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Oppure il Parco nazionale del Vesuvio e tanti Parchi e Riserve regionali, dal Matese ai Picentini, dal Partenio ai Campi Flegrei, dal Taburno-Camposauro a Roccamonfina. Fanno corona a questi pezzi forti, diverse oasi e riserve del WWF, da quella di Persano sul fiume Sele al Bosco di San Silvestro presso la Reggia di Caserta, da quella di Conza a quella di Campolattaro e la Riserva naturale – Oasi WWF del Cratere degli Astroni presso Napoli.
E la Basilicata? L’antica Lucania, terra di selve e foreste, oltre a possedere quasi metà del Parco del Pollino (il parco nazionale più grande) sta soffrendo per le continue aggressioni al Parco nazionale della Val D’Agri da parte dei trapanatori di natura in cerca di petrolio.
Insomma, anche se ai tempi di Carlo Levi Cristo si sarebbe fermato a Eboli, il Regno delle Due Sicilie si presenta al cospetto dell’Unione Europea con un palmarès di tutto rispetto che fa ben sperare – quando tutte le strutture saranno a regime – in un impetuoso rilancio turistico che, come è avvenuto in Abruzzo, sia capace di creare reddito e occupazione in territori ancora lontani dai livelli socio-economici dell’opulento Settentrione.
Tutto sta ad incominciare privilegiando con opere pubbliche che contemplino infrastrutture ferroviarie portuali al posto di quelle autostradali, mettendo in sicurezza i tesori storici e archeologici, sfuggendo alle illusorie sirene di Ponti sullo Stretto e industrie inquinanti e fallimentari.
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