In Africa

Senegal blocca l’Internet mobile, la rabbia degli imprenditori

Il Senegal ha stoppato l'accesso alla rete da smartphone, nonostante l'economia (e non solo) del paese dipenda da questo tipo di connessione. Il capo dell'opposizione Ousmane Sonko arrestato per aver convocato la protesta.

di Alessio Nisi

Senegal

Bloccare l’accesso Internet da smartphone è non solo un attentato alla libertà di espressione, ma un piombo che zavorra l’economia di un paese. Se poi è anche fragile come quella del Senegal, la scelta è a dir poco suicida: il paese conta 21,7 milioni di carte SIM (su una popolazione di quasi 17 milioni di persone, dati al 2021).  Secondo le analisi di NetBlocks, come riportato dal magazine Jeune Afrique, un blocco totale di Internet in Senegal (al momento il blocco è parziale) può costare all’economia del paese quasi 8 milioni di dollari al giorno.

Alt ai social e alle app di trasferimento di denaro

Eppure, nonostante le proteste di molti imprenditori locali che hanno appeso la loro speranza di crescita (e quella del paese dell’Africa Occidentale) alla Rete, il ministero dell’Interno di Dakar lo ha interrotto insieme all’accesso a TikTok e soprattutto ai servizi di trasferimento di denaro. Da lunedì. Le ragioni? Evitare, si legge in una nota delle autorità locali, «la diffusione di messaggi insurrezionali»: una iniziativa coordinata con il dispiegamento di centinaia di agenti in assetto antisommossa e di tutte le altre misure necessarie per «preservare il paese dalle violenze e dai saccheggi».

Le agitazioni

Le agitazioni cui ci si riferisce sono quelle successive all’arresto, avvenuto il 29 luglio, di Ousmane Sonko, 49 anni, carismatico (amato dai giovani e molto presente sui social), candidato alle elezioni presidenziali del 2024, principale avversario del presidente Macky Sall. Sonko è stato incriminato con l’accusa di «incitamento all’insurrezione e cospirazione» e il suo partito, chiamato i Patrioti senegalesi per il lavoro, l’etica e la fraternità – Pastef, è stato sciolto. A Zinguinchor, dove Sonko è sindaco, due manifestanti hanno anche perso la vita.

Sviluppo digitale e controllo della Rete


In Senegal l’oscuramento dell’Internet da mobile (i senegalesi hanno comunque accesso alla Rete tramite una connessione su rete fissa da un computer al lavoro, nei bar o a casa. Possono anche utilizzare un servizio di rete privata virtuale, una Vpn, che fornisce una connessione da paesi stranieri) ha suscitato la rabbia e l’indignazione di molti imprenditori attivi nel settore delle nuove tecnologie. “Tagliare internet significa cancellare tutti gli sforzi per digitalizzare i servizi di base e un ecosistema ricco di iniziative (fintech, healthtech, edtech, agritech) che si trova ad affrontare molte altre sfide”, ha scritto Souleymane Gning QUI su LinkedIn. Gning, fondatore e direttore della piattaforma assicurativa Assuraf, ha definito il blocco di internet una misura “quasi criminale”. Non è solo una questione di soldi, argomenta. “Oggi – spiega – nessun accesso alla mia app di carburante in stazione, ad esempio, nessun telelavoro tranne Internet fisso e così via”.

Impatto pesante sui più poveri del Senegal

Sempre su LinkedIn, Mika Diol, fondatore della fintech Kalispot, ha inviato il 1° agosto una lettera direttamente a Moussa Bocar Thiam, ministro delle Comunicazioni, delle Telecomunicazioni e dell’Economia digitale. La trovate QUI. “Signor Ministro – scrive – vorrei ricordarle (se, ahimè, ce ne fosse ancora bisogno) gli impatti e le conseguenze immediate che le sue pratiche stanno avendo sull’ecosistema delle imprese digitali, sull’economia del Paese e, soprattutto, sugli strati sociali più disagiati del paese”. Diol cita ad esempio, un “padre che non può raggiungere la sua famiglia tramite WhatsApp nel villaggio o inviare loro 3mila Fcfa con Mobile Money”. Fcfa sta per Franco Cfa, oneta locale. 

Disagi per i cittadini

L’interruzione di Internet mobile in un paese che dipende essenzialmente da questo tipo di connettività ha un impatto pesante sulla vita quotidiana dei cittadini e delle imprese. Moustapha Ndoye, cofondatore con il fratello Alioune della startup di logistica Chargel, ha raccontato sempre al magazine Jeune Africa, che diversi camion che utilizzano la sua soluzione sono attualmente fermi.

E stasera nella capitale Dakar, convocata una manifestazione per chiedere la liberazione di Sonko.

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