Politica

Sei euroentusiasta o euroscettico?

Dal 4 al 7 giugno 375 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne. Voto utile o meglio stare a casa? Dite la vostra a vita.it

di Redazione

Dal 4 al 7 giugno 375 milioni di cittadini europei saranno chiamati a rinnovare il mandato ai 736 europarlamentari. Solo l’Italia a Strasburgo conta 72 rappresentanti, contro i 99 della Germania e i 6 di Cipro, Lussemburgo e Estonia. Nella precedente tornata nel 2004 il tasso di affluenza è stato del 45%. In Polonia il picco – 79%-  di astensionismo. Qual è dunque il peso reale delle istituzioni continentali sulla vita dei cittadini. In altre parole, quale incidenza hanno le politiche europee sulla nostra quotidianità. Per dire la vostra votate il sondaggio di vita.it.

Di seguito due interviste ad altrettanti europarlamentari in uscita, Patrizia Toia del Pd e Mario Mauro del Pdl. Due interventi che aiutano a comprendere cosa ci sia in gioco davvero il 6 e 7 giugno.  

Patrizia Toia
Sul tavolo, una copia de Il Giornale che titola in prima pagina «Gli eurofannulloni ci riprovano». Patrizia Toia non fa una piega: «La top ten dei più attivi? E io non ci sarei? Ma io sono la terza per presenze». Milanese, eurodeputato dal 2004 (eletta con la Margherita), la Toia si ripresenta per il Pd alle prossime europee con un obiettivo: far passare a Bruxelles (e di lì, a cascata, in tutta Eurolandia) l’idea che il modello europeo del mercato deve tener dentro in modo paritario l’economia sociale. Che non significa uguale: al contrario, dice, applicando alle imprese non profit le stesse regole delle altre, si crea una «concorrenza iniqua». Un’affermazione forte, che la Toia è riuscita a far scrivere nero su bianco in una risoluzione sull’economia sociale approvata il 19 febbraio scorso.

Vita: Ci descriva la vita dell’eurocasta: 11mila euro per 120 giorni di lavoro all’anno…
Patrizia Toia: È il contrario di come la dipingono. Tre giorni alla settimana sono impegnati nell’attività delle commissioni e una volta al mese c’è la plenaria a Strasburgo, che inizia il lunedì a mezzogiorno e finisce il giovedì alle 16… In quattro anni sono andata due volte alla Gran Place e non mi sono fermata a Bruxelles un week end. Il problema è che se stai là perdi il contatto con il collegio, ma se curi molto il collegio non sei a Bruxelles. La soluzione è una sola: viaggiare in continuazione. Certo che è faticoso, però l’abbiamo scelto: chi si lamenta poteva fare a meno di presentarsi.

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Mario Mauro

La parola che ripete più spesso è «coraggio», con davanti un «più». Mario Mauro (Pdl), candidato alla presidenza del Parlamento europeo, è per il rafforzamento di quella che definisce «l’istituzione principe dell’Unione europea, eletta a suffragio universale», e in generale per un’Europa più forte nel definire linee comuni in materia di difesa, immigrazione e politica energetica. Vicepresidente dell’Europarlamento nell’attuale legislatura, a Strasburgo ha fondato l’Intergruppo sull’economia sociale. La sua presenza in aula supera il 95%, «senza contare le missioni in giro per il mondo», sottolinea, spesso compiute per conto dell’Assemblea parlamentare paritetica Acp-Ue nella quale si discutono i rapporti fra l’Unione europea e i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico.

Vita: In Europa si parla di «stanchezza da allargamento». La road-map per i Balcani è in panne, con la Slovenia che per una disputa territoriale blocca l’adesione della Croazia prevista per il 2011. Il progetto dell’Unione è ancora vivo?
Mario Mauro: La debolezza non sta nell’allargamento ma nella miopia che ci ha portato a diventare 27 con le regole di 12. Questo è un vulnus creato da una visione di piccolo cabotaggio. Nella prossima legislatura le istituzioni europee dovrebbero recuperare la capacità di delineare una politica comune su questioni come la difesa, l’immigrazione e l’energia. Il non avere affrontato grandi temi ha compromesso le ambizioni del progetto.

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