Welfare
Se si tornasse a parlare di cose reali
L'editoriale / Due questioni elementari, la casa e la scuola. Che sono la base della vita di un paese normale
Avevamo fatto un sogno a Ferragosto. Di arrivare alla ripresa e di trovarci, davanti, come per magia, un paese liberato. Liberato da cosa? Dalle ragnatele con cui la politica lo tiene imbrigliato. Dalle chiacchiere con cui lo inebetisce. Un paese in cui non si parlasse più delle infinite beghe sulla leadership di un polo, o delle nevrosi che attraversano il fronte opposto, nonostante un buon vento spiri. Un paese un po? normale in cui la realtà avesse la preminenza sulle sceneggiate del potere. Se quel sogno si fosse realizzato, di cosa parlerebbe oggi l?Italia? Quali sarebbero i titoli di testa dei giornali? Di quali problemi chiederemmo di occuparsi al politico inatteso che ha preso il posto dei due candidati decennali e inamovibili? A naso, ne lanciamo due: La casa e la scuola. Due questioni elementari, ma che sono la base della vita di un paese normale.
La casa. A Parigi, lo sappiamo, è scoppiato l?inferno. E il clamore ha scoperchiato le dimensioni di un problema che ben al di là della drammatica condizione degli immigrati africani. Si è scoperto che nel cuore del mondo occidentale, un bisogno primario come quello è un?utopia per centinaia di migliaia di persone. In Italia la situazione non è molto diversa. Il 70% degli immigrati vivono in edifici del tutto inadeguati. In molti vivono in condizioni che stanno sotto i parametri fissati dalle Nazioni unite per i campi profughi. Ma il problema non riguarda soltanto loro. Se alziamo appena di un poco lo sguardo, troviamo migliaia di giovani che continuano a procrastinare la l?inizio della loro vita adulta perché non hanno la condizione base: un alloggio in cui andare a vivere e fare famiglia. Il mercato immobiliare, paradossalmente, in questi anni a creato immense ricchezze, ma non ha creato case? Se bisogna chiamare le cose con il loro nome, questa è una vera emergenza, rilevata da chi ha ancora antenne nel sociale. Come le due fondazioni ex bancarie che hanno deciso di lanciare un progetto di housing fra le loro priorità nel prossimo anno (vedi articolo al pagina 18).
La scuola. Siamo alla vigilia di un nuovo anno. In teoria dovrebbe essere un anno importante e molto delicato. Infatti si dovrà prendere una decisione su quel pezzo di riforma che è ancora a metà del guado, quella della secondaria superiore. Sono stati approvati pezzetti di quella riforma (i decreti sul diritto-dovere, che ha preso il posto dell?obbligo scolastico, l?alternanza scuola-lavoro ed, in prima lettura, lo schema generale di riordino nel quale si introduce un sistema di natura liceale ed uno della formazione tecnico-professionale); ma il nuovo sistema così non può decollare. Il dibattito sulla Moratti aveva diviso e infiammato gli animi. Oggi sembra caduto nel dimenticatoio, anche perché il braccio di ferro tra stato e regioni (dove non ci sono i bizantinismi della politica ci sono quelli delle istituzioni?) hanno scoraggiato persino le più decise velleità polemiche. Ma come si può lasciare un organismo così delicato e decisivo per la vita di un paese in questa situazione di straordinaria incertezza? Come non sentire la necessità di lasciare da parte le chiacchiere e di dare una scuola certa a chi, per esempio, da gennaio, uscendo dalle medie ?riformate? dovrebbe scegliere il suo futuro avendo davanti una secondaria messa al passo?
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