Che rabbia! Verrebbe voglia di urlare, di andare davanti al Parlamento, davanti ai ministeri competenti, da Flick, dalla Turco, dalla Finocchiaro. Verrebbe voglia di sbattere in faccia ad ogni parlamentare i numeri del nostro settimanale, le lettere dal carcere che riceviamo e che ogni settimana pubblichiamo. È possibile che occorrano i morti per cambiare davvero? Ogni riforma deve avere i suoi martiri?
E poi ci dicono che l?Italia deve essere un Paese normale. Lunedì scorso, a dispetto delle riforme annunciate e degli impegni assunti da più di un ministro e da più di un capogruppo parlamentare, nel carcere di Bellizzi Irpino Silavana Giordano, ventisei anni, tossica, arrestata per piccoli furti e rapine connesse all?uso di stupefacenti e detenuta con una pena inferiore ai quattro anni, si è impiccata davanti a Gennarino, il suo piccolissimo bimbo di due anni. Esattamente tre settimane fa (Vita n. 19) avevamo titolato la nostra prima pagina ?Mai più bimbi in galera? e in un servizio che ricordava come fossero ancora 56 i minori di tre anni a vivere e crescere (sic!) dietro le sbarre, applaudivamo alla decisa affermazione di Alessandro Margara, direttore generale degli Istituti di pena, «I bambini non andranno più in carcere», e segnalavamo come giaceva da troppo tempo in Parlamento un disegno di legge governativo che prevede la ?detenzione domiciliare speciale? per detenute mamme.
A chi, anche tra i colleghi giornalisti, si domanda oggi ?perché??, riproponiamo la sintesi della lettera che una detenuta mamma, Marzia Belloli, ci ha scritto e che avevamo pubblicato come nostro editoriale nel n. 19. «Ogni giorno che passa è dolore, è disperazione che aumenta. È quotidiana sofferenza che cresce. Facciamo soffrire bambini innocenti. Loro, proprio loro: le Giulie, le Ramone, le Caroline, i Giorgio e i Sergio. Tutti sono d?accordo che i bambini non dovrebbero stare in carcere. Verissimo: starebbero meglio fuori, ma con le mamme. E anche questo bisogna farlo al più presto, subito. Non tutti capiscono che il vero problema non è dentro o fuori. Un bambino, ha bisogno dei suoi genitori: questo è il problema di fondo.
Noi stiamo rubando a Carolina la gioia e l?innocenza dei suoi piccoli anni. Il progetto di legge rappresenta un vero passo avanti e una svolta coraggiosa, ma purtroppo i tempi delle leggi non si accordano con i tempi reali, con i tempi della vita. I mesi che passano così, vuoti di prospettive, senza che la discussione della legge si avvii, per noi sono mesi fatti di giorni sempre più pesanti.
Sono mesi fatti dai perché di un bambino che non può capire le cose dei grandi». ?
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