Ci sono notizie sull’Africa che qui da noi, in Italia, vengono lasciate nel cassetto, quando invece sono di grande significato per comprendere le relazioni Nord- Sud. Mi riferisco, in particolare, alla decisione del governo senegalese di mandare a casa i militari francesi dispiegati sul proprio territorio, dopo quasi cinquant’anni di presenza ininterrotta. Nel suo discorso di commiato, durante una cerimonia ufficiale svoltasi la settimana scorsa, il comandante del contingente francese, Brigadiere Olivier Polous, ha cercato di salvare la faccia del suo governo, elogiando la proficua collaborazione tra Parigi e Dakar e precisando che comunque la chiusura delle basi militari avverrà gradualmente nei prossimi mesi. In effetti, era già più di un anno che il presidente senegalese Abdoulaye Wade stava tentando di far fare le valige ai militari francesi non condividendo affatto l’indirizzo politico della Francia e più in generale dell’Europa, soprattutto per quanto concerne la visione geopolitica e commerciale in Africa. Si tratta, certamente, di un durissimo colpo contro la spregiudicata politica estera del presidente Nicolas Sarkozy in Africa. Le basi francesi erano considerate strategiche per sostenere l’interventismo coloniale di Sarkozy nel continente, sia in Costa d’Avorio come anche sul versante libico, per non parlare degli altri Paesi dell’Africa centrale e occidentale dove la Francia fa da sempre il bello e il cattivo tempo. Una cosa è certa, il business francese in Senegal rischia d’essere spazzato via da almeno tre nuovi partner commerciali, considerati più affidabili da Dakar: in primis la Cina, seguita da India e Brasile. Caro Sarkozy, chi di spada ferisce, di spada perisce!
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