Mi sto accorgendo, giorno dopo giorno, che le tante battaglie combattute negli ultimi decenni assieme ad amici vicini e lontani, per far conoscere i diritti spesso negati o addirittura incompresi delle persone con disabilità, sembrano davvero poca cosa se raffrontate all’attacco, multimediale, che viene portato alle condizioni di vita di giovani, adulti e anziani.
E’ molto forte infatti la distanza fra l’alto livello di condivisione e di stima reciproca che ci anima, quando ci incontriamo, nei convegni, nelle piazze, nei blog, nei social network, e il mondo là fuori. Avverto la crudezza del cinismo di chi, di fronte alla crisi che tocca drammaticamente il portafogli, è tentato di considerare davvero inutili, superflue, eliminabili con un taglio netto, leggi e garanzie che ci sono costate sangue, sudore e lacrime.
Noi (e in questo noi chiunque mi legge penso si possa riconoscere facilmente) a volte diamo per scontato che la società si evolva in senso positivo. Siamo figli di una cultura illuministica, influenzata per di più dal solidarismo cattolico, e dall’ottimismo dei riformisti laici. Crediamo che il progresso, alla fine, trionferà, quasi come il sol dell’avvenire. Se non fossimo davvero convinti di ciò, avremmo rinunciato da tempo a batterci.
Poi arriva Tremonti, e cominciamo a vacillare. Ci riprendiamo per un attimo, vinciamo una battaglia schierando le truppe migliori, in un caldo luglio romano di due anni fa, e siamo convinti che le nostre teorie evoluzioniste avranno la meglio, ancora una volta. Passa il tempo, cambiano i governi, e arriva Fornero (non dico “la” Fornero, perché sono politicamente corretto). All’inizio piange lei, poi cominciamo a piangere noi. Presto per disperarsi, ma comunque sappiamo che se non ci sbrighiamo a tornare in piazza (due manifestazioni in pochi giorni, il 7 a Roma i gruppi a sostegno della disabilità grave, e poi il 13 a Milano tutte le associazioni delle persone con disabilità, guidate da Ledha-Fish e Fand) le prossime misure di “rigore” ci riguarderanno ancor più di quanto i tagli recenti stiano facendo.
Quest’anno non ci sono le elezioni, né i ballottaggi. E così quell’attenzione della politica che un anno fa si era concretizzata in una autentica parata davanti alla stazione di Milano (Pisapia, Moratti e Formigoni presenti e pronti a solidarizzare e a condividere) difficilmente si ripeterà. Ma già sappiamo che la partecipazione delle associazioni e delle famiglie, delle persone con disabilità lonbarde, del volontariato, delle organizzazioni sindacali, sarà ancora maggiore di un anno fa.
Ecco, a questo punto, personalmente, sento la responsabilità. Non posso tirarmi indietro: ci sarò, dirò la mia, ci metterò la faccia e la penna, anzi la tastiera. E con me tanti altri, come sempre. Ma questo vivo senso di responsabilità collettiva vorrei diventasse contagioso, vorrei una staffetta generazionale, una schiera sempre più vasta di protagonisti e di comprimari. E vorrei continuare a credere nel progresso indefettibile del genere umano e della nostra società. Non prevalebunt.
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