Non profit
Segnali di vita dal non profit danese
Frammentato, poco riconosciuto a livello istituzionale. Ma in crescita sul fronte dei numeri e della richiesta di formazione...a cura di, Daniela Verlicchi
di Redazione
E' un quadro contraddittorio quello che emerge dallo studio di Farah Saleem, una ricercatrice della London South Bank University, sul non profit danese. L?analisi realizzata per Acevo (un?associazione che riunisce oltre 2mila leader del non profit europeo) fotografa un settore in crescita, vorace di formazione ma ancora non completamente strutturato, né riconosciuto a livello istituzionale nonostante una lunga tradizione.
Vita: Quante sono le organizzazioni del non profit danese? E quali caratteristiche hanno?
Farah Saleem: In Danimarca ci sono circa 100mila organizzazioni non profit: sono soprattutto charities, attive a livello locale e poco strutturate.
Vita: C?è però qualche segnale di cambiamento nel terzo settore?
Saleem: Il settore è in crescita e, a livello istituzionale, ci si sta accorgendo che potrebbe avere una certa rilevanza sull?economia nazionale. E questo si traduce in una rinnovata domanda di formazione. L?obiettivo è dare strumenti nuovi ai membri dello staff e professionalizzare l?organizzazione.
Vita: C?è un percorso formativo ad hoc per chi vuole lavorare nel non profit?
Saleem: Non esattamente. Alcuni corsi di laurea toccano trasversalmente questi temi. A parte questi, ci sono solo corsi serali e molto pratici sulla gestione di una ong o sul fundraising.
Vita: Quali sono i bisogni formativi più urgenti per i leader del non profit?
Saleem: Richiedono soprattutto corsi di pianificazione strategica. Ma non solo: fundraising, networking e pubbliche relazioni. Il terzo settore danese guarda al futuro e tenta di strutturarsi. I leader pensano già oggi a come organizzare il lavoro nei prossimi dieci anni. E questa è una bella novità.
Vita: Ma ci sono problemi sociali irrisolti, ad esempio l?integrazione degli stranieri. Cosa fa il terzo settore a riguardo?
Saleem: Le leggi sui matrimoni misti sono molto restrittive e ottenere la cittadinanza è un?impresa. Difficile trovare lavoro se hai un passaporto straniero. Il terzo settore? Qualche ong internazionale (come Amnesty o Greenpeace) ha posto il problema ma non mi sembra siano state promosse iniziative in questo campo.
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