Mondo

Se scioperano gli angeli

Racconto Lo scrittore Enzo Fontana immagina come sarebbero le città senza i volontari: un inferno dantesco

di Enzo Fontana

In un famoso libro, La Macchina del tempo, il protagonista viene trasportato in un mondo futuro dove scopre le magnifiche sorti progressive dell’umanità. Nel sottosuolo abitano i Morloch, umanoidi regrediti al cannibalismo, e in superficie vegetano gli Eloi, simili ad angeli spennati, talmente vegetariani che nelle vene non corre loro il sangue, ma la linfa. Gli Eloi forniscono se stessi come cibo ai Morloch. Tra gli Eloi, che vagano per i prati come bovini, o se ne stanno mollemente adagiati sulle rive di un bel fiumicello, il protagonista del romanzo vede una giovane che sta annegando: nessuno sì muove, a nessuno interessa, se non a lui, l’unico essere umano presente, che sì getta a salvarla Forse le nostre città si ridurrebbero in questo modo, e la gente si perderebbe nella più generale indifferenza, se non ci fossero quelli disposti a rischiare del proprio per gli altri, a gettarsi in un fiume di guai, a mettere il morso ai propri egoismi naturali, senza per questo sentirsi dei santi o degli eroi, ma fondamentalmente dei poveri cristi fra poveri cristi. E’ troppo facile e a volte persino ipocrita auspicare la giustizia sociale (quale? anche i nazionalsocialisti credevano di essere nel giusto!) senza volersi sporcare le mani, o amare l’umanità in astratto (virtù somma degli intellettuali, specie quelli di sinistra).
L’anima del volontariato è altro da questo, e ciò che giustifica la nostra esistenza agli occhi del cielo. Senza quest’anima gli istinti peggiori dominerebbero incontrastati, in un generale imbarbarimento della vita nelle nostre città. La violenza aumenterebbe a dismisura. I ricchi vivrebbero in oasi sempre più blindate, e le lamentazioni dei benestanti, delle classi medie si alzerebbero al cielo, dove, per altro, nessuno le starebbe ad ascoltare. Queste categorie sociali rimpiangerebbero l’oggi come un’età dell’oro, altro che microcriminalità dilagante (ma che paghino le tasse, questi bottegai, questi professionisti, questi dentisti, questi avvocati ecc., altro che starnazzare di essere quasi tutti vittime del pizzo e degli usurai!). Se non ci fosse il volontariato a medicare le piaghe, a dimostrare che a questo mondo c’è anche tanta gente degna, il risentimento e l’odio degli emarginati crescerebbero come le faine in tempo di carestia, purtroppo a divorare soprattutto se stessi, non certo a favorire una qualche rivoluzione sociale. Quanto sia debole la solidarietà tra i disperati è sotto gli occhi di tutti: poveracci che sfruttano altri poveracci, soprattutto i più deboli, le donne sui marciapiedi, i bambini a chiedere l’elemosina.) Senza una concezione della vita fondata sulla solidarietà, e soprattutto in assenza di una pratica conseguente a questa idea, la vita quotidiana nelle nostre città sarebbe molto ma molto più vuota e degradata di quanto non sia oggi. Verrebbero moltiplicate le galere, per togliere dalle strade legioni di emarginati, di tossici, di matti, di poveri. Ma legioni di sbirri e filo spinato attorno ai ghetti non basterebbero a far dormire sonni tranquilli alle anime belle. Si innalzerebbe l’indice di gradimento della pena di morte, e qualcuno proporrebbe la ricetta di Enrico VIII d’Inghilterra, il quale, considerato che nel suo regno c’erano troppi vagabondi, ne fece impiccare decine di migliaia. Se il poco onorevole Fini già ripropone i lavori forzati (dopo aver passato gli anni della sua balda giovinezza a raccogliere firme a favore della pena di morte), altri della stessa razza concorderebbero che il nazismo in principio forse non fu proprio male, quando propose e a suo modo praticò la soppressione dei manicomi. Insomma, senza il volontariato la follia e la paura crescerebbero a dismisura. Possiamo farcene un’idea considerando le metropoli degli Stati Uniti, dove si può crepare agli angoli delle strade più affollate senza che nessuno si fermi, se non qualcuno dell’Esercito della Salvezza, dove milioni di onesti cittadini si offrirebbero volontari per poter provare l’emozione di un boia.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.