Welfare

Se qualcuno mente lo scopriremo

Carlo Taormina, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio Alpi, promette: "La verità verrà fuori".

di Ettore Colombo

L?avvocato Carlo Taormina, ex sottosegretario alla Giustizia e parlamentare di Forza Italia, storico bau bau della sinistra (ma di recente anche della destra, come dimostra il suo scontro con An sulla proposta di legge per la grazia a Sofri) è particolarmente contento che qualcuno lo intervisti sulla commissione parlamentare d?inchiesta che indaga sulla morte di Ilaria Alpi e al vertice della quale è stato nominato. “Mi cercano tutti i giorni per chiedermi di giustizia, giudici e avvocati”, dice, “ma nessun giornale mi chiama mai per chiedermi del caso Ilaria Alpi”. Vita l?ha fatto.
Vita: La sua nomina a presidente ha suscitato polemiche, ma oggi anche l?opposizione le riconosce una conduzione imparziale. Il clima è buono, dunque?
Taormina: Il clima in commissione è di assoluta collaborazione. Il nostro unico obiettivo deve essere la ricerca della verità a ogni costo, senza divisioni politiche o partitiche.
Vita: Dieci anni di misteri circondano la morte di Ilaria Alpi. Lei che opinione s?è fatto?
Taormina: Non ho e non posso avere opinioni. Sarebbe un gravissimo errore d?impostazione guidare la commissione sulla base di idee preconcette. Già dalle prime battute, comunque, il lavoro sta andando avanti in maniera intensa: da un lato vogliamo che si conoscano bene i fatti per come si sono verificati, e per questo abbiamo affidato una superperizia all?Istituto di medicina legale dell?università Cattolica di Roma; dall?altro stiamo analizzando quello che può essere successo in questi dieci anni guardando soprattutto ai momenti dell?inchiesta in cui si realizzano delle anomalie per capire se vi sono state realmente e poi se dipendono da negligenza, imperizia o da intenzionalità. E di anomalie ce ne sono molte.
Vita: Quali in particolare?
Taormina: La cosa che colpisce di più è che sul corpo di Ilaria Alpi non sia stata praticata l?autopsia, diversamente da quello che è stato fatto con Miran Hrovatin, e il fatto che l?ispezione del corpo della Alpi in Italia abbia potuto determinare la confusione sul proiettile che l?ha uccisa, se cioè la morte sia avvenuta per l?esplosione di un colpo a contatto (particolare che sarebbe poi stato smentito da tutto il resto dell?indagine) o per un colpo di kalashnikov sparato a distanza. Se dovessimo accertare che si trattava di un colpo a contatto sparato da arma corta, contrariamente alla convinzione che ha guidato tutta l?inchiesta, allora dovremmo stabilire perché è potuta avvenire una cosa simile. Nessuna delle perizie effettuate, di cui cinque sostengono il colpo a contatto, mentre la sesta (quella fatta dalla Corte di primo grado di Roma, la cosiddetta superperizia) sostiene che il colpo fatale è quello di un kalashnikov, ha mai operato la riesumazione cadaverica. Noi la faremo. Dobbiamo accertare tre cose: chi ha ucciso Ilaria Alpi, chi è il mandante e qual è la causa della sua morte. E perché le istituzioni non hanno accertato, hanno depistato o non hanno scoperto.
Vita: Come giudica il lavoro della procura di Roma?
Taormina: Abbiamo appena completato le audizioni dei magistrati romani: quelle di Salvatore Vecchione e in parte quelle di Franco Ionta le abbiamo secretate, mentre quelle di Giuseppe Pititto sono pubbliche. Allo stato, comunque, posso dire che sono emerse valutazioni inconciliabili nelle dichiarazioni di questi magistrati, ma non possiamo ancora stabilire chi ha ragione e chi no. Faremo ulteriori accertamenti. È importante capire perché a Pititto fu sottratta l?indagine da Vecchione. Questi sostiene di averlo fatto perché la conduzione delle indagini di Pititto non era in sintonia con quella dell?altro titolare dell?inchiesta, Andrea De Gasperis, ma Pititto afferma che lui era titolare dell?inchiesta in maniera esclusiva, con l?accordo specifico che non dovesse rendere conto a nessuno, e che De Gasperis rimaneva in delega. L?avocazione dell?inchiesta da parte di Vecchione, motivata sulla base di contrasti interni tra i due magistrati, perciò, non reggerebbe. Due grandi momenti di accertamento ci attendono, dunque: la rivelazione cadaverica sbagliata e il lavoro di Pititto che aveva già provveduto all?incriminazione del sultano di Bosaso e a far venire a Roma i due testimoni oculari dell?omicidio, bloccati in aeroporto.
Vita: Personaggi ambigui di questa vicenda, il sultano di Bosaso, i servizi…
Taormina: I segnali sono molteplici e vengono da tutte le parti. Allo stato attuale non posso dire altro. Anche il ruolo dei servizi è uno dei capitoli che dobbiamo aprire: approfondiremo il ruolo sia del Sismi che del Sisde. Tutte piste che percorreremo sia in Italia sia in Somalia. Si è sempre detto che era impossibile fare indagini in Somalia a causa del caos politico che vi regnava. Beh, non è vero: le indagini in quel Paese non sono mai state fatte ma si potevano fare. E noi vi andremo presto.
Vita: Piste possibili: traffico d?armi, traffico di rifiuti tossici o tutte e due?
Taormina: C?è anche un altro filone d?inchiesta, quello dei bond provenienti dalla Repubblica di Weimar, titoli per un valore immenso poi riconosciuti dallo Stato tedesco, il cui centro di traffico, smercio e smistamento era proprio la Somalia. Come nell?affare Telekom Serbia, i titoli di cui stiamo parlando avevano la funzione di poter essere esibiti tramite le banche come una garanzia: può essere una truffa o realtà. La Germania paga ancora, per quei titoli: nell?inchiesta se ne parla. Una pista emersa più volte e che nessuno finora ha coltivato. Di certo Ilaria Alpi aveva fatto una grossa scoperta di cui non voleva parlare con nessuno. Ed è un fatto che, da parte somala, si è ritenuto che fosse venuta a conoscenza di qualcosa che non doveva sapere. Non dimentichi che, per tradizione, le donne in Somalia non vengono non solo uccise, ma nemmeno toccate. Se Ilaria Alpi è stata uccisa doveva aver scoperto davvero qualcosa di molto grave. Comunque, penso che quello che stiamo facendo finora non l?ha fatto nessuno. Se abbiamo un buon metodo investigativo e d?intelligence, come credo, se non viene fuori la verità adesso non viene fuori più.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.