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SENEGAL. Frattini: serve accordo quadro su migrazioni

Il tema dell'emigrazione verso l'Italia è stata al centro degli incontri del ministro oggi a Dakar

di Redazione

Il tema dell’immigrazione è stato al centro degli incontri del ministro degli Esteri Franco Frattini a Dakar, ultima tappa del suo viaggio in Africa. Con il presidente Abdoullaye Wade e con il ministro degli Esteri Tidiane Gadio, Frattini ha discusso della possibilità di «negoziare un accordo quadro sull’immigrazione», come ha spiegato lo stesso titolare della Farnesina.

Il piano potrebbe fondarsi su tre punti, il primo dei quali riguarda l’immigrazione legale. «Vogliamo promuovere l’immigrazione altamente qualificata ricorrendo al sistema della Carta Verde europea della durata di due anni e rinnovabile», ha detto Frattini, spiegando che il sistema evita anche ai Paesi di origine il fenomeno della fuga dei cervelli. «Vogliamo, inoltre, collaborare per una gestione concertata dell’immigrazione legale, compresa quella stagionale» ha proseguito il ministro «in modo da combattere anche il fenomeno del lavoro nero».

Il secondo punto dell’accordo quadro dovrebbe riguardare l’immigrazione illegale, con la possibilità di dar vita a meccanismi che favoriscano il rimpatrio sulla base del modello spagnolo. Infine, l’intesa prevede una forma di «sostegno agli immigrati che dall’Italia rientrano in Senegal», ha spiegato Frattini, aggiungendo che è prevista una «linea di credito importante destinata ad aiutare i senegalesi migranti che vogliono reinvestire sul posto». Si tratta del programma di appoggio al settore privato e alla valorizzazione della diaspora senegalese in Italia (Plasepri), che il ministro ha lanciato oggi a Dakar e che ha un valore di 30 milioni di euro. Una volta definito dalle autorità italiane competenti, prima tra tutte il ministero dell’Interno, l’accordo quadro «potrebbe portare già dal prossimo anno a un sistema di quote con il Senegal, Paese che sinora non ne beneficia» ha precisato Frattini.

Con le autorità senegalesi, Frattini ha anche discusso dell’accordo per la protezione degli investimenti italiani nel Paese africano. L’intesa, già siglata, ha ottenuto la ratifica in Italia e il presidente Wade ha assicurato al titolare della Farnesina che firmerà in via d’urgenza l’accordo. L’intesa «darà slancio agli investimenti italiani in Senegal» ha spiegato il ministro «soprattutto nel settore delle energie e dei biocarburanti». Ci sono, infatti, imprese italiane, come ha riferito lo stesso Frattini, che stanno trattando con le autorità locali per la coltivazione in Senegal della yatropha, un vegetale non commestibile usato per la produzione di biodiesel.

Inoltre, si è discusso di un progetto per la creazione di una rete di università nelle diverse regioni africane. Il programma prevede il coinvolgimento dei più importanti atenei dei Paesi del G8, che contribuirebbero alla formazione dei giovani locali. L’idea, lanciata dal Senegal e già studiata tra le iniziative nell’ambito dell’Expo 2015 a Milano, permetterebbe un alto livello di formazione per i giovani africani e il rilascio della laurea dell’università locale e di quella partner. Come nelle altre tappe del suo viaggio in Africa (Angola, Nigeria e Sierra Leone), Frattini ha discusso con le autorità locali anche del prossimo summit G8. «Il presidente Wade ha accettato l’invito in Italia per il vertice», ha spiegato il ministro, ricordando che il Senegal è un Paese leader nell’Africa occidentale, oltre a essere uno dei fondatori del Nepad (New Partnership for Africa’s Development). Dal G8, ha concluso, le autorità senegalesi «si aspettano un impegno nei settori delle infrastrutture, dell’ambiente e dell’agricoltura».

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