Salute
Sedie scomode e non accessibili nei locali pubblici – vorrei conoscere i sadici che le scelgono
di Noria Nalli
Oggi sono andata in due diversi bar di Torino, la città in cui vivo. Fa caldo e ho scelto di sedermi nel dehors . In entrambi i casi non è stata un’impresa facile. Sembra una battuta scherzosa, ma non è così purtroppo. Le sedie erano scomode e vagamente pericolose, per chi ha anche dei piccoli problemi di deambulazione o di corporatura un po’ più robusta. Lo spazio di seduta era stretto, i braccioli piccoli o inesistenti e il materiale di tavolini e sedie si è rivelato leggerissimo, inadatto ad essere usato come sostegno.
Sono riuscita a sedermi e prendere un caffè, ma il momento del ritorno in cui ho dovuto abbandonare il sedile, non è stato semplicissimo. C’è stato bisogno di fare delle prove di ritorno in piedi e ho dovuto farmi aiutare a tener fermi tavoli e sedie leggeri e scivolosi. Mi sento umiliata e anche leggermente arrabbiata.
Io amo i fumetti ed ho pensato al personaggio di Eta Beta e alla sua capacità di dormire sui pomelli della testiera del letto. Ecco, vorrei dire ai sadici designer che studiano la forma e le caratteristiche delle sedie e agli arredatori dei locali pubblici, che noi non siamo flessibili come Eta Beta. Abbiamo delle esigenze particolari ed è doveroso tenerne conto. Vorrei dire anche che il corpo umano non è snodabile come quello degli eroi dei fumetti.
Forse è una verità troppo dura da accettare, ma i vostri arredi sono brutti e scomodi proprio per tutti!
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