Famiglia

Senatori, fate presto

Adozioni.Primi passi verso la ratifica della Convenzione dell’Aja

di Redazione

Dopo quattro anni di attesa, si aprono i primi spiragli per la sospirata ratifica della Convenzione dell?Aja. Anche grazie alla mobilitazione delle associazioni, il presidente della commissione Esteri del Senato, Giangiacomo Migone, si è infatti convinto a stringere i tempi. Il documento europeo sulle adozioni internazionali del 1993, ora inserito dalla ministra Turco nel piano Infanzia governativo, ha rischiato ancora una volta di arenarsi nelle secche del nostro Parlamento: alla fine di luglio, infatti, dalla commissione Esteri di Palazzo Madama non era infatti giunta la notizia dell?approvazione del decreto legge di ratifica. ?Vita? ha contattato il presidente Migone, per chiedergli che cosa ci si può aspettare dalla ripresa dei lavori parlamentari. Il decreto sulla Convenzione dell?Aja è in dirittura d?arrivo? «Anzitutto desidero spiegare gli aspetti tecnico-procedurali che hanno determinato le lungaggini di luglio», esordisce il presidente. «La ratifica della convenzione era stata assegnata alla commissione Esteri. Poi, dato che il decreto del governo, che io ritengo molto buono, conteneva anche elementi di competenza della commissione Giustizia, i colleghi hanno chiesto alla presidenza del Senato di discuterlo insieme a noi, in seduta congiunta. La decisione del presidente non è arrivata. Perciò non abbiamo concluso l?esame del decreto». Ma la discussione congiunta influirà sulle le conclusioni delle commissioni? E non c?è il rischio che in questo modo i tempi si allunghino ancora di più? Migone è abbastanza ottimista: «Dal momento che sarò sempre io a ricoprire il ruolo di presidente», dice, «mi sento tranquillo. Ho intenzione di mettere il decreto all?ordine del giorno quanto prima». Ma c?è anche chi propone di discutere di tutte le altre proposte di modifica della 184 (la legge sulle adozioni attualmente in vigore) insieme alla ratifica della convenzione dell?Aja. «Sono contrario a questa ipotesi», prosegue il presidente, «perché comporterebbe una perdita di tempo enorme. Se qualcuno vorrà discutere aspetti particolari dell?adozione internazionale in sede di commissione, ben venga. Ma ridiscutere tutto il regime delle adozioni, no». I tempi, insomma, potrebbero essere maturi: «Diciamo che sono determinato a stringere i tempi», conclude Migone, «perché mi sembra che tra le associazioni il consenso sia molto largo, e che anche la questione più dibattuta, quella della conoscenza o meno dei genitori biologici da parte dell?adottato, possa essere risolta». La campagna Promotore Coordinamento enti autorizzati all?adozione internazionale Obiettivo Ottenere l?immediato esame e l?approvazione da parte del Parlamento del decreto di ratifica della Convenzione dell?Aja sulle adozioni internazionali Hanno aderito Raccolte oltre trecento firme Per partecipare Inviare un fax all?Ai.Bi. (Associazione amici dei bambini, che fa parte del coordinamento): 02/98232611 L’opinione L’ora di decidere Le parole del presidente Migone, dichiaratosi intenzionato a discutere al più presto del decreto, ci confortano, anche se ovviamente non ci fanno abbassare la guardia: come enti autorizzati e come famiglie continueremo a monitorare da vicino i lavori della commissione Esteri del Senato. Siamo coscienti di trovarci in un momento decisivo: ratificando la Convenzione infatti si potrà davvero voltare pagina nel campo delle adozioni internazionali. A chiedere questa ratifica non sono solo le famiglie italiane, ma anche i Paesi già firmatari della Convenzione, che attendono dall?Italia un passo importante per poter lavorare con noi: è la Convenzione stessa, infatti, a vincolare le nazioni firmatarie a intrattenere rapporti formali tra di loro. Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto ad esempio delegazioni dal Perù e dalla Romania, e pensiamo di farle incontrare con i membri della Commissione perché capiscano che cosa perderemmo se non approvassimo al più presto il decreto di ratifica. Devono capire che sulle loro spalle grava una tremenda responsabilità. E regolarsi di conseguenza. di Marco griffini, presidente Ai.Bi.


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