Sostenibilità

Second Life non è ecologico?

Il progetto Second Life non sarebbe in realtà sostenibile ecologicamente. Lo dichiarano Tony Walsh e Nicholas Carr. Ma la vera domanda a questo punto è: e Internet?

di Giulio Leben

Second Life, ovvero la più famosa comunità virtuale tridimensionale online creata nel 2003 dalla società americana Linden Lab, non sarebbe sostenibile. A sostenerlo un semplice ragionamento fatto da Tony Walsh (artista canadese recentemente intervistato da La Stampa) prima, e concluso da Nicholas Carr (già editor della Harvard Business Review) poi.

Partendo dalla dichiarazione di Philip Rosedale, a capo del Linden Lab, i 4000 server necessari per gestire il servizio consumerebbe “un grandissimo quantitativo di energia”. Cosa che ha fatto balenare nella testa di Carr l’idea di fare un semplice calcolo.

Bene, sembra aver detto Nichola Carr, se è vero che ogni giorno su Second Life ci sono una media di 12,500 utenti (in ogni momento della giornata), se è vero che oltre ai 4000 server ci sono altri 12,500 computer (quelli degli utenti) accesi. Se è corretto che un server consuma all’incirca 200 watts e un computer 120 watts. Se aggiungiamo 50 watts per il condizionamento dei server, il calcolo è il seguente:

(4,000 x 250 x 24) + (12,500 x 120 x 24) = 60,000 kilowatt-per ora;

ovvero 4.8 kWh pro capite;

ovvero 1,752 kWh all’anno pro catipe.

A questo punto Nicholas Carr, e insieme a lui tutti i lettori, possono fare un semplicissimo paragone grazie alle stime fatte dal World Resources Institute. “Se limitiamo il confronto con i paesi sviluppati” scrive Carr “dove il consumo energetico pro-capite è di 7,702 kWh all’anno” sembrerebbe che gli utenti – a questo punto per nulla virtuali viste le ricadute energetiche che hanno – consumino meno di un normale cittadino. “Ma se prendiamo in considerazione i paesi in via di sviluppo” avverte sempre Carr “dove il consumo energetico pro-capite annuale è di 1,015 kWh, vediamo che gli utenti consumano di più delle persone reali”.

Se poi ad esempio si considerano gli abitanti del Brasile (consumo energetico procapite per anno: 1,884 kWh) è possibile concludere che gli avatar, cioè gli utenti vituali, creati da utenti reali di Second Life, consumano tanto quanto gli abitanti in carne e ossa del Brasile. Come a dire: Second Life consuma in media quanto il Brasile.

A tutto ciò vanno aggiunte le analisi che Dave Douglas del Sun fa sulle emissioni di CO2. Seguendo il ragionamento di Carr, dice Douglas, se ne deduce che ogni utente immette una quantità pari a 1.17 tonnellate di CO2 ogni anno, l’equivalente del consumo di un SUV guidato per 3.701 chilometri.

L’analisi non fa una grinza – come si suol dire – se non fosse che il tutto va inquadrato nel consumo energetico globale che le nuove tecnologie, siano esse a sostegno di Second Life o di un qualsiasi altro MySpace o Google, necessitano. Come testimonia per esempio la semplice analisi che fa ecoIron. In questo caso il semplice cambiamento di colore della pagina web ridurrebbe il consumo energetico, tanto che l’analista ha provato a calcolare su Google, quale sarebbe il risparmio energetico se Google fosse nero, invece che bianco.

Quindi la vera domanda da porsi è: fino a che punto Internet è sostenibile?


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