia meccanica, catturata e trasdotta in impulsi neurali dai meccano-recettori» spiega Francesco Pavani. «Negli individui udenti, le aree cerebrali tradizionalmente associate all'elaborazione dei suoni, come ad esempio la corteccia uditiva, possono rispondere anche alla stimolazione tattile». Proprio nei sordi, questa interazione diventa ancor più pronunciata: «Le ricerche di imaging cerebrale confermano forti risposte agli stimoli tattili nella corteccia uditiva di coloro che hanno una sordità congenita». Quindi, riflette il ricercatore, questa sovrapposizione neurale potrebbe rendere il tatto il sistema sensoriale ideale nei nelle persone sorde, quello attraverso il quale alcune informazioni, tipicamente veicolate dall'udito, potrebbero essere convogliate al cervello.

Inclusività per pochi è possibilità per tutti

L’idea non è nuova. Risalgono almeno a una decina di anni fa delle magliette vendute a Londra in occasione di concerto rock o metal, con delle luci Led che si illuminano grazie a un sensore sonoro al ritmo di musica, racconta Pavani, che per quattro anni ha lavorato all’UCL di Londra. «Al migliorare della sensoristica, sempre più miniaturizzata ed economica, non escludo affatto che il giubbino tattile non venga presto distribuito a tutti i partecipanti al concerto, per un’esperienza ancora più arricchente e totalizzante» fa osservare Pavani. «Ancora una volta, innovare in modo inclusivo, partendo dalle esigenze di una minoranza che vive necessità specifiche, può significare migliorare la vita per tutti». Gli esempi sono innumerevoli, il più immediato è quello delle rampe per le persone con disabilità motoria che vengono usate dagli anziani, dai genitori che spingono i passeggini (e perfino dai podisti troppo stanchi per salire i gradini).

Infine, ci sono indubbiamente paesi più avanzati di altri ma, ricorda il ricercatore molto impegnato anche nelle ricadute sociali dei propri lavori, anche l’Italia piano piano si muove e da qualche anno anche Sanremo è accessibile con la LIS. «La svolta c’è stata dopo il Covid quando, dopo mesi di grande esposizione degli interpreti LIS che in televisione, ogni giorno, aggiornavano su temi cruciali come la pandemia e le misure per affrontarla, il 19 maggio 2021 è arrivata dopo anni di battaglie la legge che riconosce ufficialmente la Lis come lingua». In fondo, è bella da vedere anche per chi non la conosce, come mostra questa performance di Nicola Della Maggiora, artista e poeta, nonché docente LIS all’Istituto dei Sordi di Torino, dedicata al soffione, in una danza delle mani dove chi sa leggere i segni riconosce anche la Lis.

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