Welfare

Senegal, il design thinking per sconfiggere la povertà

È in corso in questi giorni a Thiès, in Senegal, l’hackathon che lancia le attività di Yeesal Agrihub, rete di giovani innovatori senegalesi che usano le tecnologie della comunicazione e dell'informazione per migliorare il lavoro degli agricoltori

di Donata Columbro

Venti giovani innovatori – ingegneri, imprenditori, sviluppatori e giornalisti – sono riuniti in questi giorni a Thiès, città senegalese a 60 chilometri da Dakar, per trovare soluzioni tecnologiche a problemi della filiera agricola: questo è l'obiettivo dell'hackathon organizzato da Elisabetta Demartis, volontaria del servizio civile per Lvia in Senegal e coordinatrice di Agritools, un progetto di crowdmapping sulle realtà africane innovative che sviluppano le tecnologie per l’informazione in ambito rurale. Insieme a lei Awa Caba, 28 anni, imprenditrice, che a Dakar ha fondato la startup Sooretul, piattaforma attraverso cui offre un sito web per aiutare le donne senegalesi impegnate nella trasformazione dei prodotti locali a vendere il frutto del loro lavoro.

I giovani, divisi in tre gruppi, devono mettere in circolo nuove idee per trovare soluzioni innovative a problemi legati al territorio: come rafforzare la filiera del latte fresco, convincendo i consumatori a sceglierlo al posto di quello in polvere e mettendo in collegamento distributori e produttori; come garantire l'accesso alla terra a chi vorrebbe avviare un'impresa agricola; come sostenere i piccoli produttori bio nel commercio e nella promozione. “Abbiamo pensato di lanciare Yeesal AgriHub con un hackathon per partire da progetti concreti, per dimostrare alle persone che vogliono unirsi a noi che non siamo qui solo per parlare, ma per fare e cambiare le cose”, spiega Demartis. “E poi non vogliamo essere considerati solo giovani, ma esperti che possono dare il contributo a un settore che in Senegal conta per il 20 per cento del pil”.

L'hackathon, che è realizzato anche grazie al sostegno della GIZ, la cooperazione tedesca, vero e proprio partner di Yeesal Agrihub insieme a Lvia, è guidato da David Koschel secondo i principi del design thinking: "La vecchia cooperazione allo sviluppo prevedeva progetti pilota di tre anni, un anno di valutazione e due anni di cambiamenti per adattare i piani. Il design thinking è la metodologia di sviluppatori, progettisti, designer e avviene con un processo molto più rapido: le idee vengono condivise immediatamente con quelli che nella vecchia terminologia erano i "beneficiari", poi si fanno moltissimi test e alla fine si ha il "prototipo" funzionante. Il tutto dura al massimo sei mesi".

Un processo che i ragazzi che partecipano all'hackathon devono condensare in due giorni, perché venerdì 18 marzo arriva la prima presentazione davanti a probabili partner: imprese agricole, enti pubblici, altri imprenditori e anche dei "grandi" privati come la compagnia telefonica Orange. I ragazzi avranno l'occasione di presentare le proprie idee e anche modificarle in base ai suggerimenti dei più esperti.

In un paese dove la maggior parte della popolazione non ha accesso a internet, perché proprio la tecnologia può migliorare le attività del 77 per cento della forza lavoro, attualmente impiegata nel settore agricolo? Secondo Awa Caba, “non bisogna mettersi barriere: noi giovani senegalesi che abbiamo competenze nelle ICT possiamo essere il tramite con chi ha dei bisogni ma non ha l’accesso alla tecnologia: per esempio, vendere dei prodotti. Con la mia startup ho fatto questo: le donne di cui promuovo i prodotti sulla piattaforma non hanno accesso a internet, ma ce l'hanno i clienti”.

Yeesal, il nome scelto per l’agri-hub, che avrà sede nel quartier generale dell’ong Lvia, in wolof significa “innovare” o “rinnovare”. Con queste premesse, la strada per cambiare l’approccio alla lotta alla povertà è già aperta.

I lavori dell’hackathon si possono seguire in diretta con l’hashtag #YeesalAgriHub e sui canali social del progetto: su Twitter e Facebook.

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