Mondo

Sempre meno le coppie che rinunciano

Il calo c'è, ma compensato da una maggiore consapevolezza delle famiglie

di Sara De Carli

È consultabile da oggi sul sito della Commissione adozioni internazionali il rapporto sulle adozioni conclude nel 2011 (in allegato). Come già anticipato a metà gennaio da una sintesi del report, nel 2011 sono stati autorizzati all’ingresso in Italia 4.022 minori stranieri, a fronte dei 4.130 dell’anno precedente, con un decremento del 2,6%. Aumenta l’età media (6,10 anni nel 2011), stabili le coppie che hanno adotato fratelli (il 23%), un leggero calo dei bambini con special needs (il 13,4%, con una lieve flessione rispetto al 15,5% del 2010). Anche nel 2011 la Federazione Russa è stato il Paese d’origine nel quale è stato realizzato il maggior numero di adozioni, seguita dalla Colombia. Nel 2011 il tempo medio del percorso adottivo è stato di 25 mesi, dunque un mese in meno rispetto al 2009 e al 2010 e due mesi in meno rispetto al dato registrato nel 2008.

I BAMBINI

«Si tratta di un dato importante, specie se raffrontato con la flessione – in alcuni casi anche rilevante – delle adozioni internazionali realizzate da altri Paesi d’accoglienza», scrive nella prefazione Daniela Bacchetta. «In Italia si è invece registrata solo una lieve flessione, rispetto al 2010, principalmente dovuta al rallentamento o sospensione di attività in alcuni Paesi asiatici, che stanno approntando nuove disposizioni in materia di adozione internazionale, a seguito della ratifica della Convenzione de L’Aja».

LE COPPIE

Nel 2011 sono giunti alla Cai 3.179 decreti di idoneità. Le coppie in possesso del decreto di idoneità emesso nel periodo 2006-2010 che non hanno conferito l’incarico a un ente autorizzato sono state 8.211, a fronte di 25.703 decreti di idoneità complessivamente emessi nel medesimo periodo. Dunque, ben il 31,9% delle coppie dichiarate idonee all’adozione internazionale non ha conferito l’incarico a un ente autorizzato, rendendo inefficace i relativi decreti di idoneità. Le coppie in possesso di decreto di idoneità emesso fra il 2006 e il 2010 che hanno portato a termine l’adozione sono state 9.796 (pari al 56% di tutte quelle che avevano conferito l’incarico agli enti autorizzati).

«In Italia cresce l’informazione e la consapevolezza, nelle famiglie così come negli operatori», continua la Bacchetta. «La diminuzione delle dichiarazioni di disponibilità presentate ai tribunali per i minorenni e il conseguente calo del numero di decreti di idoneità, verificato negli ultimi anni, non dipende solo da ragioni economiche, ma anche e fortemente dalla diffusione dell’informazione sull’effettiva realtà dell’adozione.

L’accresciuta consapevolezza con cui le coppie fin dall’inizio affrontano il percorso che li porterà a ottenere il decreto di idoneità trova conferma nella sensibile crescita dei mandati conferiti agli enti autorizzati: se dei decreti di idoneità emessi nel 2008 ben il 36% diventò inefficace perché non seguito dal mandato a un ente autorizzato, per i decreti emessi nel 2010 la percentuale di inefficacia per mancata attivazione è scesa al 27,9% e il dato parziale relativo ai decreti del 2011 evidenza il rafforzamento di questa tendenza».

I PAESI

Sul fronte estero, cresce il numero dei Paesi che aderiscono ufficialmente o comunque si avvicinano a quello che si suole definire “sistema Aja”, facendo propri i principi fondamentali espressi nella Convenzione del 1993 e nella Convenzione di New York del 1989: questo significa maggiori garanzie di tutela per i bambini, per le famiglie biologiche e per le famiglie adottive. In numerosi Paesi d’origine, a ciò si aggiunge il progressivo miglioramento delle condizioni economiche e sociali.

La Bacchetta spiega che «in questi Paesi si rafforzano, anno dopo anno, la motivazione e la sensibilità all’adozione nazionale, che conseguentemente portano alla riduzione del numero delle adozioni internazionali e alla loro crescente complessità. La combinazione di queste due circostanze ha già determinato in Italia la sostanziale modifica della prospettiva nell’approccio all’adozione internazionale e dei suoi risultati concreti. In questo senso, l’esperienza italiana è all’avanguardia rispetto agli altri Paesi d’accoglienza: con tutti gli stimoli e le responsabilità che comporta l’accoglienza di bambini più grandicelli, di fratrie anche numerose e di minori con bisogni speciali».

IL FUTURO

Il 2012 vedrà la Commissione impegnata a consolidare i rapporti con i partner abituali e con nuovi interlocutori tra i Paesi d’origine, sostenendo con progetti specifici, anche di formazione, quei Paesi che si stanno avvicinando ai principi dettati dalla Convenzione de L’Aja, nonché a intensificare i rapporti con le Autorità centrali dei Paesi di accoglienza, partecipando attivamente alle iniziative volte all’omogeneizzazione dei sistemi e alla condivisione di esperienze e informazioni, indispensabili per un’efficace azione.

In Italia, per le attività formative, si stanno studiando iniziative volte al maggior coinvolgimento della scuola che, stante l’età media dei bambini che entrano in Italia per adozione, è fin dalle prime battute responsabile dell’accoglienza e della loro integrazione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA