Ricostruire l'esperienza del movimento di solidarietà italiano con i Balcani e studiarne il potenziale, i limiti, l'eredità e le prospettive. E’ questo l’obiettivo di un sondaggio online lanciato dall’
Osservatorio Balcani e Caucaso che fa parte di un più ampio progetto di ricerca su quel periodo tormentato della storia europea (i conflitti balcanici degli anni ’90), che
vide coinvolti anche molti italiani che parteciparono a missioni umanitarie in favore delle popolazioni colpite dalla guerra. A oltre vent'anni dall'inizio di quella mobilitazione, dunque, il progetto “Cercavamo la pace” intende indagare questo importante capitolo della storia politica e sociale europea.
Solo nel caso della Bosnia Erzegovina durante il conflitto (1992-95) le stime sulla presenza di cittadini italiani vanno oltre le 15.000 persone e alcuni arrivano a parlare di 200.000 unità. Complessivamente persero la vita 15 volontari e 4 giornalisti italiani. Infine molti, pur non attraversando il confine, parteciparono a quel movimento di solidarietà ospitando nelle proprie case profughi e persone che si opponevano al conflitto.
La ricerca, in corso dal settembre 2012, analizza le varie fasi dei conflitti e delle crisi istituzionali negli anni '90, adotta metodologie afferenti a diverse aree disciplinari – dalla storia alla sociologia – e si propone di coprire l'intero territorio nazionale, dedicando anche un'attenzione specifica ad alcuni casi locali particolarmente significativi. Secondo l’Osservatorio, “questo importante capitolo della storia della società civile italiana e della storia politica e sociale europea resta prevalentemente trascurato dalla letteratura scientifica. A vent'anni di distanza è grande il rischio che questa esperienza venga dimenticata senza avere raggiunto un'adeguata elaborazione critica e che il patrimonio di memorie e documenti dei protagonisti dell'epoca vada perduto”.
Per evitare questo rischio, “Cercavamo la pace” si propone anche di recuperare materiali documentali esistenti attraverso il crowdsourcing, una raccolta online che crei uno spazio virtuale dove poter condividere e rendere accessibili pubblicamente ricordi e testimonianze di quell'esperienza: fotografie, video, diari, corrispondenza ma anche fonti più tradizionali quali i documenti delle organizzazioni coinvolte. Quanto raccolto potrà così dare stimolo ad altri studi in futuro, e far parte di una coproduzione di un ciclo di trasmissioni televisive con il canale digitale History Lab; la produzione di brevi videoclip per il web e la TV; la proposta di laboratori formativi per scuole medie e superiori.
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