Welfare

Sei Down? Niente accompagno. Lo dice la Corte

Lttera del presidente nazionale Uildm che denuncia il mancato accampagnamento per disabili

di Redazione

Sono circa diciotto anni che è in vigore la normativa che prevede la concessione dell?indennità di accompagnamento agli invalidi civili totalmente inabili (Legge 11 febbraio 1980, n. 18). Essa fu pubblicata in ?Gazzetta Ufficiale? il 14 febbraio 1980. In questi giorni la Corte di Cassazione si è espressa riguardo a un invalido colpito da sindrome di Down. E in particolare ha espresso espliciti argomenti per negare il diritto a tale beneficio. Questo fatto risulta preoccupante per un duplice motivo. Da una parte si sostiene la non totale disabilità della persona. Infatti la sentenza nega che il ragazzo rientri nei termini della disabilità prevista dall?articolo n. 1. Quest?ultimo prevede in particolare il diritto all?indennità per tutti coloro che «si trovano nell?impossibilità di deambulare senza l?aiuto permanente di un accompagnatore o, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, abbisognano di un?assistenza continua; a questi è concessa un?indennità di accompagnamento, non reversibile, al solo titolo della minorazione, a totale carico dello Stato». La sentenza presenta la novità di stabilire il margine della disabilità. Tuttavia questo limite è solo apparente. La persona disabile ha necessità di servizi. L?indennità di accompagnamento monetizza solo parzialmente le esigenze personali. Qui non si può scherzare: anche se ?meno? disabile, il ragazzo e la sua famiglia devono affrontare quotidianamente ostacoli enormi. Accompagnare il ragazzo a scuola, garantire un?attività lavorativa, favorire attività di tempo libero. Questi servizi esistono? Certamente la sentenza non lo dice e non lo sa. L?altro aspetto è ancora più importante. A oggi, con la ?generosa? indennità di accompagnamento, lo Stato ?offre? servizi spendendo, a persona, 1.200 lire l?ora. Tuttavia se il disabile vive in Istituto lo Stato spende, a persona, circa 200 mila lire al giorno. Questo aspetto illumina bene quali e quante siano le difficoltà di una persona disabile e della sua famiglia nella odierna società. Credo che qualsiasi disabile, con disabilità grave, ben volentieri rinuncerebbe a questa indennità in cambio di maggiori servizi e dell?opportunità di lavorare. In questi anni le associazioni di categoria chiedono non indennità di accompagnamento, ma servizi alla persona per favorire ad ogni disabile una vita indipendente. Servizi orientati alle reali esigenze del disabile. Servizi veri, che possano essere programmati anche 24 ore su 24. E su questi temi non c?è differenza tra disabilità. Disabili fisici, psichici e sensoriali hanno un unico desiderio: vivere nella società. Qualcuno finalmente deve capire che bisogna investire risorse economiche nel settore sociale. Un buon investimento che garantisca nuovi posti di lavoro, maggiore serenità nelle famiglie con persone disabili. E in particolare rispettare i diritti civili di 110 mila disabili gravi presenti nel nostro Paese. Dr. Roberto Bressanello Presidente nazionale Uildm


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