Famiglia
Seguite me, vedrete Napoli dietro il velo
«Fujtevenne», gridava ai napoletani Eduardo De Filippo
Come il cristo velato
La Napoli delle cartoline, delle vaghe simpatie e della napoletanità ha stancato i napoletani. O meglio, ha stancato Carlo Borgomeo, napoletano doc, già presidente della Società per l?imprenditorialità giovanile. Tra i manager più attivi nel dibattito sulle strategie per lo sviluppo del Mezzogiorno, vede Napoli come il ponte tra Nord e Sud del mondo. A patto che metta in rete tutti i suoi saperi. Il simbolo di questa Napoli segreta? Il Cristo velato di Sanmarini. Canova avrebbe dato dieci anni di vita per esserne l?autore, ma pochi lo conoscono. Viaggio nella Napoli per cui il «Fujtevenne!» di De Filippo non vale.
«Fujtevenne», gridava ai napoletani Eduardo De Filippo. Un allarme che hanno ripreso in molti, anche di recente. Ma io un punto di domanda alla fine ce lo metterei. Non dico di arrivare all?altro detto, «Vedi Napoli e poi muori»: quello un po? esagerato lo è, perché insomma, io direi che è meglio vedere Napoli e poi vivere. A Napoli però si pensa sempre con vaga simpatia, scorrendo nella mente qualche rappresentazione oleografica e appiccicando ovunque la ?napoletanità?. E allora Napoli è la foto del Golfo di Napoli con il pino di Posillipo, un pino che è rimasto sulle cartoline per anni anche dopo essere stato abbattuto. Invece Napoli è nascosta oltre l?offerta turistica tradizionale, è nei suoi quartieri e nei suoi centri di cultura, di ricerca e di sapere.
C?è un?opera d?arte che è paradigma di questa identità segreta di Napoli: il Cristo velato di Giuseppe Sanmarino. Sta nella Cappella Sansevero, a Spaccanapoli, ed è un capolavoro assoluto: Canova disse che avrebbe dato dieci anni di vita per essere l?autore di quella scultura. Eppure quanti la conoscono? Ecco, Napoli è così, ha bisogno di essere ricollocata nell?immaginario collettivo della gente.
L?operazione è difficile per i napoletani stessi, che non hanno ben presente quale sia oggi il ruolo di Napoli: nel XVI secolo fu la città più popolosa d?Europa, ed è da lì che ha ereditato la struttura da capitale; poi fu città industriale, con Bagnoli, l?Ilva e le Cotonerie meridionali, a cui noi napoletani ancora guardiamo con nostalgia, perché in quei quartieri-fabbrica c?era una struttura civile compatta. Il ruolo del futuro, per Napoli, è quello di fare da ponte fra Nord e Sud del mondo, anche se l?unico luogo dove già lo si può vedere è nella zona del porto.
Per cogliere quello che Napoli è ed è stata, invece, non c?è come infilarsi in Spaccanapoli. Per la toponomastica ufficiale, in realtà, la vecchia strada greca che va da piazza del Gesù Nuovo fino ai Tribunali ha ben sette nomi. Ma tutti la chiamano così, Spaccanapoli. La strada è un vero e proprio museo a cielo aperto. Fermatevi in piazzetta Nilo, davanti alla statua del dio Nilo, diventata nel XV secolo ?il corpo di Napoli?: ritrovata priva di testa, i putti-rami del fiume Nilo furono scambiati per bambini attaccati al seno della madre, e la statua divenne il simbolo della città-madre che svezza i suoi piccoli. E poi a San Domenico Maggiore e a San Lorenzo Maggiore, gotiche, volute entrambe da Carlo I d?Angiò. La prima conserva i bellissimi affreschi trecenteschi di Pietro Cavallini, allievo di Giotto, nella seconda Boccaccio si innamorò di Fiammetta.
Per chi ama i musei, in città ci sono quello d?arte moderna, quello di scienze naturali, quello di San Martino e tanti altri. Ma la cosa migliore è andare a Posillipo, la zona residenziale di Napoli già fin dall?antichità: nel parco archeologico Pausylipon – aperto solo una decina d?anni fa – si può visitare la lussuosissima Villa di Pollione, villa romana costruita nel I secolo a.C. e divenuta poi proprietà dell?imperatore Augusto.
La tentazione è quella di guidarvi in una Napoli senza mare, come quella raccontata da Vincenzo Marra in Vento di terra, ma la collina di Posillipo è davvero un posto imperdibile. Camminando per le sue strade antiche, di periferia, si cattura lo spirito più proprio della città, fatto di serenità e di calma: quello per cui Posillipo si chiama così, ?pausa del dolore?. Il meglio di Posillipo è racchiuso nel Parco Virgiliano, che sorge su un sistema di terrazze, sulla sommità di Capo Posillipo. I panorami che si possono ammirare sono letteralmente mozzafiato: il golfo di Napoli e quello di Pozzuoli, il Vesuvio, Sorrento, Capri, Nisida, Bagnoli, Capo Miseno, Procida e Ischia. Non vorrete mica fuggire?
Da non perdere
Parco archeologico pausylipon
Un teatro, la villa di Pollione e la grotta di Seiano: una galleria di 770 metri che collega Posillipo a Bagnoli. Panorama mozzafiato sulle bellissime cale del Golfo di Napoli e di Pozzuoli. Visita solo su prenotazione.
tel. 081.2301030
Parco virgiliano
Sulla sommità di Posillipo, è uno dei luoghi più famosi e suggestivi, meta dei viaggi romantici di poeti e viaggiatori già nell?Ottocento. La tradizione lo indica come il luogo di sepoltura del grande poeta Virgilio.
Piazza del municipio
è la porta d?ingresso di Napoli dal lato del mare. Vi si affacciano il Municipio e il Maschio Angioino (1279). Alle sue spalle si estende la città vecchia, dominata dalla Certosa di San Martino.
Cappella sansevero
Costruita nel XVI secolo come ex voto da Cesare Caracciolo, fu ampliata nel 1749 da Raimondo de Sangro, settimo principe di Sansevero. Conserva il Cristo velato, capolavoro di Sanmartino (1753).
www.museosansevero.it
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