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Sei pacifico? Stai punito

Difesa Rischia la condanna un gruppo di obiettori della Papa Giovanni XXIII

di Redazione

Lo scorso settembre sei obiettori di coscienza sono partiti per Sarajevo per svolgere un mese di servizio civile in aiuto alla popolazione della ex Jugoslavia. Potevano farlo in base a una legge dello stato (la 428/96), che prevede per gli obiettori di coscienza la possibilità di intervenire in zone a rischio di conflitto per compiere missioni di pace. Ma nonostante questo, i sei ragazzi al loro rientro in Italia vengono denunciati per abbandono di servizio e ora rischiano un processo penale e la relativa condanna. Daniele, Federico, Mirco, Stefano, Matteo ed Emanuele sono i nomi di questi obiettori, tutti appartenenti all?Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini, per il cui immediato proscioglimento è in corso una campagna che coinvolge, oltre all?associazione fondata da don Oreste Benzi, anche la Lega obiettori di coscienza, il Gavci (Gruppo autonomo volontariato civile internazionale) di Bologna, la Osm (Obiezione alle spese militari), i Beati i costruttori di pace e Sprofondo, una ong di Como. Ma come si è arrivati a una denuncia che ai più appare infondata, sia per la motivazione ideale che ha spinto gli obiettori a partire per la Bosnia, sia per l?esistenza di una legge che di fatto glielo consentirebbe? «Il problema sta tutto nell?articolo 2 bis della stessa 428», spiega Roberto Minervino della Lega obiettori di coscienza, «che prevede la possibilità per gli obiettori di svolgere parte del loro servizio civile all?estero in zone di ?massima sicurezza?. E qui sta il punto: quando gli obiettori hanno chiesto ai vertici militari italiani già presenti in Bosnia per la missione di pace di identificare quali fossero le zone di massima sicurezza, questi non hanno mai risposto. Impedendo quindi agli obiettori di avere una zona in cui stare. Ecco perché sono stati considerati fuori legge». Un cavillo normativo, dunque, legato alla mancata identificazione della zona operativa, rischia di trasformare una missione di pace in una colpa da scontare. Per evitare che questo avvenga le organizzazioni che hanno indetto la capagna di solidarietà hanno manifestato il 16 settembre scorso davanti a Montecitorio, e si sono incontrate con il sottosegretario alla Difesa, l?onorevole Massimo Brutti, che ha manifestato loro la sua intenzione di presentare al più presto un decreto correttivo che elimini dall?articolo 2 bis il passaggio contestato sulla zona di massima sicurezza. Nel frattempo, però, i sei obiettori rischiano il processo. «Questa vicenda non si sarebbe neppure verificata se avessimo la legge sull?obiezione di coscienza che attendiamo da dieci anni», osserva Samuele Filippini della Papa Giovanni XXIII. «Quindi tutte le iniziative a favore dei nostri amici sono volte anche a richiedere con forza la sospirata approvazione della legge». Una richiesta che proprio nei giorni scorsi è stata avanzata anche dal Forum permanente del Terzo settore con una lettera indirizzata direttamente al presidente della Camera, Luciano Violante. Un?azione tempestiva del ministero della Difesa potrebbe dunque risolvere tutto. Senza punire chi ha scelto di dedicare parte del proprio servizio civile alla causa della pace nel mondo. ? La campagna Promotore Associazione Papa Giovanni XXIII, Lega obiettori di coscienza Obiettivo Ottenere l?immediato proscioglimento dei sei obiettori che lo scorso settembre si sono recati a Sarajevo in missione di pace Hanno aderito Gavci, Beati i costruttori di pace, Associazione sprofondo Per partecipare Inviare un fax al ministero della Difesa, all?atten- zione del ministro Andreatta e dei sottosegretari Brutti e Rivera, al numero 06/4747775


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