Non profit

Se scoprissimo il gusto degli altri

Siamo più avanti delle leggi nazionali, dei regolamenti regionali provinciali e comunali, siamo pronti/e a nuove possibilità di vita in comune, ma abbiamo bisogno di nuove leggi

di Riccardo Bonacina

Stranieri? Immigrati? Migranti? Nuovi italiani? Italiani? Noi sappiamo solo che: ci piace conoscerci e stare assieme, come amici, amiche, colleghi/e di lavoro, genitori di figli che vanno nelle stesse scuole o figli di genitori che vanno nelle stesse strade; ci piace lavorare o cercare lavoro scambiando informazioni e cercando di dare valore alle nostre diverse capacità e culture, nel riconoscimento e rispetto reciproco. Ci piace imparare l?italiano o parlare un po? francese, inglese, spagnolo o ascoltare il wolof , l?albanese, il cinese, il filippino, l?arabo e tante altre lingue; ci piace leggere poesie e racconti italiani, guatemaltechi, polacchi, senegalesi, cingalesi; ci piace provare cibi nuovi e inventare nuove ricette mescolate; ci piace vestirci di stoffe, colori, abiti diversi, anche poco costosi; ci piace ascoltare e ballare assieme il walzer, il mambo, la salsa, il salto kurdo, il rock e il rap; ci piace vivere accanto e a volte anche stare proprio assieme, innamorarci, amarci, creare famiglie di tutti i tipi, avere un po? di fiducia nel futuro anche qui in Italia. Siamo curiosi gli uni degli altri, le une delle altre e vorremmo vivere meglio assieme per diventare migliori, più ricchi dentro e meno poveri fuori. Siamo contro il razzismo, oltre la tolleranza, l?accoglienza, l?integrazione, siamo nella stessa vita, nello stesso paese, nello stesso continente, nella stessa storia, anche se di origini, di età, di generi, di gusti, di idee, di fedi diverse. Siamo più avanti delle leggi nazionali, dei regolamenti regionali provinciali e comunali, siamo pronti/e a nuove possibilità di vita in comune, ma abbiamo bisogno di nuove leggi, di nuove regole, di nuovi spazi e luoghi dove incontrarci, conoscerci meglio, collaborare di più, e anche divertirci. Stiamo vivendo in città e paesi dove invece rischiano di crescere la distanza, la differenza, la paura, la diffidenza, la violenza, la vendetta reciproche, ma dove stanno crescendo altrettante esperienze di relazioni positive e feconde. Sono proprio le città, le migliaia di comuni italiani, dove abitiamo, lavoriamo, ci spostiamo, ci incontriamo, che dovrebbero favorire la convivenza, la condivisione, la comunicazione, la cooperazione, per una cittadinanza reale, locale e globale al tempo. Vorremmo allora che nascessero in tutta Italia case e centri pubblici per le culture del mondo, dove permettere alle comunità straniere di incontrarsi e di conoscersi fra loro e dove chiunque, di qualsiasi origine italiana, straniera o meticcia, potesse trascorrere liberamente, piacevolmente e utilmente ore della propria giornata. Vorremmo anche scuole più aperte, che favorissero di più gli scambi di culture e di vita, vorremmo più iniziative pubbliche e private che dessero valore alla diversità, come fonte di nuove energie e non solo di timori e problemi. seguono 28 firme di diverse nazionalità Di questi tempi, la lettera di cui pubblico ampi stralci mi ha davvero commosso, con le sue firme multietniche. Mi ha fatto tornare in mente un bel film francese intitolato: Il gusto degli altri.


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